Figlia di Roberto Pozzi, importante avvocato originario di Laveno e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi,[1] Antonia scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel Regio Liceo - Ginnasio Alessandro Manzoni di Milano, dove intreccia una relazione con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, la quale verrà interrotta nel 1933 a causa delle forti ingerenze da parte dei suoi genitori.
Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi molteplici interessi culturali, coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla Lombardia, studia tedesco, francese e inglese. Viaggia, seppur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia, scrive a contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie; mai invece descrizioni degli eleganti ambienti milanesi, che pure conosceva bene.
La grande italianista Maria Corti, che la conobbe all'università, disse che «il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
Avvertiva certamente il cupo clima politico italiano ed europeo: le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari: «forse l'età delle parole è finita per sempre», scrisse quell'anno a Sereni.[2]
A soli ventisei anni si tolse la vita[3] mediante ingestione di barbiturici in una sera nevosa di dicembre del 1938, nel prato antistante all'abbazia di Chiaravalle, dopo esservisi recata in bicicletta: nel suo biglietto di addio ai genitori parlò di «disperazione mortale»; la famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite.
È sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo: il monumento funebre, un Cristo in bronzo, è opera dello scultore Giannino Castiglioni. Il comune di Milano le ha intitolato una via.
Parte dal crepuscolarismo di Sergio Corazzini: «Appoggiami la testa sulla spalla / che ti carezzi con un gesto lento [...] Lascia ch'io sola pianga, se qualcuno / suona, in un canto, qualche nenia triste» per poi interiorizzarlo: «vivo della poesia come le vene vivono del sangue», scrive. E infatti cerca di esprimere con le parole l'autenticità dell'esistenza, non trovando verità nella propria. Quanto riservata e rigorosa fu la sua breve vita, altrettanto le sue parole, secondo la lezione ermetica, «sono asciutte e dure come i sassi» o «vestite di veli bianchi strappati», ridotte al «minimo di peso», come le descrisse Montale, parole che trasferiscono peso e sostanza alle immagini, per liberare l'animo oppresso ed effondere il sentimento nelle cose trasfigurate.
Dall'espressionismo tedesco trae atmosfere desolate e inquietanti: «le corolle dei dolci fiori insabbiate. Forse nella notte qualche ponte verrà sommerso. Solitudine e pianto - solitudine e pianto dei larici»
oppure: «All'alba pallidi vedemmo le rondini sui fili fradici immote spiare cenni arcani di partenza»
o anche:
«Petali viola mi raccoglievi in grembo a sera: quando batté il cancello e fu oscura la via del ritorno»
La crisi di un'epoca s'intreccia alla sua tragedia personale e se, come scrisse in una lettera dell'11 gennaio 1933, a Tullio Gadenz: «la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare. La poesia è una catarsi del dolore, come l'immensità della morte è una catarsi della vita», quel dolore non si placa nella sua poesia ma, come un fiume carsico, ora vi circola sotterraneo e ora emerge e tracima, sommergendo l'espressione poetica nel modo stesso in cui travolse la sua vita.
Antonia Pozzi è stata raccontata nel cine-documentario della regista milanese Marina Spada, Poesia che mi guardi, presentato fuori concorso alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia, tenutasi nel 2009.[5] In occasione del centenario della nascita della poetessa, i registi lecchesi Sabrina Bonaiti e Marco Ongania hanno realizzato un film documentario prodotto da Emofilm intitolato "Il cielo in me. Vita irrimediabile di una poetessa ", presentato in anteprima a Lecco e Pasturo nel marzo 2014.[6][7][8]
È citata in Chiamami col tuo nome, uscito nel 2017, dal personaggio di Marzia (Esther Garrel) che riceve un libro di sue poesie dal protagonista, Elio (Timothée Chalamet). Nel film, ambientato nell'estate del 1983, Elio dona a Marzia una copia dell'edizione Garzanti di Parole curata da Alessandra Cenni e Onorina Dino per la collana Poesia. Questa edizione nella realtà è comparsa per la prima volta nel 1989.
Parole. Diario di poesia (1930-1938), Milano, A. Mondadori, 1943 (seconda edizione, con 157 poesie).
Parole. Diario di poesia, Prefazione di Eugenio Montale, Milano, A. Mondadori, 1948 (terza edizione, con 159 poesie); 1964 (quarta edizione, con 176 poesie).
La vita sognata ed altre poesie inedite, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Scheiwiller, 1986.
Parole, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Garzanti, 1989.
Poesia, mi confesso con te. Ultime poesie inedite (1929-1933), a cura di Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 2004.
Mentre tu dormi le stagioni passano..., a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 1998.
Nelle immagini l'anima. Antologia fotografica, a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2007.
