Ma Qi

Ma Qi
馬麒

Governatore militare del Qinghai
Durata mandatoottobre 1915 –
dicembre 1928
PredecessoreLian Xing (Lien Hsing)
SuccessoreSun Lianzhong

Presidente del Governo del Qinghai
Durata mandatosettembre 1929 –
maggio 1931
PredecessoreSun Lianzhong (Sun Lien-chung)
SuccessoreMa Lin

Dati generali
Partito politico Kuomintang
Ma Qi
馬麒
NascitaDaohe, 23 settembre 1869
MorteXining, 5 agosto 1931
EtniaHui
Religionemusulmana
Dati militari
Paese servito Impero Qing
Repubblica di Cina (bandiera) Repubblica di Cina
UnitàEsercito Ninghai
Anni di servizioanni 1890 - 1931
GradoTenente generale
GuerreRibellione dei Boxer
Rivoluzione Xinhai
Ribellione di Bai Lang
Pacificazione del Qinghai del Kuomintang
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Ma Qi[1] (馬麒T, 马麒S, Mǎ QíP, Ma Ch'iW, Xiao'erjing: ﻣَﺎ چِ) (Dahoe, 23 settembre 1869Xining, 5 agosto 1931) è stato un generale e politico cinese di etnia hui, signore della guerra musulmano agli inizi del XX secolo.

Di etnia hui, Ma nacque a Daohe, ora parte della provincia di Linxia nel Gansu in Cina. Suo padre era Ma Haiyan e suo fratello Ma Lin. Era un comandante anziano del Qinghai - regione del Gansu durante la tarda dinastia Qing. Si diceva che Ma Sala fosse suo padre.[2] Ma Qi guidò le truppe islamiche lealiste a schiacciare i ribelli musulmani durante la rivolta dei Dungani.[3]

Durante la ribellione dei Boxer Ma Qi combatté, assieme a suo padre Ma Haiyan, il generale del Giappone imperiale Dong Fuxiang contro l'invasione dell'Alleanza delle otto nazioni a Pechino. Ma Haiyan sconfisse l'esercito straniero nella Battaglia di Langfang nel 1900, e morì mentre proteggeva la Famiglia Imperiale dalle forze occidentali.[4] Qi gli succedette in tutti gli incarichi. Egli era alto 183 cm. e manteneva la milizia a Xining come suo esercito personale, chiamato esercito Ninghai.[3] Sfidò direttamente il suo comandante, il generale musulmano Ma Anliang, quando Ma Wanfu, capo della fratellanza musulmana, venne spedito a Gansu al generale Ma Anliang, affinché venisse giustiziato. Ma Qi salvò Ma Wanfu attaccando la scorta che lo portava nello Qinghai. Ma Anliang odiava gli appartenenti alla Fratellanza musulmana, che in precedenza aveva bandito, e condannò a morte tutti i suoi membri e voleva eseguire personalmente Ma Wanfu perché era il loro capo.

Durante la rivoluzione Xinhai, Ma Qi sconfisse facilmente i rivoluzionari Gelaohui ma quando l'Imperatore abdicò egli dichiarò il sostegno alla Repubblica di Cina.[5][6] A differenza dei mongoli e dei tibetani, i musulmani si rifiutarono di separarsi dalla Repubblica, e Ma Qi usò rapidamente i suoi poteri diplomatici e militari per far riconoscere ai nobili tibetani e mongoli il governo della Repubblica di Cina come loro signore, e inviò un messaggio al presidente Yuan Shikai riaffermando che il Qinghai era saldamente nella Repubblica. Sostituì nelle iscrizioni "Lunga, Lunga, Lunga, Vita all'imperatore regnante", con "Lunga vita alla Repubblica di Cina"[7]

Ma Qi intrattenne relazioni con Wu Peifu, che cercava di far passare, i capi militari di Gansu, contro Feng Yuxiang. Il subordinato di Feng, Liu Yufen, espulse tutti i generali Han che si opposero a lui, facendo sì che i generali Hui Ma Hongbin, Ma Lin, Ma Tingxiang e Bei Jianzhang, quest'ultimo comandante di un esercito Hui, smettessero di combattere contro Feng e cercassero un accordo.[8]

Tempi della repubblica

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Nel 1913, Ma Qi fondò un'azienda per il commercio di lana e pellami nel Qinghai e mise un dazio per l'esportazione della lana all'estero.[9]

Nel 1917 Ma Anliang ordinò al suo fratello minore, Ma Guoliang, di sopprimere una ribellione di tibetani, nella contea di Xunhua, che si erano ribellati per le pesanti tasse che Ma Anliang aveva loro imposto. Ma Anliang non riferì al governo centrale di Pechino e iniziò la repressione, inviando Ma Qi per investigare e sopprimere la ribellione.[10]

Nel 1915 Ma Qi costituì l'esercito Ninghai nel Qinghai. Nel 1917 occupò il monastero di Labrang, per la prima volta da non tibetani.[11]

Dopo lo scoppio della rivolta etnica tra musulmani e tibetani nel 1918, Ma Qi sconfisse i tibetani e tassò pesantemente la città per otto anni. Nel 1921 lui e il suo esercito musulmano decisero di schiacciare i monaci tibetani del monastero di Labrang quando tentarono di opporsi a lui.[12] Nel 1925 scoppiò una nuova ribellione tibetana e migliaia di ribelli cacciarono i musulmani. Ma Qi rispose con 3.000 uomini musulmani cinesi, che riconquistarono Labrang e mitragliarono migliaia di monaci tibetani mentre cercavano di fuggire.[13][14] Ma Qi assediò Labrang numerose volte e tibetani e mongoli combatterono contro le sue forze musulmane per il controllo del monastero, finché non lo abbandonò nel 1927.[15]

