Penniseto allungato | |
---|---|
Cenchrus setaceus | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
(clade) | Commelinidi |
Ordine | Poales |
Famiglia | Poaceae |
Sottofamiglia | Panicoideae |
Tribù | Paniceae |
Sottotribù | Cenchrinae |
Genere | Cenchrus |
Specie | C. setaceus |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Sottoclasse | Commelinidae |
Ordine | Cyperales |
Famiglia | Poaceae |
Genere | Cenchrus |
Specie | C. setaceus |
Nomenclatura binomiale | |
Cenchrus setaceus (Forssk.) Morrone, 2010 | |
Sinonimi | |
Pennisetum ruppelii | |
Nomi comuni | |
Erba fontana |
Il penniseto allungato (Cenchrus setaceus (Forssk.) Morrone, 2010) è una pianta della famiglia delle Poacee.[2]
È una pianta erbacea perenne, a portamento cespitoso, alta fino a 1,20 m.
Le spighe sono rosa scuro e gradatamente schiariscono con la maturazione, creando così una varietà di sfumature di colore sulla stessa pianta.
La specie è nativa del Nord Africa, del Medio oriente e della penisola arabica.[2]
Introdotta dall'uomo in molte altre aree geografiche come pianta ornamentale, si è rivelata una specie altamente invasiva. Attualmente ha una notevole diffusione in Sudafrica, in America settentrionale (Bermuda, Hawaii, Arizona, California, Colorado, Florida, Louisiana, Nuovo Messico, Oregon, Tennessee, Nevada), nei Caraibi (Guadalupa e Porto Rico), in Indonesia e in Oceania (Figi, Polinesia Francese, Guam, Nuova Caledonia, Nuova Zelanda, Palau e Australia).[3]
In Europa è presente nella Spagna meridionale e nelle isole Baleari, nella Francia meridionale ed in Italia (Sicilia, Sardegna e Calabria). In Italia è stata introdotta nel 1938 dall'Orto botanico di Palermo per essere sperimentata come pianta da foraggio[4], diffondendosi ben presto negli ambienti litoranei del palermitano ove ha trovato condizioni di vita ideali: a distanza di alcuni decenni dal suo primo insediamento si è ormai naturalizzata, costituendo una minaccia per gli equilibri fitocenotici dell'area, colonizzando habitat di consueto occupati dall'Ampelodesmos mauritanicus, con cui condivide le esigenze climatiche e nutritive; in alcuni casi è divenuto l'elemento dominante della composizione floristica della biocenosi nota come Penniseto setacei-Hyparrhenietum hirtae.[3]