Le Madri-Montagne. Poesie (1933-1938), a cura di Carla Glori, Foggia, Bastogi, 2009.
Poesia che mi guardi, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Roma, Luca Sossella, 2010.
L'opera e la vita. "Parole" di Antonia Pozzi, a c. di Laura Oliva, trad. e note di E. Labbate, Bern-New York, Peter Lang, 2010.
Guardami: sono nuda, a cura di Simona Carlesi, Firenze, Barbès, 2010.
Lieve offerta. Poesie e prose, a cura di Alessandra Cenni e Silvio Raffo, Milano, Bietti, 2012.
Poesie pasturesi, Missaglia, Bellavite, 2012.
Nel prato azzurro del cielo, a cura di Teresa Porcella, illustrazioni di Gioia Marchegiani, Firenze, Motta Junior, 2015.
Parole. Tutte le poesie, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2015.
Le mimose di Antonia, Milano, Àncora, 2016.
A cuore scalzo. Poesie scelte (1929-1938), a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Milano, Àncora, 2019.
Mia vita cara. Cento poesie d'amore e silenzio, a cura di Elisa Ruotolo, Latiano (BR), Interno Poesia, 2019.
Flaubert. La formazione letteraria (1830-1856), con una premessa di Antonio Banfi, Milano, Garzanti, 1940 (tesi di laurea); nuova ed. a cura di Matteo Mario Vecchio, Torino, Ananke, 2013.
Il volto nuovo. Prose poetiche e saggi critici degli anni '30, a cura di Alessandra Cenni, Milano, La Vita Felice, 2021.
Tullio Gadenz, Antonia, poetessa della montagna, in «Lecco», rivista di cultura e turismo, n. 5-6 (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), Lecco, settembre-dicembre 1941.
Vincenzo Errante, Presentazione di Antonia, in «Lecco», rivista di cultura e turismo, n. 5-6 (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), settembre-dicembre 1941, pp. 8–9.
Dora Setti, La poesia di Antonia, in «Lecco», rivista di cultura e turismo, n. 5-6 (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), settembre-dicembre 1941, pp. 59–61.
Giancarlo Vigorelli, Ricordo di Antonia Pozzi, in «Tempo», VII, n. 218, 29 luglio-5 agosto 1943, p. 3.
Vincenzo Errante, Lettura di «Parole» di Antonia Pozzi, manoscritto inedito, Milano, 2 febbraio 1949.
Carlo Del Teglio, L'opera postuma di Antonia Pozzi poetessa d'Italia, in «Lecco», rivista di cultura e turismo, n. 1, XIII, 1954.
Carlo Annoni, «Parole» di Antonia Pozzi: lettura tematica, in AA.VV., Studi sulla cultura lombarda in memoria di Mario Apollonio, vol. II, Milano, Vita e pensiero, 1972, pp. 242–259.
Federico Bario (a cura di), Le «Parole» di Antonia Pozzi, in «Symposium», n. 1, marzo 1982, pp. 11–14.
Carlo Del Teglio, Scrittori di casa nostra: Antonia Pozzi, un triste destino, in Leucensia, Editrice C.B.R.S., Lecco 1985.
Carlo Del Teglio, Quella poetessa tra le foglie, in «Il Punto stampa», aprile 1983.
Aroldo Benini, Nei suoi occhi si spalancavano laghi di stupore, in «Il Giornale di Lecco», 27 febbraio 1989.
Carlo Annoni, Chiarismo e linea lombarda: «Parole» di Antonia Pozzi, in Capitoli sul Novecento: critici e poeti, Milano, Vita e Pensiero, 1990, pp. 200–220.
Giacinto Spagnoletti, Storia della letteratura italiana del Novecento, Roma, Newton Compton, 1994.
Aroldo Bernini, Antonia Pozzi, Lettera [inedita] ad Antonio Banfi, in «Archivi di Lecco», XVIII, n.2, aprile-giugno 1995.
Alessandra Cenni, Antonia Pozzi e Vittorio Sereni in un tempo vero di immagini, «La Rassegna della Letteratura Italiana», Serie VIII, n. 3, settembre-dicembre 1995.
Gianfranco Scotti - Michela Magni, Poesia tra lago e monti, Milano, Viennepierre, 2002, pp. 65–74.
Luigi Scorrano, Memorietta su Antonia Pozzi, in «Archivi di Lecco», XVIII, n. 2, aprile-giugno 1995, pp. 51–76 (ora, con lievi modifiche in Carte inquiete. Maria Corti, Biagia Marniti, Antonia Pozzi, Longo Editore, Ravenna 2002, pp. 87–126).
