La via Claudia Augusta è stata una strada romana la cui realizzazione risale alla prima metà del I secolo. Tradizionalmente si ritiene sia stata costruita per mettere in contatto il mondo romano con quello germanico, partendo dalla Pianura Padana e raggiungendo, attraverso le Alpi, il Danubio in Baviera.
La costruzione della via Claudia Augusta è stata avviata nel 15 a.C. da Druso, generale di Augusto, durante la campagna militare che portò alla conquista dei territori della Rezia e della Vindelicia (attuale Tirolo occidentale e Germania meridionale). L'avanzata dell'esercito romano seguiva un percorso già usato nella preistoria come collegamento tra il Veneto e la Baviera.[1]
Circa sessant'anni dopo, nel 47 d.C. con il dominio romano ormai consolidato su quei territori, venne ampliata e completata da suo figlio, l'imperatore Claudio, dal quale ha preso poi il nome.[1]
Venne dato il nome di via Claudia Augusta anche al tratto Pisa-Ostiglia.
Mentre in Germania e Austria il tracciato romano è individuabile con una certa precisione, il suo percorso in Alto Adige è meno riconoscibile, perché attraversa zone più intensamente abitate e coltivate. Incertezza ancora maggiore riguarda il tratto più meridionale della via, quello che dal Veneto conduceva a Trento.[1] Dalle iscrizioni presenti sui miliari, le uniche fonti materiali a oggi reperite e studiate, in particolare quelli di Cesiomaggiore e Rablà, è emersa l'esistenza di due tracciati, l'uno con partenza da Ostiglia (Hostilia), ramo Padano, e l'altro da Altino (Altinum), ramo Altinate, convergenti a Tridentum, l'antica Trento. La scelta di queste città è probabilmente dovuta alla loro importanza economica, in quanto floridi centri di scambi commerciali.
A sud di Hostilia, dove l'attraversamento del Po era effettuato con traghetti, era importante l'asse stradale che portava a Bononia (Bologna). Successivamente la strada proseguiva per Pisa.
Tenendo conto dell'imponenza e dell'importanza che tale via di comunicazione doveva avere in epoca antica, si può dire che il numero dei reperti a oggi ritrovati è piuttosto ridotto. Tale incongruenza costituisce un problema per gli studiosi. Le fonti archeologiche più significative per qualità e quantità sono i miliari. Tra di essi spiccano per importanza i cippi di Rablà e Cesiomaggiore, scoperti rispettivamente nel 1552 e nel 1786: essi testimoniano l'esistenza della strada, in quanto ne riportano il nome.
(LA)
«Ti[berius] Claudius Caesar Augustus German[icus] Pont[ifex] max[imus] trib[unicia] pot[estate] VI con[n]s[ul] desig[natus] III imp[erator] XI p[ater] p[atrie] [vi]am Claudiam Augustam quam Drusus pater Alpibus bello patefactis derexserat munit a flumine Pado at [f]lumen Danuvium per [milia] p[assuum] CC[CL]»
(IT)
«Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, console designato per la quarta, imperatore per l'undicesima, padre della patria, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì dal fiume Po al fiume Danubio per miglia CCCL.»
(Testo sulla pietra miliare di Rablà)
(LA)
«Ti[berius] Claudius Drusi f[ilius]Caesar Augustus Germanicus pontifex maxumus tribunicia potestate VI co[n]s[ul] IV imp[erator] XI p[ater] p[atrie]censor viam ClaudiamAugustam quam Drususpater Alpibus bello patefactis derex[e]rat munit abAltino usque ad flumenDanuvium m[ilia] p[assuum] CCCL»
(IT)
«Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio di Druso, pontefice massimo, insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, console per la quarta, imperatore per l'undicesima, padre della patria, censore, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì da Altino fino al fiume Danubio per miglia CCCL.»
(Testo sulla pietra miliare di Cesiomaggiore)
A Egna (Endidae) scavi archeologici hanno portato alla luce una stazione di sosta ben conservata, che fa presupporre che il percorso si sviluppasse lungo quella direttrice.
Inoltre lungo l'ipotetico itinerario sono stati rinvenuti i resti di ponti e tratti di strada romana datati all'epoca di Druso.
Non esiste ancora alcuna ipotesi definitiva riguardo al tracciato originario della via Claudia Augusta, vista la relativa scarsità di reperti e la mancanza di fonti antiche.
