Le serve

Le serve
Opera teatrale atto unico
AutoreJean Genet
Titolo originaleLes bonnes
Lingua originale
Generedramma
AmbientazioneCamera da letto di Madame
Composto nel1946; rielaborazione dell'autore stesso nel 1954
Prima assoluta1947
Théâtre de l'Athénée - Parigi
Personaggi
  • Solange Lemercier, cameriera, sorella di Claire
  • Claire Lemercier, cameriera, sorella di Solange
  • Madame, una ricca signora
 

Le serve (Les bonnes) è un atto unico di Jean Genet scritto nel 1946. È una commedia tragica e violenta liberamente ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel febbraio del 1933 a Le Mans, in Francia.

Il fatto di cronaca nera

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Due sorelle di nome Christine e Léa Papin, di 28 e 21 anni, a servizio da almeno 4 anni presso una famiglia borghese composta da coniugi di mezza età e dalla loro figlia, in seguito ad un rimprovero per un banale incidente, massacrarono madre e figlia.

Lo fecero con inaudita ferocia, strappando gli occhi alle vittime ancora agonizzanti, seviziandone poi i corpi con accanimento. Commesso il delitto si ritirarono nella loro stanza per dormire nello stesso letto. Al giudice non fornirono alcun motivo comprensibile del loro atto, l'unica loro preoccupazione sembrò quella di condividerne interamente la responsabilità[1].

Jacques Lacan si interessò a questo delitto e ne scrisse al tempo dei suoi primi studi sulla paranoia (1931, 1933)[2][3][4]. Il famoso articolo Motivi del delitto di paranoia. Il delitto delle sorelle Papin[5] consente di mettere in evidenza alcuni aspetti della dinamica psicologica delle domestiche protagoniste di Genet.

Claire e Solange sono due sorelle, cameriere-modello al servizio di una ricca signora. Ogni volta che lei esce di casa le due donne si scambiano la parte fra loro, recitano a turno il ruolo della padrona e della serva; chi interpreta la serva non mette in scena se stessa, ma l'altra sorella. Questo rituale quotidiano, consumato nella camera da letto della signora, celebra e alimenta l'ambivalenza affettiva nei confronti di Madame: amata, ammirata, e insieme invidiata e odiata. Le sorelle indossano i gioielli più preziosi di Madame, i suoi vestiti più belli, ne imitano la voce e gli atteggiamenti che ogni giorno sono costrette a contemplare, e sognare, con invidia, in silenzio. Nella loro quotidiana, delirante performance mostrano la loro femminilità cattiva, erotica, malata. Sottomesse a sentimenti di adorazione e di odio per la loro padrona, attraverso il gioco delle parti, sfogano tutto il loro rancore fino a simulare il momento in cui la uccidono.

Il loro gioco diventa sempre più pericoloso: un giorno denunciano l'amante di Madame con delle lettere anonime. Venendo a sapere che sarà scarcerato per mancanza di prove, temono che il loro tradimento possa essere scoperto; ed ecco che il piano della finzione e quello della realtà, nella loro mente squilibrata, si confondono e l'omicidio si materializza in una tazza di tisana avvelenata. Cercano di farla bere alla signora, ma falliscono nell'intento. A questo punto provano a eliminarsi a vicenda.

Alla fine Claire si dà la morte bevendo la tisana, mentre Solange, dato che la polizia prenderà quel gesto come un omicidio, "ebbra di gloria, tenta di innalzarsi con la pompa degli atteggiamenti e delle parole fino al magnifico destino che l'aspetta:"[6] si prepara consapevolmente, incatenandosi, nell'attesa dei gendarmi.

L'immaginario e la realtà

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Evidentemente diverse nella tecnica di esecuzione, nell'ambientazione e nell'epilogo, le due storie sono accomunate dalla stessa impalcatura psicologica, cioè da tutto quello che succede nella fantasia delle due folli fantesche. Scrive Cesare Musatti in proposito:

«Ci è ignota la storia segreta di quanto accaduto nella mente delle sorelle Papin per giungere al dramma, dato che le uniche notizie sono quelle confuse e frammentarie, fornite da loro stesse [...] La lacuna è colmata da Genet: il quale presenta queste altre sorelle (o quelle stesse?) nella loro vita quotidiana, e nell'alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delitto e delitto reale: un alternarsi e un fondersi insieme. Ciò caratterizza la psicosi: il vivere la realtà come gioco e irrealtà, e il sentire come realtà la fantasia e il gioco»

