Giuseppe Ghislandi nasce nel quartiere di Borgo San Lorenzo di Bergamo nel 1655, da Domenico, pittore di prospettive e panorami decorativi[2], e Flaminia Mansueti.
Nel 1675 entrò come frate laico nell'Ordine dei frati minimi nel convento di San Francesco da Paola a Venezia, assumendo il nome di Vittore. In città rimase fino al 1688, dedito allo studio delle opere di Tiziano e Paolo Veronese, a quest'anno è databile il Ritratto di Domenico Ghislandi
Rientrato a Bergamo si trasferisce intorno al 1690 ancora a Venezia come allievo e collaboratore di Sebastiano Bombelli entrando in contatto con l'opera dei ritrattisti Nicolò Cassana, il fiammingo Jan de Kerkchoven detto Giacomo da Castello e del ritrattista ceco Johann Kupezky. A questo periodo possono risalire il Ritratto di Bartolomeo Manganoni del 1695 circa, e conservato al Musée d'Art et d'Histoire di Narbona e il Ritratto di patrizio veneziano, degli ultimi anni del secolo XVII e in collezione privata.
Nel 1701 circa ritorna a Bergamo. Di questo periodo sono il Busto di Vitellio Imperatore, del 1702 all'Accademia Carrara di Bergamo, con il probabile pendant costituito dal Busto di un poeta laureato, conservato in collezione privata; il Ritratto del marchese Rota e del capitano Brinzago, databile tra il 1702 e il 1705; il Ritratto di gentiluomo, il Ritratto di gentiluomo e il Ritratto di gentiluomo in giacca rossa, questi ultimi tre databili al 1705 circa e in diverse collezioni private. In questo periodo si perfeziona sotto la guida di Salomon Adler, pittore di origine polacca attivo precedentemente a Milano come ritrattista.
Nella sua città natale iniziano le maggiori commesse da parte dell'aristocrazia locale, di queste fanno parte il Ritratto di gentiluomo di casa Finardi del 1710; il Ritratto di Clara Benaglio Finardi del 1710, entrambi in collezione privata; il Ritratto di gentildonna con ventaglio del 1710 circa; il Ritratto del conte Gerolamo Secco Suardo del 1711, conservato all'Accademia Carrara di Bergamo; il Ritratto di Gian Domenico Tassi, databile tra il 1710 e il 1715 della Collezione Koelliker; il Ritratto di gentiluomo di casa Secco Suardo realizzato tra il 1712 e il 1715, entrambi in diverse collezioni private e il Ritratto del conte Giovan Battista Vailetti, databile al 1720 circa, conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Nel 1717 si recò a Bologna: entrò in contatto con Giuseppe Maria Crespi, e fu nominato membro d'onore dell'Accademia Clementina. Tornato a Bergamo, l'artista creò ritratti definiti dai contemporanei capricciosi: i personaggi vestivano abiti inconsueti e orientaleggianti, a volte in pose arroganti.
Di questi anni sono il Ritratto del conte Giovan Battista Vailetti, conservato a Venezia, il Doppio ritratto del conte Giovanni Secco Suardo con il suo servo, conservato all'Accademia Carrara di Bergamo, e il Ritratto del dottor Bernardi bolognese, in collezione privata.
Secondo Francesco Maria Tassi dal 1732 "cominciò a dipignere col dito anulare tutte le carnagioni, la qual cosa continuò sino alla morte". L'artista preferì usare le dita a impastare il colore abbandonando l'uso del pennello, portandolo alla ricerca del colore puro preludendo la pittura dell'Ottocento. Con questa tecnica realizzò quelli che sono considerati i suoi capolavori.[3]
Tra il 1735 e il 1740 dipinse il Ritratto di Salomon Adler, in collezione privata a Bergamo.
Nel 1737 rifece, con la nuova tecnica, il volto del Ritratto di Francesco Maria Bruntino e i ritratti di Isabella Camozzi de' Gherardi, in collezione privata, il capolavoro Gentiluomo con tricorno al Museo Poldi Pezzoli, il Ritratto dell'avvocato Giacomo Bettami de' Bazini, il Ritratto di giovane pittore, entrambi all'Accademia Carrara di Bergamo e il Giovane con turbante, in collezione privata.
La sua attività di ritrattista che durò almeno mezzo secolo ha dato un volto ai personaggi e testimonianza alla moda del Settecento bergamasco.[4]
Francesco Maria Tassi, Fra Vittore Ghislandi pittore, in Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi, Bergamo 1793, tomo II, pagine 57-74 (versione digitale della Bibliotheca Hertziana).
Valentino Bernardi, Il pittore Fra' Vittore Ghislandi da Galgario, Bergamo 1910.
Michele Biancale, L'arte di frate Vittore Ghislandi, Tip. Unione Ed., Roma, 1913.
I pittori della realtà in Lombardia, catalogo della mostra svoltasi a Milano nel 1953.
Giovanni Testori, Il Ghislandi, il Ceruti e i veneti in «Paragone» n. 57, 1954, pagine 16-33.
Mostra di Fra' Galgario e del Settecento in Bergamo, catalogo della mostra svoltasi a Bergamo nel 1955.
Fra Galgario. I maestri del colore. Fratelli Fabbri editore, Milano, 1966
Fra' Galgario nelle collezioni private bergamasche, catalogo della mostra svoltasi a Bergamo nel 1967.
Francesco Frangi, Pittura della realtà a Bergamo e Brescia nel Settecento: l'attitudine al ritratto, in Settecento lombardo catalogo della mostra svoltasi a Milano nel 1991, testo alle pagine 38-43 e schede alle pagine 72-80.
Fra Galgario. Quattordici dipinti da collezioni private, catalogo della mostra svoltasi a Milano nel 1995.
Francesco Rossi, Fra' Galgario. Le seduzioni del ritratto nel '700 europeo, Milano, Skira - catalogo della mostra svoltasi a Bergamo dal 2 ottobre 2003 all'11 gennaio 2004, 2003.