Il percorso della porzione di strada che congiunge Trento con Burghöfe-Mertingen (Submuntorium) è individuato in modo sufficientemente preciso, salvo qualche dubbio nel territorio delle Alpi Bavaresi; è condiviso che il superamento del confine avvenisse in corrispondenza del Passo di Resia.
Per quanto riguarda la Padana, sappiamo, anche grazie alla testimonianza della Tabula Peutingeriana, che essa collegava Ostiglia, Verona e Trento, dove si congiungeva all'Altinate.
Più discusso è il percorso di quest'ultima, che da Altino raggiungeva Trento passando per Feltre e la Valsugana (forse anche per Belluno).
La prima ipotesi ad essere stata formulata è quella del conte Aurelio Guarnieri Ottoni, secondo il quale la strada da Altino toccava Oderzo, Serravalle e Belluno, per poi piegare verso l'attuale Cesiomaggiore e infine Feltre.
Secondo un'altra ipotesi da Altino la strada raggiungeva il Sile e lo attraversava presso l'attuale Quarto d'Altino (dove sono ancora individuabili i resti di un ponte). Procedeva poi quasi rettilinea sino al Piave (coincidendo con la via che nel Medioevo era detta Lagozzo o Agozzo) e lo attraversava tra le attuali Ponte della Priula e Nervesa della Battaglia, servendosi probabilmente di un guado. Per il percorso oltre Falzè di Piave, vi sono diversi possibili itinerari:
per Vittorio Galliazzo[5] la via continuava sino a Vidor e oltrepassava nuovamente il Piave, mantenendosi sull'argine destro sino a Quero; da Feltre toccava poi Belluno, attraversava il Cadore, la Val Pusteria e raggiungeva il Brennero;
per Luciano Bosio[6] (1970 e 1991), la strada non attraversava il Piave e proseguiva per Moriago e Valdobbiadene e poi a Cesiomaggiore;
secondo Alberto Alpago Novello[7] la strada doveva raggiungere Follina e da qui valicava le prealpi bellunesi tramite il passo di Praderadego; nell'altro versante, era sorvegliata da una fortificazione embrione del Castello di Zumelle;
Plinio Fraccaro[8] ritiene che la strada valicasse le Prealpi tramite il passo San Boldo.
Si potrebbe pensare che le ultime due ipotesi siano piuttosto fragili, in quanto, per superare le montagne, la Claudia Augusta si sarebbe dovuta fare stretta e ripida, quindi assai scomoda per i traffici, specialmente per i carri. Bisogna però considerare che la viabilità antica era diversa da quella attuale: i fondovalle potevano rivelarsi alquanto pericolosi, a causa di zone paludose e dell'assenza della protezione naturale costituita dalle montagne.
Il topografo cadorino Alessio De Bon, incaricato nel 1935 dall'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di svolgere una ricerca per la comprensione del problema del percorso della via Claudia Augusta,[9] fa coincidere la sua teoria con la precedente fino a Feltre, ma da lì fa proseguire la strada sino a Belluno, attraversando il Cadore, la Val Pusteria e raggiungendo così il passo del Brennero. A sostenere l'ipotesi del tracciato, in mancanza di iscrizioni, sono anche i ritrovamenti archeologici, su tutti il santuario romano del Monte Calvario, presso Auronzo di Cadore, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Tale sito (che è ancora in fase di scavo) di tipologia militare centro italica, a gradoni, fu frequentato per svariati secoli dalle legioni. Costruzioni simili per imponenza e importanza vi sono solo vicino a Roma: ciò fa ritenere che l'arteria stradale lungo la quale fu costruito fosse particolarmente importante.
Tra gli archeologi[10] c'è anche chi sostiene che la via non sia mai esistita, dati l'inconsistente numero di reperti e la mancanza di testimonianze scritte. Il ritrovamento dei vari cippi non assicura la presenza della via, poiché non era insolito che i miliari venissero incisi prima della sua costruzione o completamento.
Il ramo più discusso è quello Altinate (il cui tracciato tuttavia è chiaramente ancora riconoscibile tra Altino e Olmi di San Biagio di Callalta); minori sono i dubbi per il Padano, mentre è più sicura l'esistenza del tratto da Trento a Burghöfe-Mertingen.
