Glicirrizina | |
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Nome IUPAC | |
acido (3-β,20-β)-20-carbossi-11-osso-30-norolean-12-en-3-il- -2-O-β-D-glucopiranuronosil-α-D-glucopiranosiduronico | |
Nomi alternativi | |
glicirrizina acido glicirrizinico acido glicirrizico | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C42H62O16 |
Massa molecolare (u) | 822,94 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 215-785-7 |
PubChem | 14982 |
DrugBank | DBDB13751 |
SMILES | CC1(C2CCC3(C(C2(CCC1OC4C(C(C(C(O4)C(=O)O)O)O)OC5C(C(C(C(O5)C(=O)O)O)O)O)C)C(=O)C=C6C3(CCC7(C6CC(CC7)(C)C(=O)O)C)C)C)C |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g/cm3, in c.s.) | ? |
Temperatura di fusione | 220 °C (493,15 K) |
Indicazioni di sicurezza | |
Frasi H | --- |
Consigli P | --- [1] |
La glicirrizina è un glicoside saponinico tri-terpenoide che rappresenta il principio attivo dell'estratto di liquirizia. In forma acida non è particolarmente solubile in acqua, ma il suo sale di ammonio risulta solubile per valori di pH > 4.5.
In ambito farmacologico questo composto viene sfruttato come espettorante e come gastroprotettore nell'ulcera peptica. Trova anche utilizzo come dolcificante alimentare, essendo fino a 50 volte più dolce del saccarosio e rispetto al quale il gusto dolce viene percepito più tardi ma rimane più a lungo in bocca. Rispetto al dolcificante sintetico aspartame continua a conferire gusto dolce anche in seguito a riscaldamento. Effetti collaterali dovuti a sovradosaggio sono l'ipertensione e l'edema, dovuti all'accumulo di ioni sodio e acqua. La glicirrizina, inibisce l'enzima 11beta-idrossisteroide deidrogenasi il quale, in una situazione fisiologica, catalizza la formazione di cortisone (forma meno attiva) a partire dal cortisolo (forma attiva). Il cortisolo può agire similmente all'aldosterone sui recettori mineralcorticoidi, con conseguente aumentato riassorbimento di sodio e acqua nel tubulo collettore renale. L'uso è comunque sconsigliato per chi soffre di ipertensione arteriosa.
L'American Journal of Epidemiology ha pubblicato un articolo in cui le viene attribuito un aumento della probabilità di disordini cognitivi e del comportamento nei bambini di donne che ne abbiano fatto un largo consumo in gravidanza: secondo Seckl e Katri Räikkönen, del dipartimento di psicologia dell'Università di Helsinki, la glicirizzina può danneggiare la placenta, lasciando passare alcuni ormoni legati allo stress che vengono prodotti dall'organismo della madre[2].