Genet avrebbe voluto che le cameriere fossero interpretate da giovinetti. Scrive Jean-Paul Sartre:

«... il suo obiettivo era mostrare la femminilità senza femmina, mostrare una irrealizzazione, una falsificazione della femminilità, ...e così radicalizzare l'apparenza. [...] Le caratteristiche femminili dovevano essere solo "apparenza", solo il risultato di una commedia, ... come sogno impossibile di uomini in un mondo privo di donne. (...) Solange e Claire amano Madame, che nel linguaggio di Genet significa che vorrebbero essere Madame e appartenere all'ordine sociale di cui invece sono gli scarti... Ma secondo Genet è proprio dall'immaginazione di Madame che nascono tali scarti: basse, ipocrite, cattive, ingrate perché i loro padroni così le immaginano, esse fanno parte del "popolo pallido e multicolore che vegeta nella coscienza della gente dabbene". Claire nella parte di Madame dirà: "È grazie a me, soltanto a me, che la serva esiste. Grazie ai miei strilli e ai miei gesti".[7] Quando le presenta alla ribalta Genet non fa dapprima che riflettere i loro fantasmi alle donne oneste del pubblico... che non si accorgono di essere state loro stesse a crearle, come i sudisti hanno creato i negri. La sola reazione di quelle creature senza rilievo è che esse, a loro volta, sognano... ed immaginano di diventare il Padrone che le immagina»

Le due serve, insomma, non sono realmente “serve”, ma rappresentano tutti coloro che, in modo diverso e a diverso titolo, sono oppressi, rifiutati, reietti, considerati diversi e pertanto relegati ai margini.

Genet stesso nella prefazione al testo dà indicazioni alla messa in scena:

«Le attrici non devono salire in scena col loro naturale erotismo, imitare le donne che si vedono sullo schermo. L’erotismo personale, in teatro, degrada la rappresentazione. Le attrici sono perciò pregate, come dicono i greci, di non scodellar la fica in tavola. (“Le serve”) è una favola... Bisogna a un tempo crederci e rifiutarsi di crederci, ma poiché ci si possa credere occorre che le attrici recitino non secondo un modulo realistico.»

Rappresentazioni

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Prima assoluta nell'aprile del 1947 a Parigi al Théâtre de l'Athénée. Regia di Louis Jouvet. Con Monique Mélinand, Yvette Etiévant e Yolande Laffon. Genet concesse a Jouvet il permesso di affidare le parti a donne.

  1. ^ cfr. i reportage di Jérôme e di Jean Tharaud in Paris-Soir del 29 e 30 settembre e dell'8 ottobre 1933
  2. ^ Jacques Lacan, Motifs du crime paranoiaque: le crime des soeurs Papin, con la nota: «Au docteur Georges Dumas, en respectueuse amitié», in Le Minotaure, n° 3/4 – 1933-34, pag. 27
  3. ^ Obliques n° 2, (rivista di Letteratura e Teatro, numero dedicato a Genet) 1972, pp. 100-103.
  4. ^ Jacques Lacan, De la psychose paranoïaque dans ses rapports avec la personnalité, in Le champ freudien, (collana di Psicoanalisi, fondata nel 1964 da Jacques Lacan) Editore Seuil, Parigi, 1975, pp. 25-28
  5. ^ in Les Bonnes di Jean Genet, Centro Studi del T.S.T. (a cura di), tr. Maria Antonietta Schepisi - Programma di sala n.6 del Teatro Stabile di Torino, 1980
  6. ^ Dall'introduzione di Jean-Paul Sartre in: Jean Genet, Le serve, Collezione di teatro Einaudi, Torino 1979, tr. Giorgio Caproni
  7. ^ Jean Genet, Le serve, tr. Giorgio Caproni, Collezione di teatro Einaudi, Torino 1979 pag. 45
  • Jean Genet, Le serve, tr. Giorgio Caproni, Collezione di teatro Einaudi, Torino 1979 ISBN 978-88-06-11643-9
  • Isabelle Blondineax, L'assassinio è cosa... inenarrabile! (Le Serve) in Atti del Convegno internazionale Jean Genet - Chiavi di lettura, Reggio Emilia 27 - 29 aprile 1989

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