Alessandra Cenni, In riva alla vita. Storia di Antonia Pozzi poetessa, Milano, Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-86753-5
Onorina Dino, “Il volto nuovo” ovvero il tradimento di Antonia Pozzi, in «Otto/Novecento», XXVI, n. 3, settembre-dicembre 2002, pp.71-108.
Graziella Bernabò, Per troppa vita che ho nel sangue. Antonia Pozzi e la sua poesia, Milano, Viennepierre, 2004; poi, con lo stesso titolo, Milano, Àncora 2012; ora Àncora 2022 (nuova edizione aggiornata e ampliata).
Silvio Zenoni, L'ultima poesia, in "Le parole lontane" oppure in «Rivista Italiana di Gruppoanalisi», vol. XX, anno 2006, n.3.
Alessio Iovino, Antonia Pozzi: la vita sognata, in «Il Pendolo» (rivista online), 9 aprile 2009.
Marco Dalla Torre, Antonia Pozzi e la montagna, Milano, Àncora, 2009; ora Àncora 2022 (nuova edizione aggiornata e ampliata).
Laura Oliva, La ricerca del sacro nei versi di Antonia Pozzi, in P. Gibellini, La Bibbia nella Letteratura Italiana, vol. II, età contemporanea, Brescia, Morcelliana, 2009.
Tiziana Altea, Antonia Pozzi. La polifonia del silenzio, Milano, CUEM, 2010. ISBN 978-88-6001-264-7
Alessandra Cenni, La giovinezza che non trova scampo, Con gli scritti universitari inediti di Antonia Pozzi su Goethe e il ruolo del poeta (1933), in «Nuovi Argomenti», n.50, aprile-giugno 2010.
Matteo Mario Vecchio - Davide Assael, Gli appunti di Antonia Pozzi relativi al corso di Filosofia dell'anno accademico 1931-1932 presso l'Università degli studi di Milano, in «Otto/Novecento», XXXV, n. 1, gennaio/aprile 2011, pp. 55–72.
Anna Maria Bonfiglio, A cuore scalzo. La vita negata di Antonia Pozzi, Piateda, CFR, 2012.
Marco Ghezzi, Antonia Pozzi: amore e morte, Treviglio, Zephyro, 2012.
Saveria Chemotti, “Le parole per dirlo”: la poesia di Antonia Pozzi come graphia del sé in A piè di pagina, Saggi di letteratura italiana, Padova, Il Poligrafo casa editrice, pp. 461 - 555, 2012.
Carla Glori, Il "materno" in Antonia Pozzi, in «Leggere donna», n.158, gennaio-febbraio-marzo 2013, pp. 32–33.
Carla Glori, Le Madri-Montagne: il materno e la singolarità di Antonia Pozzi nel panorama letterario femminile del Ventennio, in «Otto/Novecento», XXXVII, n. 3, settembre/dicembre 2013, pp. 133-140.
Matteo Mario Vecchio, Antonia Pozzi. Otto studi. Perché la poesia ha questo compito sublime, Borgomanero, Giuliano Ladolfi, 2013.
Fulvio Papi, L'infinita speranza di un ritorno. Sentieri di Antonia Pozzi, Premessa di Brigida Bonghi, Milano, Mimesis, 2013.
Rino Gualtieri, Il giorno in cui Antonia Pozzi morì e altri racconti, Civitavecchia, Prospettiva, 2015.
Antonia Pozzi: sopra il nudo cuore. Fotografie, a cura di Giovanna Calvenzi e Ludovica Pellegatta, Milano, Fondazione cineteca italiana, 2015.
Dino Formaggio, Amo la tua anima. Lettere ad Antonia Pozzi / Con altre lettere a Dino di Antonia Pozzi, a cura di Giuseppe Sandrini, Verona, Alba Pratalia, 2016.
Gaia De Pascale, Come le vene vivono del sangue. Vita imperdonabile di Antonia Pozzi, Milano, Ponte alle Grazie, 2016.
Elisa Ruotolo, Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi: il dono della vita alle parole, Palermo, Rueballu Edizioni, 2018.
Graziella Bernabò, Antonia Pozzi e la poesia del corpo, in «Dialogoi», rivista di studi comparatistici, 7/2020, pp. 155-171.
Graziella Bernabò, La poesia di Antonia Pozzi e il «mondo della vita», in «Il Protagora», rivista di filosofia e cultura, XLVII, n. 33-34, gennaio-dicembre 2020, pp. 307-315.
Paolo Cognetti (a cura di), L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi, Milano, Ponte ale Grazie, 2021.
Graziella Bernabò,Antonia Pozzi a «Corrente»:il saggio su Aldous Huxley, in «Materiali di Estetica», n. 91-2, 2022, pp. 59-64.