Benché le evidenze archeologiche non siano particolarmente numerose, la via Claudia Augusta continua a suscitare interesse da più punti di vista. Mentre in Italia prevalgono gli studi tesi a rilevare e ad approfondire gli aspetti più scientifici legati all'individuazione del tracciato, in ambiente tedesco, laddove vi sono dei tratti stradali più facilmente attribuibili all'antica via romana, la Claudia Augusta è elemento portante di un business economico-turistico particolarmente florido che si propone di favorire lo sviluppo del turismo culturale.[1][11] Una pista ciclabile, denominata Claudia Augusta come la strada romana, incomincia sul Danubio a sud della città di Donauwörth, poco distante da Mertingen. L'inizio del percorso è contrassegnato da una copia moderna di un miliario romano. A Rieden, nei pressi del Forggensee si intravedono tracce della via romana appena visibili sotto i prati, la cittadina di Epfach, la romana "Abodiacum", era sede di un presidio militare sulla via Claudia Augusta.[1]
Un recente progetto che cerca di associare i due punti di vista è quello di Trentino Sviluppo[12], vincitore di un concorso internazionale finanziato dalla Commissione europea teso a promuovere l'utilizzo delle tecnologie satellitari nella valorizzazione turistica della storia del territorio.
Dal nome della via ha preso la denominazione la Biblioteca Provinciale di Bolzano.
^abcdeVia Claudia Augusta, Dal Po al Danubio con l'imperatore, articolo su Touring, maggio 2013
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^ Luciano Bosio, Itinerari e strade della Venetia romana, Padova, 1970. Luciano Bosio, Padova in età romana. Organizzazione urbanistica e territorio, in Padova antica. Da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Padova, 1981. Luciano Bosio, Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso veneto, Modena, 1984. Luciano Bosio, Le strade romane della Venetia e dell'Histria, Padova, 1997.
^ Alberto Alpago Novello, Ritrovamenti archeologici in Feltre, Belluno, 1964. Alberto Alpago Novello, Da Altino a Maia sulla via Claudia Augusta, Milano, 1972.
^ Plinio Fraccaro, La Via Claudia Augusta, in Opuscula, Pavia, 1939.
^ Alessio De Bon, Rilievi di campagne, in La Via Claudia Augusta Altinate, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1938.
^ Nicoletta Pisu, L'incastellamento nella Valsugana trentina: strutture e dati archeologici, Trento, 1992.
La presente sezione bibliografica intende offrire una panoramica dei contributi scientifici successivi all'anno 2000 relativi alle questioni prevalentemente archeologiche legate alle interpretazioni e ricostruzioni del tracciato. Per un repertorio esaustivo di tutte le pubblicazioni anche precedenti a tale data si rimanda a:
Gianni Ciurletti e Nicoletta Pisu (a cura di), I territori della via Claudia Augusta: incontri di archeologia, Trento, TEMI, 2005.
Roberto Adami, Marcello Bonazza e Gian Maria Varanini, Volano, Storia di una comunità, Rovereto, Nicolodi, 2005.
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Annalisa Anghinelli e Stefania Anghinelli, Rapporto fra due corsi d’acqua e la presenza umana nell’età del Bronzo, Rodigo(Mn), 2001.
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Paolo Baggio e Sandra Primon, Sotto l’occhio del satellite- il Piave, Verona, 2000.
S. Ballini, Materiali provenienti dalle ricerche di superficie in età romana, Sermide(Mn), 2002-2003.
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Giuditta Guiotto Memorie e indagini storiche lamonesi di Tizian mons. Pietro , Dolomiti (BL) , anno XXVII febbraio 2004
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(Testi che affrontano la tematica della via Claudia Augusta dalle prospettive turistica, economica e gastronomica)
Christoph Tschaikner, Via Claudia Augusta, Trento, Euroedit, 2009.
Gianvittore Vaccari e Giorgio D'Agostini, Claudia Augusta Altinate: Idea-progetto, Regioni Veneto e Trentino-Alto Adige, Le Tre Venezie, 1997.
Mauro Neri e Silvia Vernaccini, Sulla via Claudia Augusta Altinate, Trento, Panorama, 1998.
Lucio Polo, Lungo la via Claudia Augusta Altinate: a piedi e in bicicletta, Padova, 1999.
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Anna Paola Zugni Tauro, Cultura e bellezza da salvaguardare in Claudia Augusta Altinate - Idea progetto, in Le tre Venezie, Asolo, G.S. Stampa, ottobre 1997.
Cartina geografica dell'intera via (JPG), su www2.regione.veneto.it. URL consultato il 28 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2006).