Le mappe di Dieppeː si tratta di un insieme di carte geografiche mondiali, realizzate in Francia nel Cinquecento e che mostrano un'enorme distesa di terra tra l'Indonesia e l'Antardide. Questo territorio è identificato come Giava la Grande e riporta dei toponimi in francese e portoghese in quelle che, secondo alcune interpretazioni, corrisponderebbero alle coste australiane.
La presenza di colonie portoghesi nel sud-est asiatico già nel 1513-1516, specialmente nel Timor portoghese (distante appena 650 km dall'Australia), sembrerebbe avvalorare l'ipotesi che dei portoghesi si siano spinti fino all'Australia.[6][7][8]
Nel corso degli anni, lungo le coste australiane, sono stati rinvenuti dei reperti talvolta attribuiti a manifattura portoghese, ma spesso risultati di origine asiatica.
Sembra che anche alcuni esploratori francesi[9] o spagnoli[10] potrebbero esservi giunti prima di Janszoon, così come anche navigatori cinesi[11][12] o addirittura fenici[13] potrebbero aver visitato il continente per primi.
Benché lo scozzese Alexander Dalrymple fu il primo a parlarne nel 1786,[14] questa teoria prese maggiormente piede grazie a Richard Henry Major, il custode delle mappe del British Museum che nel 1859 si prodigò nell'argomentare una probabile scoperta dell'Australia antecedente a quella degli olandesi.[15]
Un gruppo di mappe francesi cinquecentesche (le già menzionate mappe di Dieppe) costituirono la sua prova principale a sostegno della teoria, anche se gli storici moderni sono largamente d'accordo nel considerare fallaci i ragionamenti a ritroso di Major, sostenendo che spesso alcune delle sue elucubrazioni fossero frutto di esagerazioni.[16][17]
Ad ogni modo, nel 1861 Major annunciò di aver scoperto una mappa di Manuel Godinho de Erédia,[18] e che tale opera costituisse un ulteriore indizio di una prima visita dei portoghesi in Australia, possibilmente databile attorno al 1601.[19] Un'assunzione plausibile considerando che la mappa risale a prima del 1630.[20] Esaminando gli appunti di Eredia, Major si rese conto che il viaggio che l'esploratore aveva programmato a sud di Sumba in Indonesia non aveva mai avuto luogo. Major, tuttavia, ritirò la sua pubblicazione nel 1873, ma ormai era già stato ampiamente screditato dai colleghi e la sua reputazione ne risentì.[21]
L'interpretazione di Major fu esaminata criticamente dallo storico portoghese Joaquim Pedro de Oliveira Martins, il quale concluse che né la mappa del 1521 di Antoine de La Sale[22] né quella raffigurante Giava la Grande (nelle mappe di Dieppe) costituivano una prova della scoperta dell'Australia da parte dei portoghesi. Secondo lui, l'enorme territorio rappresentato sembrerebbe, invece, costituire un abbozzo dell'insieme di isole dell'arcipelago Sonda, situato oltre Giava e già in parte visitato dai portoghesi, che avrebbero quindi dedotto altre informazioni da uomini nativi del posto, senza però fare visita alle isole e quindi prendere poi le coordinate per disegnarle su una mappa.[23]
Nel 1895 George Collingridge redasse l'opera The Discovery of Australia nel tentativo di descrivere minuziosamente tutti gli sbarchi europei in Oceania fino all'arrivo del britannico James Cook, rifacendosi nuovamente alla teoria dell'esplorazione portoghese suffragata dalle mappe di Dieppe. Essendo fluente in portoghese e spagnolo, Collingridge fu attratto dall'ipotesi di un'effettiva prima visita da parte dei portoghesi, specialmente dopo aver visto delle mappe acquistate di recente nelle biblioteche di Melbourne, Adelaide e Sydney.[24] Nel suo libro sono stati individuati diversi errori, anche se va detto che si trattò comunque di un grande contributo alla storiografia australiana.[25][26]
La teoria di Collingridge non fece presa sul pubblico, soprattutto dopo le critiche mosse da Arnold Wood, Ernest Scott e Edward Haewood. Quest'ultimo, nel 1899, notò come "l'aver disegnato una terra sconfinata in un'area che comprende ben più del territorio australiano" non costituisse alcuna prova di colonializzazione europea.[27]
