Inquartato; nel 1.° e 4.° d'azzurro, alla sbarra d'oro; nel 2.» .e 3.» partito, a destra d'argento, ad una mezza aquila di rosso, appoggiata alla partizione ; a sinistra di nero, alla sbarra d'argento.
Quella dei Thun-Hohenstein (o Thun und Hohenstein) è una nobile famiglia trentino-tirolese, che ottenne il titolo di conti dell'Impero nel 1629, dopo aver ricoperto importanti cariche amministrative e vescovili nel Sacro Romano Impero. A quell'epoca un ramo della famiglia si era trasferito in Boemia, intraprendendo una rapida ascesa all'ombra del potere imperiale degli Asburgo.
Il cognome composito di Thun und Hohenstein viene derivato essenzialmente dalle antiche influenze germaniche dell'area alpina. Il cognome è noto sin dall'XI secolo, epoca dalla quale viene indicato in diversi modi, tra i quali Thunne, Tunnum, Tonnum, Tonno, Tono e Tunno.
Il cognome di Thun venne per la prima volta ufficializzato nel 1407, quando Simon von Thun ottenne di essere incluso nella matricola nobiliare tirolese e gli venne agganciato quello di Hohenstein dal nome della contea che la famiglia ottenne nel 1628.
Le origini del casato dei Thun und Hohenstein sono riconducibili per certo al XII secolo, anche se una certa tradizione locale vuole il loro nome associato a quello di san Vigilio, patrono di Trento, vissuto già nel IV secolo, soprattutto per i legami con i loro possedimenti in Val di Non.
La prima sede della famiglia si trovava a Castelletto, nell'area ove attualmente sono visibili i resti della chiesa di Santa Margherita, da dove la famiglia trasmigrò nel 1259 per passare al Castel Thun (all'epoca conosciuto con l'appellativo Belvesino), designato feudo.
Nel corso dei secoli e grazie a matrimoni attentamente studiati con i maggiori proprietari di zona, la famiglia Thun und Hohenstein riuscì ad accumulare una grande fortuna costituita anche da numerosi beni immobili e proprietà titolari.
A partire dal XV secolo la famiglia aumentò considerevolmente i propri possedimenti espandendosi sul territorio. Dal 1469 alcuni membri della famiglia divennero sistematicamente "coppieri" del principe-vescovo di Trento e dal 1558 ottennero tale privilegio anche presso il vescovato di Bressanone. Nel 1530 la famiglia ottenne il titolo baronale dall'imperatore Carlo V d'Asburgo . Pur avendo formato diverse linee, sino al XVI secolo la famiglia riuscì sostanzialmente a mantenere inalterata la divisione del proprio patrimonio sino alla reggenza di Sigmund (1537-1597), il quale alla sua morte diede disposizione che i suoi beni venissero ripartiti tra i suoi tre figli maschi.
Nel 1628 la famiglia ottenne il titolo nobiliare comitale che dal 1629 venne associato al feudo di Hohenstein. Dal 1642, con la perdita dei propri possedimenti, l'infeudazione rimase comunque parte del cognome dei Thun und Hohenstein ma gli interessi della famiglia si concentrarono in Boemia, lasciando nel Tirolo un'altra linea che proseguì la casata nella terra nativa.
Fu proprio la linea trentina che diede alla storia Guidobald von Thun und Hohenstein, principe-arcivescovo di Salisburgo che nel XVII secolo venne nominato cardinale. Questa facile ascesa della famiglia, ulteriormente avvantaggiata dalla presenza di una nobiltà locale alla guida delle istituzioni ecclesiastiche tra le maggiori di rilievo nell'area dell'Austria. Sempre questo ramo ebbe l'onore di annoverare un primo ministro dell'imperial casa austriaca e Galeazzo von Thun und Hohenstein fu gran maestro dell'Ordine di Malta.
