Trattato di Lisbona | |
---|---|
Contesto | Guerra di restaurazione portoghese |
Firma | 13 febbraio 1668 |
Luogo | Lisbona |
Condizioni | riconoscimento per parte spagnola della sovranità dei Braganza in Portogallo |
Parti | Regno del Portogallo Impero spagnolo |
Firmatari | Spagna e Portogallo |
voci di trattati presenti su Wikipedia |
Il trattato di Lisbona del 1668 è un trattato di pace tra Portogallo e Spagna, stipulato a Lisbona il 13 febbraio grazie al quale fu conclusa la Guerra di restaurazione portoghese con il riconoscimento per parte spagnola della sovranità della nuova dinastia del Portogallo, la casa Reale di Braganza.
Da parte spagnola il trattato fu ratificato dalla Regina reggente Marianna d'Austria, seconda moglie di Filippo IV, in nome del figlio minorenne Re Carlo II e per parte portoghese dal Principe Pietro a nome del fratello, re Alfonso VI, interdetto[1].
Fu mediatore l'ambasciatore inglese in Portogallo Edward Montagu, I conte di Sandwich.
Dopo il 1668 il Portogallo riuscì a riottenere il completo controllo sull'impero coloniale mentre si accentuò il risentimento nei confronti della Spagna sia nella nobiltà sia nella borghesia commerciale.
Questo provocò l'intensificazione dei rapporti commerciali verso l'Inghilterra e l'Olanda e la nascita di un profondo processo di europeizzazione, processo ancor vivo oggi[3].
Sebbene la Spagna degli Asburgo ricavasse degli immediati vantaggi da tale trattato in quanto poteva chiudere un conflitto estremamente oneroso che si trascinava da ormai ventotto anni, la perdita delle colonie portoghesi contribuì ad indebolire il prestigio dell'Impero Asburgico.
Forti conseguenze ci furono sul piano politico in quanto la regina Marianna e il primo ministro Johann Eberhard Nidhard furono fortemente biasimati dalla grande nobiltà per non essere stati in grado di ottenere migliori concessioni e ciò provocò la rivolta di Don Giovanni d'Austria.