Amanita proxima | |
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Amanita proxima | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Classe | Agaricomycetes |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Amanitaceae |
Genere | Amanita |
Specie | A. proxima |
Nomenclatura binomiale | |
Amanita proxima Dumée, 1916 | |
Nomi comuni | |
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Amanita proxima Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
Amanita proxima Dumée, 1916 è un fungo basidiomicete della famiglia delle Amanitaceae.[1]
Dal latino proximus = vicino.
Da 5 a 10 cm di diametro, prima emisferico infine spianato.
Alte 8–12 mm, numerose, sottili, libere, di colore bianco crema con riflessi rosati.
6-10 x 1–2 cm, cilindrico, solido, squamoso, attenuato all'apice, da clavato a bulboso alla base, con bulbo radicante, da bianco a color crema, con sfumature rossastre.
Persistente, membranaceo, ampio superiormente striato di colore crema con riflessi rosati.
Interrata e con i lembi liberi, di colore da ocra-arancio a rossastro.
Bianca, immutabile.
Fungo simbionte associato a querce e conifere, generalmente termofilo, fruttifica in autunno, preferendo macchie in aree sabbiose e calcaree. Cresce nella macchia mediterranea.[2]
Tossico.[3]
A causa della presenza di norleucina, se ingerito il fungo provoca la sindrome norleucinica, che comporta danni renali reversibili.
Gli avvelenamenti da questo fungo danno sintomi molto simili a quelli registrati per l'Amanita smithiana.[2]