Enteroctopus

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Polpi giganti
Enteroctopus dofleini
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumMollusca
ClasseCephalopoda
OrdineOctopoda
SuperfamigliaOctopodoidea
FamigliaEnteroctopodidae
GenereEnteroctopus
Rochebrune e Mabille, 1889
Specie
Areale

     Enteroctopus dofleini

     Enteroctopus megalocyathus

     Enteroctopus magnificus

     Enteroctopus zealandicus

Enteroctopus Rochebrune e Mabille, 1889 è un genere di cefalopodi della famiglia degli Enteroctopodidi.[1]

I suoi membri, caratterizzati da grosse dimensioni, sono comunemente noti in italiano come polpi giganti.

Il nome generico Enteroctopus fu creato da Alphonse Tremeau de Rochebrune e Jules François Mabille nel 1887 e pubblicato nel 1889, dal greco antico: ἔντερον?, énteron ("intestino") e ὀκτώπους, oktṓpous ("con otto piedi"), quindi «animale con otto piedi [con le zampe/braccia a forma di] tubo intestinale»[2].

La specie a cui più si addice il nome di «polpo gigante» è Enteroctopus dofleini, a cui appartiene il più grande polpo conosciuto, un esemplare del peso di 71 kg[3]. Può superare i 3 metri di lunghezza. Le altre specie sono invece molto più piccole: E. megalocyathus, ad esempio, raggiunge al massimo i 4 kg di peso e un metro di lunghezza[4][5]. E. magnificus raggiunge una lunghezza massima di 1,5 m[6].

Il corpo delle varie specie di Enteroctopus è ricoperto da caratteristiche frange carnose che si estendono in senso longitudinale sia sul dorso che sui lati. La testa è molto più piccola del mantello. L'ectocotile dei maschi, situato sul terzo tentacolo destro, è lungo e sottile rispetto a quello di altre specie di octopodidi e spesso occupa un quinto della lunghezza del tentacolo.[6][7]

Distribuzione e habitat

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Le specie del genere Enteroctopus sono ristrette alle aree temperate di entrambi gli emisferi. E. dofleini è l'unica specie diffusa nell'emisfero boreale ed è anche quella dall'areale più vasto: esso va, infatti, da San Diego (California) al Giappone, comprendendo anche il Mare di Okhotsk e quello di Bering[7]. Le altre tre specie vivono solo nell'emisfero australe: E. megalocyathus lungo le coste sud-orientali del Sudamerica[8], E. magnificus lungo le coste sud-occidentali dell'Africa, dalla Namibia a Port Elizabeth (Sudafrica), ed E. zealandicus nelle acque temperate della Nuova Zelanda[6].

Il genere Enteroctopus comprende le seguenti specie:[1][9]

  1. ^ a b (EN) Enteroctopus, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 14 novembre 2024.
  2. ^ (FRLA) Alphonse-Tremeau de Rochebrune e Jules François Mabille, Mission scientifique du cap Horn, 1882-1883, Paris, Gauthier-Vallars, 1889, p. 7. URL consultato il 9 dicembre 2022.
    «[...] brachiis longissimis, intestiniformibus [...]»
  3. ^ (EN) Cosgrove, J. A. (1987). Aspects of the Natural History of Octopus dofleini, the Giant Pacific Octopus. M.Sc. Thesis. Department of Biology, University of Victoria (Canada), 101 pp.
  4. ^ (EN) Perez, M. C., D. A. Lopez, K. Aguila & M. L. Gonzalez (2006). Feeding and growth in captivity of the octopus Enteroctopus megalocyathus Gould, 1852. Aquaculture Research 37: 550–555.
  5. ^ (EN) Gleadall, I. G. & M. A. Salcedo-Vargas (2004). Catalogue of the Cephalopoda Specimens in the Zoology Department of Tokyo University Museum. Interdisciplinary Information Sciences 10: 113–142.
  6. ^ a b c (EN) Norman M., Cephalopods: A World Guide, Heckenhaim, Germany, ConchBooks, 2003, pp. 213–216.
  7. ^ a b (EN) Frederick (Eric) George Hochberg, Enteroctopus; Enteroctopus dofleini Wülker, 1910 new combination, in Paul Valentich Scott e James A. Blake (a cura di), Taxonomic Atlas of the Benthic Fauna of the Santa Maria Basin and the Western Santa Barbara Channel, vol. 8, Santa Barbara, California, Santa Barbara Museum of Natural History, 1998, pp. 203-208, ISBN 0-936494-13-1.
  8. ^ (EN) CephBase: Countries' Exclusive Economic Zones with Enteroctopus megalocyathus Archiviato il 5 settembre 2006 in Internet Archive.
  9. ^ (EN) Norman, M. D. & F. G. Hochberg, The current state of octopus taxonomy, in Phuket Marine Biological Center Research Bulletin, vol. 66, 2005, pp. 127–154.
  10. ^ a b Mipaaf - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 3 aprile 2018.

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