Il perno centrale di questa teoria fa riferimento all'insieme di mappe realizzate dalla scuola normanna di Dieppe, in cui è raffigurata una vasta terra definita Giava la Grande (in originale, Java la Grande) e da molti attribuita all'Australia. Nel 1982 Kenneth McIntyre descrisse le mappe di Dieppe come "la sola prova della scoperta dell'Australia orientale da parte dei portoghesi". Egli enfatizzò molto questo aspetto citando alcuni reperti archeologici o altri indizi, tra cui la Mahogany Ship (una nave realizzata con legno di mogano") e le chiavi di Geelong, più volte ricondotti a passate esplorazioni europee.[28][29]
In quegli anni altri studiosi (tra cui Peter Trickett[30]) si interessarono all'argomento, adottando il medesimo approccio di McIntyre, ovvero focalizzandosi principalmente sul mistero di Giava la Grande. Non mancarono, tuttavia, le critiche di altri accademici.
W.A.R. Richardson sostiene che Giava la Grande, così come viene dipinta sulle mappe di Dieppe, sia almeno in parte basata sui racconti che gli esploratori portoghesi ascoltarono da alcuni esponenti di popolazioni locali e che, al giorno d'oggi, è azzardato concludere che si trattasse proprio dell'Australia, in quanto questi registri ed altri appunti di storia portoghese sono andati perduti nei secoli.[31] Secondo altre interpretazioni, infatti, la collocazione di Giava la Grande potrebbe essere errata perché all'epoca non si disponeva di tecniche e strumentazioni adeguate per determinare con esattezza le coordinate geografiche di un punto.
Negli anni settanta, il matematico Ian McKiggan sviluppò una teoria proprio su quest'ultimo argomento, al fine di spiegare le discrepanze tra le mappe dell'epoca e la cartografia contemporanea.[32] Secondo altri autori, come Lawrence Fitzgerald e Peter Trickett, gli errori nelle mappe di Dieppe sarebbero dovuti al fatto che i cartografi normanni si basarono su delle carte nautiche portoghesi (oggi perdute) e, poiché all'epoca la conoscenza dell'Oceania era ancora limitata, tali cartografi si sbagliarono nel disegnare correttamente le fasce costiere australiane, dovendo poi ritoccarle per allinearle meglio al resto delle cartine.[33][34] Comunque sia, è possibile che gli scritti di Pedro Nunes, un cosmografo portoghese, dimostrino che le mappe di Dieppe siano distorte a causa di errori nel calcolo della longitudine.[35]
Nel 1988 Helen Wallis, custode delle mappe del British Museum, sostenne che la scoperta dell'Australia si deve attribuire ai portoghesi, che vi sbarcarono circa settant'anni prima rispetto agli olandesi.[36] Un viaggio di cui si sa poco e la cui notizia potrebbe essere giunta ai cartografi di Dieppe tramite degli esploratori francesi guidati da Jean Parmentier e sopravvissuti ad un viaggio in Sumatra verso il 1529-1530.[37]
Secondo McIntyre, i resti una caravella di Cristóvão de Mendonça sarebbero stati scoperti nel 1836 da un gruppo di balenieri naufragati su una spiaggia vicino a Port Fairy.[38] L'imbarcazione era in legno di mogano, da cui il nome, ma nonostante gli sforzi (iniziati nel 1880) non si è mai riusciti a rinvenire tale relitto.[39] Eppure, tra il 1836 e il 1880, quaranta persone dissero di aver visto, da quelle parti, un relitto "antico" o "spagnolo". Di qualunque cosa si trattasse, la sua origine è stata più volte messa in discussione.[40][41]
Nel 1847 presso Limeburners Point, nella cittadina di Geelong (Victoria), il geologo amatoriale Charles La Trobe stava esaminando delle conchiglie e altri depositi marini riaffiorati in superficie durante degli scavi legati alla produzione di calce, quando si imbatté in cinque chiavi di aspetto antico. Secondo La Trobe quelle chiavi erano finite sulla spiaggia almeno 100-150 anni prima, mentre secondo McIntyre si tratterebbero di chiavi lasciate lì da marinai di Mendonça. Come per la nave di mogano, anche queste chiavi sono andate perse per cui non è più possibile stabilirne l'origine.
