Adolf Endler (Düsseldorf, 20 settembre 1930 – Berlino, 2 agosto 2009) è stato uno scrittore, poeta e giornalista tedesco.
Nacque a Düsseldorf, figlio di un commerciante di origine boema e di una casalinga di origine belga.[1] Nel dopoguerra iniziò la carriera giornalistica collaborando con alcuni quotidiani.[2][3] Nel 1947 ebbe pubblicata la sua prima poesia, Große Stadt, Irgendwo, dalla rivista Ende und Anfang.[1]
Considerato per le sue idee politico-sociali "una minaccia per lo stato", nel 1955 si trasferì in Germania Est, dove studiò letteratura al Johannes R. Becher-Institut di Lipsia.[2][3] Nel 1957 si stabilì a Berlino Est, dove collaborò come giornalista a varie pubblicazioni, tra cui il quotidiano Berliner Zeitung.[1] Pubblicò i primi libri a partire dal 1960, e si impose tra i maggiori poeti della Germania Est, in particolare grazie alla raccolta poetica Das Sandkorn.[2] Fu anche autore di romanzi e di saggi critici.[1] Nel 1979, dopo l'espulsione di Wolf Biermann e le conseguenti polemiche interne, fu tra i 9 scrittori espulsi per "attività sovversive" dall'Unione degli scrittori della RDT.[2]
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