Eurotamandua | |
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Fossile di Eurotamandua joresi | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Ordine | †Afredentata o Pholidota |
Genere | † Eurotamandua |
Specie | † E. joresi |
L'eurotamandua (Eurotamandua joresi) è un mammifero estinto di incerta collocazione sistematica, forse appartenente ai folidoti. Visse nell'Eocene medio (circa 49 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Germania.
Questo animale doveva essere sorprendentemente simile a un odierno formichiere, in particolare al genere Tamandua. Come i formichieri, Eurotamandua possedeva un cranio privo di denti e dal muso tubolare e allungato, grandi artigli ricurvi, forti arti e una lunga coda robusta. Era lungo circa 90 centimetri, più o meno come l'odierno tamandua. Secondo Storch (1981), Eurotamandua possedeva numerose altre caratteristiche diagnostiche in comune con gli xenartri (un gruppo di mammiferi tipici dell'America meridionale, tra cui i formichieri). Tra queste, si ricordano una grande esposizione dell'osso lacrimale, una bulla uditiva accessoria, una spina scapolare secondaria, e una sinostosi ischiosacrale (ossa fuse). Alcune di queste caratteristiche, tuttavia, sono ambigue ed è certo che Eurotamandua non possedeva articolazioni xenartrali (tipiche invece degli xenartri).
Descritto per la prima volta nel 1981 da Storch sulla base di un eccellente scheletro completo ritrovato nel pozzo di Messel, Eurotamandua joresi è stato immediatamente attribuito agli xenartri e in particolare ai vermilingui (i formichieri), a causa delle notevoli somiglianze morfologiche. Tuttavia, esami successivi hanno indicato che molte delle caratteristiche utilizzate per definire la classificazione di questo animale non erano così chiaramente identificabili, a causa della particolare conservazione del fossile (come spesso accade per i fossili di Messel, compressi in scisti bituminosi e parzialmente deformati). Altri studi successivi hanno avvicinato Eurotamandua ai folidoti (gli attuali pangolini) e agli estinti paleanodonti (Rose, 1988, 1999; Shoshani et al., 1997), ed è inoltre possibile che queste forme fossero lontanamente imparentate con i veri xenartri sudamericani. Un vero pangolino, in effetti, è stato scoperto a Messel (Eomanis waldi); la ridescrizione di un altro fossile (Eomanis krebsi) interpretato come un esemplare giovane di Eurotamandua (o di una forma simile) ha sottolineato la possibile stretta parentela tra Eurotamandua e i folidoti o i paleanodonti.
Tuttavia, vi è un'ipotesi secondo la quale Eurotamandua non farebbe parte di xenartri, folidoti o paleanodonti, ma sarebbe un membro di un ordine a sé stante, Afredentata, le cui affinità non sono ben chiare, ma potrebbero essere vicine sia agli xenartri che ai paleanodonti (Szalay e Schrenk, 1998). In ogni caso, la posizione filogenetica di questa forma è tuttora oscura.
Se Eurotamandua risultasse essere a tutti gli effetti uno xenartro, ciò porrebbe un notevole problema paleogeografico; tutti gli xenartri noti, infatti, sono stati ritrovati nel continente sudamericano (a parte qualche forma molto più recente del Nordamerica) e nessun fossile di questo gruppo è noto in Africa o in Asia, né tantomeno in Europa. Inoltre, altri vertebrati di Messel mostrano sorprendenti somiglianze con le faune del Terziario inferiore sudamericano, come il crocodilomorfo Bergisuchus e l'uccello Ameghinornis. Non è chiaro come queste forme si siano eventualmente spostate attraverso i continenti nel corso dell'Eocene o addirittura in epoca anteriore.