Figlio del patriota bresciano Agostino Rovetta e della benestante Maria Ghisi, che fu madre distratta dalla natura ambiziosa e dalla vita di società. Il piccolo Gerolamo perse il padre all'età di nove anni e dovette seguire a Verona la madre risposata. Affidato a pedagoghi incapaci, studiò poco e male, lasciandosi presto coinvolgere dalla vita di società del salotto materno, dove conobbe giornalisti, letterati e artisti.
La crescente passione per l'arte e le disponibilità finanziarie assicurategli dalla eredità del patrimonio paterno lo indussero a trasferirsi a Milano, dove gli riuscì facile introdursi nell'alta società e dove pubblicò il suo primo romanzo Mater dolorosa. Ben presto la vita dissipata lo ridusse in gravi difficoltà economiche, fino a spingerlo al suicidio. Lasciò incompiuto il suo ultimo romanzo, Il successore.[1]
Fu autore di romanzi e racconti, nei quali rivelò una certa attitudine alla osservazione psicologica, peraltro poco approfondita, nonché di opere teatrali. Il suo primo romanzo fu Mater dolorosa, scritto nel 1882, ambientato nel mondo dei nobili, che fu spesso campo di osservazione delle sue commedie d'intreccio.
Gerolamo Rovetta può essere definito uno scrittore verista, perché le sue opere nascono dall'osservazione attenta della società e dei singoli individui, rappresentati talvolta con pessimismo, talvolta con ironia. Tuttavia i suoi personaggi restano su uno sfondo tardo-romantico con oscillazioni e contraddizioni, che in ogni caso fanno di questo scrittore un interprete del suo tempo.[2] Egli apprezzò i libri dei francesi Émile Zola e Alphonse Daudet, dai quali trasse l'ispirazione per i suoi drammi, rappresentanti la politica e la borghesia lombarda fra l'Ottocento e il Novecento, lontane ormai dagli ideali del Risorgimento e con le incertezze tipiche di un'età di transizione.
Fu amato dal pubblico e la sua popolarità non fu legata solo all'opera principale Romanticismo, ma anche ad alcuni romanzi che ebbero grande diffusione. Tra questi Mater dolorosa (1882), La Signorina (1900), La Baraonda (1905) [3].
Gerolamo Rovetta fu autore molto prolifico. L'elenco che segue, con articolazione narrativa e teatro, non esaurisce la sua abbondante produzione. Molte di queste opere furono pubblicate da Garzanti, Sonzogno, Mondadori.
Giuseppe Robiati, Gerolamo Rovetta - Studio critico, in «La Letteratura», Torino, luglio 1888.
Sabatino Lopez, Gerolamo Rovetta, in «Nuova Antologia», 1, 11, 1905.
Carlo Levi, in «Rivista teatrale italiana», Firenze, 1910, pp. 193-210.
Enrico Bevilacqua, Saggio di bibliografia rovettiana, estratto da «La Lucerna», Ancona, 1926.
Enrico Bevilacqua, Gerolamo Rovetta e la sua famiglia materna, Firenze, 1925.
Benedetto Croce, in «La Letteratura della nuova Italia», Bari, 1929, Volume 3°, pp. 163-167.
Ettore Bonora ( a cura di), Rovetta Gerolamo, Dizionario della letteratura italiana, Milano, Rizzoli, 1977
Antonio Carrannante, Politica e 'antipolitica' nei romanzi di Gerolamo Rovetta, «Giornale di storia contemporanea», anno 13°, n. 2, dicembre 2010, pp. 196-206.
Antonio Carrannante, Il problema morale nell'opera di Gerolamo Rovetta fra protesta e rassegnazione, estratto da "Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 2010", Brescia, 2015, pp. 179-194.