Wanda von Debschitz-Kunowski

Wanda Wilhelmine Auguste von Debschitz-Kunowski (Hammer, 8 gennaio 1870Berlino, 23 aprile 1935) è stata una fotografa tedesca.

Wanda von Kunowski nacque l'8 gennaio 1870 ad Hammer, distretto di Czarnikau, figlia di Hélène von Bethe (1837-1887) e del maggiore prussiano August von Kunowski (1836-1883).[1]

Intorno al 1890, dopo aver studiato pittura a Berlino con Carl Gussow, si trasferì a Monaco e prese ulteriori lezioni dal pittore Heinrich Nauen.[2]

Il laboratorio di metallurgia della scuola Debschitz

Nel 1898 sposò a Görlitz il pittore e scultore Wilhelm von Debschitz (1871-1948), con il quale ebbe tre figli.

Nel 1902 il marito e lo scultore Hermann Obrist fondarono a Schwabing, nel cuore del quartiere bohémien di Monaco, una scuola privata di arte e design, lo Studio di formazione e sperimentazione per l'arte pura e applicata, comunemente noto come Debschitz-Schule.[1] Alla scuola, che unì l'insegnamento delle arti applicate alle belle belle arti, anticipando la filosofia del Bauhaus, si formarono diversi artisti dell'epoca, come Ernst Ludwig Kirchner e Sophie Taeuber-Arp.[3]

Wanda von Debschitz-Kunowski vi lavorò con il marito fino alla sua chiusura nel 1914, dapprima nel laboratorio di metallurgia (1902–1905), poi insegnando fotografia (1905–1914) e dirigendo il Workshop per l'arte del ritratto fotografico (Werkstätte für photographische Bildniskunst). Si specializzò in ritrattistica, fotografò studenti, insegnanti e molti personalità famose del tempo, tra cui Anna e Karl Wolfskehl, Martin Buber ed Erna Morena Fuchs.[4]

Nel 1905 Debschitz-Kunowski venne accettata con Sophie Reynier alla frequenza dei corsi al Lehrund Versuchsanstalt für Photographie, un istituto di istruzione sovvenzionato dal governo dello Stato bavarese, fondato su iniziativa dell'Associazione dei fotografi della Germania meridionale.[5] Frequentò la classe di Hans Spörl e prese lezioni dal fotografo e pittore statunitense Frank Eugene, uno dei più importanti rappresentanti del tempo della fotografia artistica.[6]

Quando la scuola Debschitz venne chiusa, nel 1914, la fotografa seguì il marito ad Hannover, dove aveva trovato un nuovo lavoro. Nel 1918 fu autrice con Germaine Krull e Josef Pécsi del portfolio fotografico Der Akt, pubblicato da Eichhorn-Verlag, che comprendeva venti nudi femminili di stile pittorialista.[7]

Nel 1921 si separò dal marito e aprì il proprio studio fotografico a Berlino; il suo lavoro includeva nudi, ritratti di ballerini e persone famose, come Max Planck, Clara Rilke-Westhoff, Lotte Pritzel, Sent M'Ahesa e Albert Einstein.[8][9]

Fotografò anche mostre e architettura moderna, come gli interni di Marcel Breuer[10] ed edifici di Walter Gropius.[11]

Morì a Berlino nell'aprile del 1935.

Galleria d'immagini

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  1. ^ a b (DE) Debschitz-Kunowski, Wanda von, su gesichter-des-dka.gnm.de. URL consultato il 3 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2023).
  2. ^ (EN) Jessica Sjöholm Skrubbe, Nell Walden, Der Sturm, and the Collaborative Cultures of Modern Art, Routledge, 2021, pp. 130-131, ISBN 9780367552459.
  3. ^ Ziegert, pp. 28-29.
  4. ^ Ziegert, p. 35.
  5. ^ (DE) Verena Faber, Elfriede Reichelt, 1883-1953. Atelierfotografie zwischen Tradition und Moderne, München, Ludwig-Maximilians-Universität, p. 20.
  6. ^ (EN) Jeannine Fiedler (a cura di), Photography at the Bauhaus, Cambridge, Mass., MIT Press, 1990, p. 344, ISBN 9780262061261.
  7. ^ (EN) Kim Sichel, Germaine Krull : photographer of modernity, Cambridge, Mass., MIT, 1999, p. 13, OCLC 41326505.
  8. ^ (EN) Karl Eric Toepfer, Empire of Ecstasy: Nudity and Movement in German Body Culture, 1910-1935, University of California Press, 1997, p. 375, ISBN 9780520918276.
  9. ^ (EN) Alessandro Bertolotti, Books of nude, Harry N. Abrams, 2007, p. 51, ISBN 9780810994447.
  10. ^ (EN) Antoine Baudin, Arthur Rüegg, Alberto Sartoris, The Alberto Sartoris Collection and objects from the Vitra Design Museum : photography, modern architecture and design, Vitra Design Museum, 2005, pp. 65, 164, 168, OCLC 61703201.
  11. ^ (DE) Antonia Voit, Im Dunstkreis der Bohème auf der Suche nach neuen Ausdrucksformen, in Ab nach München. Künstlerinnen um 1900, München, Münchner Stadtmuseum, 2014, pp. 354-359, ISBN 9783864971938.
  • (DE) Antonia Voit, Im Dunstkreis der Bohème auf der Suche nach neuen Ausdrucksformen, in Ab nach München. Künstlerinnen um 1900, München, Münchner Stadtmuseum, 2014, pp. 354-359, ISBN 978-3864971938.
  • (EN) Beate Ziegert, The Debschitz School, Munich: 1902-1914, in Design Issues, vol. 3, n. 1, 1986, pp. 28-42.

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