Nacque in un'illustre famiglia gallese di Tretower Court,[4] da Thomas Vaughan e Denise Jenkin.[5] A partire dal 1638 frequentò insieme al gemello maggiore Henry, per circa un decennio, il Jesus College dell'Università di Oxford, conseguendo un titolo accademico nel 1642.[3]
Coinvolto nella guerra civile inglese, Vaughan nel 1645 prese parte con suo fratello alla battaglia di Rowton Heath, combattendo come realista al fianco di Carlo I. Divenuto nel frattempo rettore ecclesiastico di Llansanffraid a Brecon, si dedicò agli studi di medicina, che però non poté terminare perché nel 1650 venne espulso dalla parrocchia a causa del suo attivismo monarchico, per decisione di una commissione parlamentare.
Sin dal 1650 aveva iniziato a pubblicare opere di magia e alchimia sotto lo pseudonimo di Philalethes, che in greco significa «amante della verità», affermandosi già col suo primo trattato Anthroposophia Theomagica, che sarà tradotto in tedesco seguito dagli altri. L'appellativo da lui adottato non va confuso con quello di Irenaeus Philalethes dietro cui si celava il contemporaneo George Starkey, appartenente a un altro indirizzo alchemico che anzi screditava i tentativi dei sostenitori di Sendivogius di estrarre la loro sostanza universale dai sali anziché dai metalli.[10]
Vaughan fu un alchimista piuttosto insolito per la sua epoca in quanto lavorava a stretto contatto con la moglie Rebecca,[14] sposata nel 1651.[15] Membro autodidatta della Society of Unknown Philosophers, fu inoltre l'autore nel 1652 della prima traduzione inglese della Fama Fraternitatis Rosae Crucis, un anonimo testo apparso la prima volta nel 1614 a Kassel in Germania, che rivelava l'esistenza della confraternita segreta dei Rosacroce.[16]
Thomas Vaughan morì nel 1665 o 1666 in circostanze misteriose, forse a causa di un incidente nel suo laboratorio in cui avrebbe fatalmente inalato del mercurio.[17][5]
The works of Thomas Vaughan, a cura di Alan Rudrum, Oxford, The Clarendon Press, 1984
Thomas and Rebecca Vaughan's Aqua vitae: non vitis, a cura di Donald R. Dickson, Tempe, Arizona Center for Medieval and Renaissance Studies, 2001
Secondo alcuni studiosi di cataloghi e trattati ermetico-alchemici come John Ferguson, Denis Ian Duveen, Vinci Verginelli, Thomas Vaughan potrebbe essere inoltre l'anonimo autore del trattato Reconditorium ac reclusorium opulentiae sapientiaeque numinis mundi magni, cui deditur in titulum Chymica Vannus (Amsterdam, 1666), misterioso capolavoro della tradizione ermetica.[18]
^Noel L. Brann, Trithemius and Magical Theology: A Chapter in the Controversy Over Occult Studies in Early Modern Europe, pag. 109, SUNY Press, 1999 ISBN 978-0-7914-3961-6.
^Paola Zambelli, White Magic, Black Magic in the European Renaissance, pag. 77, BRILL, 2007 ISBN 978-90-04-16098-9.
^Allen G. Debus, Alchemy and Early Modern Chemistry: Papers from Ambix, pag. 417, Jeremy Mills Publishing, 2004 ISBN 978-0-9546484-1-1.
^William R. Newman, Gehennical Fire. The Lives of George Starkey, an American Alchemist in the Scientific Revolution, pag. 216, University of Chicago Press, 2003.
^Juliet Cummins, Milton and the Ends of Time, pag. 34, Cambridge University Press, 2003 ISBN 978-0-521-81665-6.
^Margherita Leardi, La poesia di Henry Vaughan, pag. 3, La nuova Italia, 1967.
^Avrebbe potuto trattarsi persino di una sorta di rapporto tantrico, cfr. Peter Levenda, The Tantric Alchemist: Thomas Vaughan and the Indian Tantric Tradition, Ibis Press, 2015.
^Anche sua moglie Rebecca Vaughan, deceduta nel 1658, era infatti un'alchimista: gli esperimenti in cui fu coinvolta col marito furono da questi esposti in Aqua vitae: non vitis, una sorta di manuale di laboratorio con ricette latine e voci di diario, scoperto da Arthur Edward Waite nel XIX secolo.
^Don Jordan, Michael Wals, The King's Bed: Sex, Power and the Court of Charles II, § 19, Hachette, 2015.
^Di questo trattato Chymica Vannus esiste la traduzione italiana in copia manoscritta di Vinci Verginelli e Gerolamo Moggia risalente agli anni 1921-25, attualmente depositata presso la Biblioteca dell'Accademia dei Lincei a Roma, insieme alla donazione della Raccolta Verginelli-Rota di antichi testi ermetici (secoli XV-XVIII) (1984) composta di oltre 450 testi, e il relativo catalogo BIBLIOTHECA HERMETICA - Catalogo alquanto ragionato della raccolta Verginelli-Rota di antichi testi ermetici (secoli XV-XVIII) edito da Nardini, Firenze, 1986.
Esiste anche una traduzione, pubblicata postuma, di Ercole Quadrelli con la casa editrice Arché (Milano, 1982), e successivamente, a cura di Carlo Nuti, Chymica Vannus, con in appendice Commentatio de Pharmaco Catholico, traduzione italiana di Gerolamo Moggia e Vinci Verginelli, scheda bibliografica di Vinci Verginelli, Bologna, Libreria Editrice IBIS, 1999.
Ed infine: Reconditorium ac reclusorium...CHYMICA VANNUS e Commentatio de Pharmaco Catholico, traduzione dal latino di Mario Marta e Giovanni Sergio, selfpublishing www.youcanprint.it, 2ª edizione, 2019 ISBN 9788831603157.