Torre di Visione, menzionata per la prima volta nel 1199 in un'infeudazione del principe vescovo Corrado di Beseno ad Alfredino, Manfredino di Ton e Luto di Marostica nella quale si permette l'edificazione di un castello sul dosso[2]
Castel Thun, citato per la prima volta nel 1268 come "Castrum Belvesini", la cui fondazione dovrebbe essere legata a Enrico di Visione
Castel San Pietro, costruito probabilmente da Simone I e Corrado Thun, fratelli di Guarimberto II, nella seconda metà del XIII secolo[3]
Decime di Bordiana e Bozzana, acquistate da Guarimberto II e Corrado da Adalpreto di Mezzo (1277)[4]
Castel Bragher con la giurisdizione su Tuenetto e il diritto di regolania su Coredo, Smarano, Sfruz (1437)[5]; Priò (1460)[5]; Dermulo (1471); Taio e Tres dalla famiglia Coredo-Bragher, prima per il matrimonio di Enrico, detto Rospazio, Thun con Faidia e poi per due successive vendite (1321-1322)[6]
Rocca di Taio, compare soltanto in un documento del 1338 nel quale il principe vescovo Nicolò da Bruna la infeudò ai fratelli Simone II e Federico II Thun
Castel Valer, rilevato da Guarimberto III Thun (1385) e dopo la morte del figlio, Erasmo III, passò a Giovanni e Giorgio Spaur (1427)
Castel Denno, residenza dei de Enno (investitura del 1387 da parte del principe vescovo Alberto di Ortenburg a Simeone IV, figlio di Pietro II Thun, residente a Castel Bragher)
Castello di Altaguardia, dall'ultimo Altaguardia, Manlio, che lo vendette a Simeone IV (1407).[7] Il castello, in ruderi, fu ceduto al comune di Bresimo alla fine dell'Ottocento[8]
Metà del castello di Cagnò, ceduto da Cristoforo figlio di Francesco di Cagnò assieme alle decime di Mazzanigo (Civezzano), Lanza, Corte Inferiore (Rumo) e Cagnò a Sigismondo Thun (1424)[9]
Castel Zoccolo, affidato dal principe vescovo Georg Hack von Themeswald a Sigismondo Thun, assieme a una parte delle decime di Livo, Scanna, Varollo e Preghena (1447). Nella seconda metà del XIX secolo il maniero fu ceduto alla famiglia Rodegher
Castel Caldes, donato da Prettele III di Caldes ai nipoti Simone V, Baldassarre II e Giacomo II Thun, figli di Sigismondo Thun e Orsola di Caldes (1464)
Rocca di Samoclevo, dai Caldes (1464). La controllarono fino al 1613, quando si trasferirono a Castel Caldes. Alla fine dell’Ottocento i Thun la venderono agli abitanti del luogo che lo resero un grande maso
Castel Placeri (Castel Rumo), inglobato dai Thun insieme agli altri possedimenti dei Caldes (1464)
Castel Mocenigo, ereditato da Giacomo II Thun e i fratelli dallo zio materno Pretelino di Caldes (1469)
Castelfondo (1471). Nell'Ottocento passò al ramo dei Thun di Castel Bragher che, nelle persone di Guidobaldo (1808-1865) e del figlio Galeazzo (1850-1931), lo restaurarono riportandolo all'antico splendore
Rocca Valterna (San Giacomo (Caldes)), nelle mani dei Thun dalla seconda metà del XVI secolo, che lo venderono a Vigilio de Lorenzi di Cassana nel 1598
Castel Vigna, edificato sul finire del XVI secolo per volontà di Giovanni Cipriano Thun di Castelfondo. Abitato fino al XVIII secolo, fu poi abbandonato, portando tutti gli arredi nelle residenze di Castelfondo e Castel Bragher
Palazzo Assessorile, ceduto da Bernardo e Sigismondo Cles a Volfango Teodorico Thun (1622). Nel 1677 Francesco Augustino Thun vendette il palazzo alla comunità di Cles
Carl Ausserer, Le famiglie nobili nelle valli del Noce, Malè, 1985 [1899].
Marco Bettotti, La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII - metà XV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002.
Emanuele Curzel & Gian Maria Varanini (a cura di), Codex Wangianus. I cartulari della Chiesa trentina (secoli XIII-XIV), Il Mulino, Bologna, 2007. (online)
Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol.3, A.Forni, 1886.
Giorgia Gentilini, Walter Landi, Katia Lenzi & Isabella Zamboni, "Castel San Pietro", in: Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, a cura di E. Possenti, G. Gentilini, W. Landi & M. Cunaccia, Mantova, SAP Società Archeologica, 2013 (pp. 251-256). (online)
Domenico Gobbi, Vigo, Masi, Toss ai piedi di Castel Thun, Trento, Comune di Ton, 1998.
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Giuseppe Pinamonti, Memorie intorno la famiglia de’ Signori di Tono ora Conti di Thunn, Milano, 1839.