Ad ogni modo, secondo un'interpretazione recente quelle chiavi non potrebbero risalire al Cinquecento o Seicento. Il geologo Edmund Gill e lo storico Peter Alsop riportano che una perizia ottocentesca di Limeburners Point aveva dimostrato che gli strati di fango e conchiglie presso la spiaggia risaligono a soli 2500-3000 anni fa, lasciando intendere che se quelle chiavi erano riaffiorate dopo uno scavo, non potevano esservisi ritrovate tanti secoli addietro ma semplicemente vi furono gettate (o smarrite) da qualche abitante del posto o da uno dei lavoratori stessi.[42]
Nel gennaio del 2014, una galleria di New York mise in vendita un manoscritto portoghese del Cinquecento che attirò molta attenzione. In una pagina si possono vedere delle marginalia, cioè dei piccoli disegni raffiguranti un canguro o un wallaby da una parte e un uomo con abiti tribali da un'altra. Secondo molti si tratterebbe di un'ulteriore prova a sostegno del fatto che nel Cinquecento i portoghesi erano già a conoscenza dell'Australia.[43][44][45][46] Secondo Peter Pridmore, tuttavia, l'animale raffigurato sarebbe un oritteropo, di origini africane così come africano sarebbe l'uomo raffigurato con vesti tribali.[47]
^ Alistair Tweeddale, More about maps (PDF), in The Skeptic, vol. 20, n. 3, Roseville, Australia, Australian Skeptics, 2000, pp. 58–62, ISSN 0726-9897 (WC · ACNP). URL consultato il 15 febbraio 2021.
^Ipotesi formulata da Allan Robinson nel suo libro In Australia, Treasure is not for the Finder (1980); si veda anche Henderson, James A., Phantoms of the Tryall, Perth, St. George Books, 1993, ISBN978-0-86778-053-6.
^Alexander Dalrymple in 1786, in Memoir Concerning the Chagos and Adjacent Islands, cited in McIntyre (1977), p. 327+
^Richardson, W. A. R. (2006) Was Australia Charted before 1606? The Jave La Grande Inscriptions National Library of Australia. p. 42-43. ISBN 0-642-27642-0
^Una copia si trova presso la National Library of Australia. North Western Australia – cartographic material: Manoel Godinho de Heredia. 1601–1610. MAP RM3864. [1]
^R.H. Major, Archaeologica, vol. XXXVIII, p.459, 1861. Fonte citata in K. McIntyre (1977), p.362. Sulla mappa si legge: "Nuca/Antara scoperta nel 1601 da Manuel Godinho de Erédia." Tuttavia, la mappa identifica anche terre scoperte e nominate senza dubbio dagli olandesi "Endracht ou Cõcordia", così chiamata in riferimento alla nave di Dirk Hartog, la Eendracht, del 1616.
^J. P. de Oliveira Martins, «Godinho de Eredia», Portugal nos Mares: Ensaios de Critica, Historia e Geographia, Lisboa, Bertrand, 1889 (repr. Parceria Antonio Maria Pereira, 1924), Vol.I, pp. 182–242.
^Edward Heawood, "Was Australia Discovered in the Sixteenth Century?", The Geographical Journal, Vol. 14, No. 4, October 1899, pp. 421–426.
