Juliusz Kaden-Bandrowski (Rzeszów, 24 febbraio 1885 – Varsavia, 8 agosto 1944) è stato uno scrittore polacco.
Kaden-Bandrowski nacque in una famiglia protestante appartenente all'intellighenzia polacca. Il padre si chiamava Juliusz Marczyński Bandrowski e la madre Helena Kaden. Si sposò con Romana Szpak, dalla quale ebbe due figli, che morirono entrambi durante la seconda guerra mondiale.[1]
La carriera di studi di Kaden-Bandrowski incluse anche studi artistici come l'Accademia di musica a Cracovia, a Lipsia e a Bruxelles.[2]
Dopo un infortunio alla mano Kaden-Bandrowski decise di abbandonare la carriera di pianista e di iscriversi ai corsi di filosofia a Bruxelles, lavorando contemporaneamente come giornalista.[1]
Partecipò alla prima guerra mondiale combattendo nelle legioni del generale e futuro capo di Stato Józef Piłsudski. Prese parte anche alla guerra sovietico-polacca (1919-1921). Tra il 1918 e il 1920 ha diretto il servizio stampa dell'esercito polacco.[3]
Nel primo dopoguerra aderì al gruppo di poeti sperimentali Skamander fondato da Julian Tuwim.
Dal gennaio 1921, soggiornò per qualche mese negli Stati Uniti d'America per partecipare a conferenze riguardanti la situazione del popolo polacco.
Durante la seconda guerra mondiale restò a Varsavia, dove fu attivo come insegnante di musica e di lettere.
Morì il 4 agosto 1944 durante la Rivolta di Varsavia, a causa delle ferite provocate dall'esplosione di un missile.[2]
Kaden-Bandrowski assunse numerosi incarichi, tra i quali quelli di presidente dell'Associazione dei Letterati polacchi a Varsavia dal 1923 al 1926, di dirigente dal 1933 dell'Accademia polacca delle lettere, di direttore della Società per la Promozione della Cultura teatrale (TKKT) a Varsavia, dal 1933 fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.[1]
Kaden-Bandrowski esordì nel 1911 con il romanzo Niezgula e con la raccolta di racconti Professioni (Zawodi).[2]
Le sue opere si caratterizzarono per uno spirito politico polemico ispirato dalle ideologie del generale Piłsudski, da un originale dinamismo stilistico principalmente espressionistico e naturalistico ma aperto alla combinazione di stili diversi e di varie tecniche letterarie, da un grande impegno dal punto di vista dei contenuti, da una forte satira riguardante la politica del suo Paese, da una rappresentazione lasciva delle relazioni umane.[3][4][5]
Nel romanzo Il Generale Barcz del 1923 Kaden-Bandrowski approfondì il tema del potere e delle sue relazioni con la società e con la morale, invece nello scritto Le ali nere (Czarne skrzydła, 1928) si dedicò al conflitto tra le problematiche, le ingiustizie del lavoro e il capitale. Con l'opera Matteo Bigda (Mateusz Bigda, 1933), la critica di Kaden-Bandrowski si ampliò e riguardò la funzione e il ruolo dei partiti politici e del parlamento.[2][6]
I capolavori di Kaden-Bandrowski non furono però le opere incentrate sulla politica, ma quelle autobiografiche e basate sui ricordi infantili, come ad esempio le novelle La città di mia madre (Miasto mojej matki, 1925) e All'ombra dell'ontano dimenticato (W cieniu zapomnianej olszyny, 1926).[2]
Il suo romanzo L'arco, ha avuto due adattamenti cinematografici, invece Matteo Bigda fu adattato al piccolo schermo.[1]
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