Unione Popolare Africana di Zimbabwe

Unione Popolare Africana dello Zimbabwe
(EN) Zimbabwe African People's Union
Leadervacante
PresidenteBenny Ncube
StatoRhodesia (bandiera) Rhodesia
Zimbabwe (bandiera) Zimbabwe
SedeBulawayo
AbbreviazioneZAPU
Fondazione17 dicembre 1961 (storica)
8 novembre 2008 (attuale)
Dissoluzione22 dicembre 1987 (storica)
IdeologiaSocialismo
Nazionalismo di sinistra
CollocazioneSinistra
Organizzazione giovanileZAPU Youth (Gioventù ZAPU)
Sito webwww.zapu.org/
Bandiera del partito

L'Unione Popolare Africana dello Zimbabwe (in inglese Zimbabwe African People's Union - ZAPU) è un partito politico dello Zimbabwe fondato nel 1961 da Joshua Nkomo, dopo la messa al bando dei suoi due predecessori: il Congresso Nazionale Africano (ANC) e il Partito Nazionalista Democratico (NDP).

Nel 1987 si unisce all'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe (ZANU) per formare l'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe - Fronte Patriottico (ZANU-PF), ma nel 2008 il partito viene rilanciato da un gruppo di fuoriusciti dallo ZANU-PF.

Lo scopo di questo partito era di portare al governo in Rhodesia (fino al 1965 Rhodesia del sud) la maggioranza nera. All'inizio la ZAPU perseguiva i propri obiettivi in modo pacifico, ma quando Nkomo si recò in Inghilterra e all'ONU alla ricerca di appoggi, venne aspramente criticato per la sua posizione moderata. Egli si affrettò allora a rientrare ed iniziò una campagna che incitava all'uso della violenza come ultima risorsa per raggiungere gli scopi dell'Unione, che, nel 1962, fu messa al bando.

Nel periodo 1960-1962 gli atti violenti si limitarono a casi di sabotaggio, incendi e intimidazioni con l'uso di bombe artigianali. Il fronte nazionalista si divise tra i sostenitori di Nkomo, favorevoli alla costituzione di un governo in esilio, ed i sostenitori del reverendo Ndabaningi Sithole, già fondatore dell'NDP insieme a Nkomo, che preferivano continuare la lotta nel paese. Tali conflitti portarono nell'agosto del 1963 alla formazione dello ZANU (Unione Nazionale Africana di Zimbabwe). Nonostante entrambi i gruppi perseguissero lo stesso obbiettivo, fra essi scoppiò una vera e propria guerra e chiari segni indicavano che il dissenso era dovuto a motivazioni di tipo tribale.

Sia la ZAPU che la ZANU furono bandite ed entrambe trasferirono il proprio quartier generale nello Zambia. I tentativi di infiltrarsi in Rhodesia, agendo insieme all'ANC sudafricano, risultarono fallimentari. Anzi la collaborazione con i sudafricani spinse il governo rhodesiano a chiedere l'invio di contingenti della polizia paramilitare sudafricana.

Nel 1964 lo ZAPU organizzò corsi per guerriglieri in Unione Sovietica, nella Repubblica Popolare Cinese e nella Corea del Nord. Nello stesso periodo simili corsi vedevano coinvolti gli uomini della ZANU nel Ghana e in Tanzania. Il sostegno straniero aumentò ulteriormente dalla metà degli anni settanta, in particolare ad opera dell'Unione Sovietica. Lo ZAPU infatti si caratterizzò per posizioni filo-sovietiche, a differenza dello ZANU, che si allineò alle posizioni del comunismo cinese.

Nel 1976 ZAPU e ZANU diedero vita al Fronte patriottico, un'alleanza politico-militare che gestì il processo di transizione dal regime di apartheid al potere della maggioranza nera.

Sviluppi politici e militari

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Alle elezioni del 1980, il FP-ZAPU ottenne il 24% dei consensi, contro il 63% dello ZANU-FP guidato da Robert Mugabe. Nel 1983 la Quinta brigata dell'esercito, addestrata da consulenti nord-coreani, entrò nell'area a maggiore concentrazione di sostenitori dello ZAPU, il Matabeleland[1], dando luogo alla repressione detta Gukurahundi[2].

Alle politiche del 1985 lo ZANU incrementò i propri voti al 77,2%, mentre lo ZAPU scese al 19%[3].

Nel 1987 lo ZAPU accettò di entrare nell'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe - Fronte Patriottico (ZANU-FP), con Mugabe come presidente e Joshua Nkomo - rientrato dall'esilio a Londra - come vicepresidente[4].

Nel Congresso del 2009, a Bulawayo, il partito ruppe definitivamente l'alleanza con il partito di Robert Mugabe.

  1. ^ Disciplining a 'Dissident' City: Hydropolitics in the City of Bulawayo, Matabeleland, Zimbabwe, 1980-1994, by Muchaparara Musemwa, Journal of Southern African Studies, Vol. 32, No. 2 (Jun., 2006), pp. 239-254.
  2. ^ Rethinking "Chimurenga" and "Gukurahundi" in Zimbabwe: A Critique of Partisan National History, by Sabelo J. Ndlovu-Gatsheni, African Studies Review, Vol. 55, No. 3 (DECEMBER 2012), pp. 1-26.
  3. ^ Elections in Zimbabwe: The ZANU (PF) Hegemony and its Incipient Decline, by Masipula Sithole and John Makumbe, African Journal of Political Science / Revue Africaine de Science Politique, Vol. 2, No. 1, Special Issue: Elections in Africa (June 1997), pp. 122-139.
  4. ^ Is Zimbabwe Poised on a Liberal Path? The State and Prospects of the Parties, by Masipula Sithole, Issue: A Journal of Opinion, Vol. 21, No. 1/2 (1993), pp. 35-43.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN153578303 · ISNI (EN0000 0001 0673 5639 · LCCN (ENn50071084 · GND (DE44087-5 · J9U (ENHE987007604865605171