Sudare (簾 o すだ れ)[1] è il nome attribuito a svariati modelli di schermi o pannelli divisori tipici dell'architettura giapponese.
I sudare sono i tradizionali divisori realizzati con bacchette orizzontali di bambù o altri legni flessibili, vengono intrecciati tra loro con spaghi e/o fili colorati. Essi possono essere arrotolati e/o piegati, se smontabili vengono montati in primavera e rimossi in autunno. Servono principalmente a proteggere gli edifici dalla luce solare, dalla pioggia e dagli insetti, anche se alcuni hanno funzioni diverse e sono particolarmente decorativi.
La descrizione minuziosa del sudare è stata fatta per la prima volta nell'opera Genji monogatari[2] del periodo Heian[3], nella quale se ne definiscono sia l'aspetto che le funzioni. Questi divisori venivano utilizzati come accessori fondamentali nel cerimoniale colloquiale tra i cortigiani di sesso opposto non imparentati tra loro. Durante il periodo Heian, infatti, alle donne di corte era severamente vietato parlare con uomini al di fuori della stretta cerchia familiare. Così l'intrattenere conversazioni separati dai sudare divenne pratica molto diffusa. La nobildonna sedeva nascosta dallo schermo e poteva vedere il proprio interlocutore, mentre l'uomo poteva ascoltarla ed intravedeva le maniche del suo jūnihitoe. Solo con il consenso della donna, poi, avrebbero potuto avvicinarsi. Il rituale era rigidamente dettato dalle usanze[4], per cui qualunque comportamento inopportuno avrebbe danneggiato la reputazione della donna.
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