Il nome generico (Chaenorhinum) deriva da alcune parole greche il cui significato è "con naso aperto", infatti “chaeno” = aperto, spalancato e “rhin” = naso e fa riferimento alla particolare forma della corolla definita anche "personata".[2] L'epiteto specifico (minus) significa "piccolo, minore, minimo" e fa riferimento alle dimensioni della pianta.[3][4]
Il nome scientifico della specie è stato definito inizialmente da Linneo (1707 – 1778), con la denominazione basionomica Antirrhinum minus, perfezionato successivamente nella denominazione attuale dal botanico e micologo danese Johan Martin Christian Lange (Ødstedgaard, 20 marzo 1818 – Copenaghen, 3 aprile 1898) nella pubblicazione "Prodromus Florae Hispanicae seu Synopsis Methodica omnium Plantarum in Hispania Sponte Nascentium vel Frequentius Cultarum quae Innotuerunt Auctoribus. Stuttgartiae - 2(3): 577" del 1870.[5]
Queste piante arrivano ad una altezza di 5 – 30 cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Tutta la superficie di queste piante è pubescente-ghiandolosa.[6][7][8][9]
Le foglie inferiori lungo il caule sono disposte in modo opposto (alternato sopra). La lamina è gradualmente attenuata nel picciolo ed ha delle forme da lanceolate-lineari a ovali strette; raramente la forma può essere oblanceolata con larghezze fino a 6 mm. I bordi sono interi e l'apice è smussato. Dimensione delle foglie: larghezza 1,5 – 2 mm; lunghezza 12 – 25 mm.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.[7]
Il calice, tuboloso-campanulato, più o meno attinomorfo e gamosepalo, è diviso sino alla base in 5 lacinie con forme lineari-spatolate. In genere il calice è più grande del frutto. Lunghezza delle lacinie: 3 – 5 mm.
La corolla, gamopetala e tubolare del tipo bilabiato con lobi patenti, è rigonfia nella parte basale. Il labbro superiore è verticale e bilobato; quello inferiore è trilobato. Un rigonfiamento (sperone) è presente all'altezza delle fauci della gola della corolla in posizione abassiale; la forma è più o meno cilindrica ed è lungo 1 - 2 volte il diametro. Il palato non è occluso. Il colore della corolla è giallo-violaceo. La lunghezza della corolla è di 4 – 9 mm dei quali 1/3 spettano allo sperone.
Il frutto è una capsula con pareti regolarmente bollose. All'interno i semi sono numerosi, con forme ovali e con la testa alveolata raramente reticolata (normalmente non sono presenti creste longitudinali). Al momento della maturazione i semi fuoriescono da due fori che si aprono nella parte superiore del frutto (capsula porocida).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento - dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
La famiglia di appartenenza di questa specie (Plantaginaceae) comprende 113 generi con 1800 specie[7] (oppure secondo altri Autori 114 generi e 2400 specie[8], o anche 117 generi e 1904 specie[12] o 90 generi e 1900 specie[13]) ed è suddivisa in tre sottofamiglie e oltre una dozzina di tribù. Il genere della specie di questa voce appartiene alla sottofamiglia Antirrhinoideae (tribù Antirrhineae) e si compone di una ventina di specie distribuite soprattutto dal Mediterraneo occidentale fino all'Iran.[6]
Habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono gli incolti aridi, i bordi delle vie e le aree sabbiose; ma anche gli ambienti ruderali. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[17]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.200 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e in parte quello montano (oltre a quello planiaziale).
Fitosociologia: da un punto di vista fitosociologico alpino Chaenorhinum minus appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]
Formazione: delle comunità delle fessure delle rupi e dei ghiaioni
Habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono gli incolti aridi, i bordi delle vie e le aree sabbiose; ma anche i campi e le colture, le aree ruderali, ghiaioni e pietraie. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[17]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.200 ms.l.m. (massimo 1900 ms.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiaziale).
Fitosociologia: da un punto di vista fitosociologico alpino Chaenorhinum minus appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]
Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
D. C. Albach, H. M. Meudt and B. Oxelman, Piecing together the “new” Plantaginaceae, in American Journal of Botany, vol. 92, n. 2, 2005, pp. 297-315 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.