Nel 1985, subì una squalifica a vita per essersi rifiutato di sottoporsi ad un test antidoping il 7 luglio dello stesso anno dopo una competizione a Byrkjelo in Norvegia.
La commissione d'appello decise poi di ridurre la pena a 18 mesi.
Nel 1989, ai campionati nazionali statunitensi indoor, venne trovato positivo ad un test antidoping al testosterone, ma non ci fu alcuna squalifica visto che i risultati del test, pur essendo anormali, non potevano essere considerati sufficienti, là di ogni ragionevole dubbio, per una condanna di colpevolezza.[1]