Nacque a Modena da una famiglia di origini piemontesi;[1] il padre era un generale di divisione. Dopo aver trascorso l'infanzia a Cuneo, nel 1920 (all'età di dieci anni), seguendo gli spostamenti del padre, si trasferì con la famiglia a Roma, ove nel 1928 conseguì la licenza liceale al liceo Mamiani.[1] Nel 1932 si laureò in Giurisprudenza.
Nel 1936, per interessamento di Mario Missiroli, direttore de facto (inviso al regime fascista, Missiroli non poteva assumere formalmente la direzione di un quotidiano) del Messaggero, iniziò a lavorare nella redazione del quotidiano romano.[1] Dal 15 luglio 1939 al gennaio 1942 diresse il quindicinale Storia di ieri e di oggi dell'editore Tumminelli, anche se effettivamente il direttore era Leo Longanesi a cui il regime aveva interdetto la firma nel 1939. Dal 1945 al 1950 collaborò con il settimanale L'Europeo, appena fondato dall'editore Gianni Mazzocchi e dal giornalista Arrigo Benedetti[1]. Successivamente divenne notista parlamentare e poi capo della redazione romana del quotidiano torinese La Stampa fino al 1976[1]. Continuò a scrivere sul quotidiano torinese, dove tenne fino al 1982 (pochi mesi prima della sua scomparsa) una nota rubrica quotidiana di cronache e commenti delle vicende politiche, il "Taccuino di Vittorio Gorresio".[2][3]
Oltre all'intensa attività giornalistica, Gorresio fu autore di biografie di personaggi della storia italiana (Cavour, D'Azeglio, Berlinguer), saggi sull'attualità politica (I carissimi nemici, L'Italia a sinistra) e saggi storici (Risorgimento scomunicato).
Premio Bagutta per Costellazione cancro, raccolta di articoli sulla dolorosa vicenda della malattia[7] che poi lo condusse alla morte, pubblicata nel 1976[1][8];