Ma Qi sconfisse le forze tibetane con il suo esercito musulmano.[16] Le sue forze furono elogiate, da alcuni stranieri che viaggiarono attraverso il Qinghai, per le loro capacità di combattimento.[17]

Dopo la fondazione della Repubblica fu governatore del Qinghai dal 1915 al 1928 e primo presidente del governo del Qinghai dal 1929 al 1931.[18] Dopo che Chiang Kai-shek assunse il controllo, a livello nazionale, divenne un comandante di brigata e poi fu promosso comandante della 26ª divisione dell'Esercito Rivoluzionario Nazionale nella regione nord-occidentale. I suoi incarichi civili comprendevano la direzione dell'Ufficio delle costruzioni del Gansu. Il suo figlio maggiore era Ma Buqing e un altro Ma Bufang.[19] Ma Qi era lo zio di Ma Zhongying. Morì il 5 agosto 1931 a Xining, Qinghai, in Cina.[20]

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Ma" è il cognome.
  2. ^ http://www.qh.xinhuanet.com/2014-11/25/c_1113390389.htm Archiviato il 15 maggio 2017 in Internet Archive. http://www.aboluowang.com/2016/0121/680227.html http://salars.cn/bbs/viewthread.php?tid=1434&page=1 Archiviato il 15 agosto 2017 in Internet Archive. http://bbs.tiexue.net/post2_4148140_1.html Archiviato il 14 dicembre 2018 in Internet Archive.
  3. ^ a b Jonathan N. Lipman, Ethnicity and Politics in Republican China: The Ma Family Warlords of Gansu, Sage Publications, Inc., Jul 1984, p. 298, JSTOR 189017.
  4. ^ http://www.quanxue.cn/ls_minguo/junfa/junfa15.html
  5. ^ Jonathan Neaman Lipman, Familiar Strangers: A History of Muslims in Northwest China, Seattle, University of Washington Press, 2004, pp. 182, 183, ISBN 0-295-97644-6. URL consultato il 28 giugno 2010.
  6. ^ Travels Of A Consular Officer In North-West China, CUP Archive, p. 188. URL consultato il 28 giugno 2010.
  7. ^ Uradyn Erden Bulag, Dilemmas The Mongols at China's edge: history and the politics of national unity, Rowman & Littlefield, 2002, p. 43, ISBN 0-7425-1144-8. URL consultato il 28 giugno 2010.
  8. ^ Jonathan N. Lipman, Ethnicity and Politics in Republican China: The Ma Family Warlords of Gansu, Sage Publications, Inc., Jul 1984, p. 308, JSTOR 189017.
  9. ^ James A. Millward, The Chinese Border Wool Trade of 1880-1937, p. 30. URL consultato il 10 luglio 2014.
  10. ^ 赵颂尧,马安良其人与民初的甘肃政争,西北民族大学学报(哲学社会科学版) 1989年第02期
  11. ^ Charlene E. Makley, The Violence of :iberation: Gender and Tibetan Buddhist Revival in Post-Mao China, University of California Press, 2007, p. 73, ISBN 0-520-25059-1. URL consultato il 28 giugno 2010.
  12. ^ Frederick Roelker Wulsin e Joseph Fletcher, China's Inner Asian Frontier: Photographs of the Wulsin Expedition to Northwest China in 1923: from the archives of the Peabody Museum, Harvard University, and the National Geographic Society, a cura di Mary Ellen Alonso, illustrated, Peabody Museum, 1979, p. 43, ISBN 0-674-11968-1. URL consultato il 24 aprile 2014.
  13. ^ James Tyson e Ann Tyson, Chinese Awakenings: Life Stories from the Unofficial China, Westview Press, 1995, p. 123, ISBN 0-8133-2473-4. URL consultato il 28 giugno 2010.(Note, the google book link has gone haywire, but you should still be directed to page 123 when you go to the link, where you should see the paragraph the reference is from)
  14. ^ Paul Kocot Nietupski, Labrang: A Tibetan Buddhist Monastery at the Crossroads of Four Civilizations, Snow Lion Publications, 1999, p. 87, ISBN 1-55939-090-5. URL consultato il 28 giugno 2010.
  15. ^ Paul Kocot Nietupski, Labrang: a Tibetan Buddhist monastery at the crossroads of four civilizations, Snow Lion Publications, 1999, p. 90, ISBN 1-55939-090-5. URL consultato il 28 giugno 2010.
  16. ^ University of Cambridge. Mongolia & Inner Asia Studies Unit, Inner Asia, Volume 4, Issues 1-2, The White Horse Press for the Mongolia and Inner Asia Studies Unit at the University of Cambridge, 2002, p. 204. URL consultato il 28 giugno 2010.
  17. ^ Frederick Roelker Wulsin e Joseph Fletcher, China's inner Asian frontier: photographs of the Wulsin expedition to northwest China in 1923 : from the archives of the Peabody Museum, Harvard University, and the National Geographic Society, a cura di Mary Ellen Alonso, Peabody Museum, 1979, p. 43, ISBN 0-674-11968-1.
  18. ^ Paul Allatson e Jo McCormack, Exile cultures, misplaced identities, Rodopi, 2008, p. 65, ISBN 90-420-2406-2. URL consultato il 28 giugno 2010.
  19. ^ 甘、寧、青三馬家族世系簡表 (PDF).
  20. ^ 中国社会科学院 近代史研究所, 民国人物传 第12卷, Zhonghua Book Company, 2005, ISBN 7-101-02993-0.

Voci correlate

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