Vivi Gioi

Vivi Gioi

Vivi Gioi, nome d'arte di Vivienne Trumpy (Livorno, 2 gennaio 1914Roma, 12 luglio 1975), è stata un'attrice italiana, molto nota durante il ventennio fascista.

Di padre norvegese,[1] debuttò sugli schermi nel film Ma non è una cosa seria di Mario Camerini (1936), in cui fu accreditata con lo pseudonimo di Vivien Diesca (il cognome era un anagramma-omaggio a Vittorio De Sica che l'aveva voluta per una piccola parte).[2] La popolarità arrivò con Bionda sottochiave di Camillo Mastrocinque (1939), con il quale si rivelò come una delle dive del cinema dei telefoni bianchi.[2][3] Dopo Rose scarlatte (1940) e L'amante segreta (1941), passò al cinema drammatico con Bengasi (1942) di Augusto Genina. Il riconoscimento della critica arrivò con Caccia tragica di Giuseppe De Santis (1947), che le valse il Nastro d'argento alla migliore attrice non protagonista.

Nel dopoguerra recitò in teatro, prima nella compagnia di De Sica, quindi, nel 1949, in una propria compagnia da lei fondata assieme a Carlo Ninchi e Aroldo Tieri. Negli anni cinquanta fu in ditta con Enrico Maria Salerno e Luigi Cimara.

Aveva sposato il paracadutista Silvano Tajani, morto nel 1949 durante una manifestazione aviatoria nell'aeroporto dell'Urbe, e in seconde nozze l'ingegner Dino Zanardo, industriale, dal quale si separò alcuni anni più tardi; ebbe in seguito relazioni sentimentali con il principe Mario Ruspoli, l'attore Gabriele Ferzetti e il regista Mino Roli.[4] Morì nel 1975 all'ospedale San Camillo di Roma, dove si trovava ricoverata a seguito di un collasso cardiocircolatorio che l'aveva colpita nella sua casa di Fregene, e fu sepolta nel cimitero della Misericordia di Livorno nella tomba della famiglia materna.[5]

Leonardo Cortese e Vivi Gioi nel film Primo amore

Prosa televisiva Rai

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  • La vedovella, commedia di Dino Terra, regia di Daniele D'Anza, trasmessa il 16 aprile 1956.

Prosa radiofonica Rai

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Riconoscimenti

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  • Enrico Lancia, Roberto Poppi, Dizionario del cinema italiano. Le attrici, Gremese Editore, Roma, 2003, pp. 161-162

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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