^McIntyre, K (1982) "Early European Exploration of Australia" in Proceedings of the First Australian Symposium on the Mahogany Ship. (Ed. Goodwin, R) p. 11. Warrnambool Institute of Advanced Education ISBN 0-9599121-9-3
^Trickett, P. (2007)Beyond Capricorn. How Portuguese adventurers discovered and mapped Australia and New Zealand 250 years before Captain Cook East St. Publications. Adelaide. ISBN 978-0-9751145-9-9
^Vedi W.A.R. Richardson, "Jave La Grande: Latitude and Longitude Versus Toponomy" in Journal of Australia Studies, Vol. 18, 1986. pp. 74–91 and McKiggan, I., "Jave La Grande, An Apologia" in Journal of Australia Studies, Vol. 19, 1986 pp. 96–101
^ A Ariel, Navigating with Kenneth McIntyre: a professional critique, in The Great Circle, vol. 6, n. 2, 1984, pp. 135–139.
^Pearson, M. Great Southern Land; The Maritime Exploration of Terra Australis Australian Government Department of Environment and Heritage, 2005. ISBN 0-642-55185-5
^McIntyre, K.G. (1994) "Great Questions of Our Time Series; Who Discovered Australia ? – The Portuguese Definitely" The Age, 26 January 1994
^Helen Wallis, John Rotz: His Life and Times", The Maps and Text of the Boke of Idrography presented by Jean Rotz to Henry VIII, Oxford, Roxburghe Club, 1981, Part I, p. 66; idem, "Did the Portuguese discover Australia? The Map Evidence", Technical papers of the 12th Conference of the International Cartographic Association, Perth, Australia, Perth, W.A., 12th ICA Conference Committee, 1984, vol.II, pp. 203–20; e idem, "The Dieppe Maps—the first representation of Australia?", The Globe, No.17, 1982, pp. 25–50.
^Helen Wallis, "Java la Grande: the Enigma of the Dieppe Maps", in Glyndwr Williams and Alan Frost (eds.), Terra Australis to Australia, Melbourne, Oxford University Press, 1988, pp. 39–81, p. 76.
^McKiggan, I. "Creation of a Legend" in The Mahogany ship. Relic or Legend? Proceedings of the Second Australian Symposium on the Mahogany Ship (Ed. Potter, B). p.61 Warrnambool Institute Press, 1992, ISBN 0-949759-09-0
^Nixon, Bob. "A Fresh Perspective on the Mahogany Ship" in The Skeptic, Vol 21, No. 1 2001 pp. 31–36 Archived copy (PDF), su skeptics.com.au. URL consultato il 27 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2007).
^Murray Johns (2005)The Mahogany Ship: Re-examining the Evidence. 3^a conferenza sulla nave di mogano, Warrnambool, 2005 Archived copy, su mwjohns.com. URL consultato il 9 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2010).
^Gill, E (1987). "On the McKiggan Theory of the Geelong Keys" in The Mahogany Ship, Relic or Legend, Proceedings of the Second Australian Symposium on the Mahogany Ship, Potter, E. (Ed). Warrnambool Institute Press pp. 83–86 Warrnambool, Victoria. ISBN 0-949759-09-0
[2] King, «JAVE LA GRANDE, A PART OF TERRA AUSTRALIS?», presentato al Mapping Our World: Discovery Day, National Library of Australia, 10 novembre 2013.
AAP with Australian Geographic staff, Darwin boy's find could rewrite history., in Australian Geographic, Australian Geographic. 2012-01-10. URL consultato il 16 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2012).
Bob Nixon, A fresh perspective on the Mahogany Ship (PDF), in The Skeptic, Vol 21, No 1. Autumn 2001, Australian Skeptics. URL consultato il 16 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2013).
Helen Wallis, Did the Portuguese discover Australia?, in History Today, Vol 38, Number 3, 1988, History Today Ltd.. URL consultato il 16 settembre 2013.