Maurice Paléologue (Parigi, 13 gennaio 1859 – Parigi, 8 novembre 1944) è stato un diplomatico, storico e scrittore francese.
Fu stretto collaboratore del Ministro degli Esteri francese Théophile Delcassé con il quale affrontò la delicata Crisi di Tangeri. Allo scoppio della prima guerra mondiale ebbe l'incarico di ambasciatore a San Pietroburgo.
Maurice Paléologue era figlio di Alexandru Paleologu, un rivoluzionario rumeno originario della Valacchia, fuggito in Francia dopo aver attentato alla vita del principe Gheorghe Bibescu durante la rivoluzione della Valacchia del 1848. Alexandru Paleologu era uno dei tre figli illegittimi di Elisabeta Văcărescu, appartenente ad una delle più antiche famiglie di Boiardi di Valacchia e Moldavia; egli ed i suoi fratelli furono in seguito adottati da Zoe Văcărescu, madre di Elisabeta, la quale diede ai bambini il suo cognome da nubile, Paleologu, una famiglia fanariota.[1] Il nome divenne Paléologue secondo la grafia in lingua francese; tuttavia la relazione della famiglia con i Paleologi bizantini è dubbia[2], anche se uno degli antenati di Alexandru dichiarò questo legame alla fine del XVII secolo.[3]
Dopo la laurea in giurisprudenza, Maurice Paléologue ottenne nel 1880 un incarico presso il Ministero degli Esteri Francese, divenne in seguito segretario di ambasciata a Tangeri, nel Protettorato Francese del Marocco, quindi passò a Pechino in Cina (Dinastia Qing), e poi in Italia. Divenne ministro plenipotenziario nel 1901.
Quando nel 1905 la Francia tentò di fare del Marocco un suo protettorato, la Germania si oppose fermamente per la storica rivalità che divideva le due nazioni. Pertanto il Ministro degli Esteri francese Théophile Delcassé, fermo sostenitore dell'iniziativa in Marocco, inviò Paléologue a Berlino per sondare il reale pericolo di un'invasione.
Paléologue arrivò nella capitale tedesca il 23 aprile 1905 dove fu accolto concitatamente dall'ambasciatore Paul Bihourd, che gli prospettò la guerra con la Germania nel caso la Francia avesse continuato a seguire la linea di Delcassé.[4]
Nei giorni seguenti l'idea che si formò Paléologue, ascoltando varie fonti, fu che la Germania non voleva la guerra, ma che non avrebbe esitato a farla per salvaguardare i suoi diritti sul Marocco. Un informatore segreto, assicurò inoltre Paléologue che l'eminenza grigia del governo tedesco, il consigliere Holstein, era più influente e più francofobo che mai.[5]
A Paléologue in quei giorni vennero anche in mente le rivelazioni di un informatore[6], che rendevano probabile l'esistenza di un progetto d'attacco tedesco alla Francia: si trattava del piano Schlieffen che, con qualche variante introdotta dal maresciallo von Moltke, fu effettivamente attuato dall'esercito tedesco nel 1914.
Tornato a Parigi il 26 aprile, Paléologue dichiarò a Delcassé che se non avesse fatto marcia indietro sarebbe stata la guerra.[7] Il Ministro degli Esteri non si arrese ma di fronte al pericolo di un'invasione tedesca fu costretto a dimettersi dal Presidente del Consiglio Rouvier che, poi, andò incontro alle richieste della Germania.
Paléologue rappresentò la Francia prima in Bulgaria (1907-1912) e poi nell'Impero russo (1914), quindi ottenne l'incarico di segretario generale del Ministero degli Esteri durante il governo di Alexandre Millerand (1920).
Al di là della carriera diplomatica, Paléologue si dedicò alla scrittura pubblicando saggi, romanzi ed articoli per la Revue des deux mondes, per la sua attività culturale fu eletto membro dell'Académie française nel 1928.
Attivo anche come storico egli scrisse numerosi lavori sulla storia della Russia alla vigilia della prima guerra mondiale, fra cui un ritratto dell'ultima zarina Alessandra Feodorovna - Paléologue era stato presente ad alcuni incontri fra l'imperatrice e Grigorij Rasputin.
Maurice Paléologue fu chiamato a testimoniare durante lo svolgimento dell'Affare Dreyfus e lasciò importanti note sull'argomento. Morì a Parigi nel 1944, pochi mesi dopo la liberazione della città durante la seconda guerra mondiale.
«Au début du XVIIe siècle le savant allemand Martin Crusius rencontrait des Paléologue au Phanar et les qualifia d'authentiques. Ils portaient ce nom accolé à celui de Guliano, qui paraît avoir été leur véritable nom de famille, et au surnom de muselim, qui était la désignation d'une magistrature turque. Apparentés à plusieurs des grandes maisons phanariotes, leurs descendants finirent par s'établir en Valachie à la fin du XVIIIe siècle, sans qu'ils y fut question de prétentions impériales de la part de ces Paléologue devenus boyards valaques. A la fin du XIXe siècle, ces Paléologue roumains ne subsistaient plus que par une branche bâtarde, laquelle sans doute pour réparer la tache de sa naissance illégitime fit imprimer à Constantinople un arbre généalogique lui attribuant une origine byzantine dont personne n'avait entendu parler auparavant. Ce curieux document est préservé dans ce qui reste des papiers d'Eugène Rizo Rangabé à l'Académie d'Athènes, et mérite d'être cité, car celui en qui s'éteignit cette famille gréco-roumaine ne fut autre que Maurice Paléologue (1859-1944), ambassadeur de France, l'un des grands artisans de l'alliance franco-russe. Ce diplomate fit d'ailleurs insérer dans la Grande Encyclopédie du XIXe siècle une notice le concernant, et ou il se donne comme un rejeton de Byzance. Rien n'est moins sûr par conséquent que la légitimité des prétentions impériales des Paléologues vivant sous la domination turque immédiatement après la chute de Constantinople. Depuis, imposteurs, aventuriers de haut vol ou charlatans de bas étage ont abondamment fait usage du nom et du blason de la dernière maison impériale de Byzance.»
«All'inizio del XVII secolo l'erudito tedesco Martin Crusius incontrò dei Paleologo al Fanar, e li dichiarò autentici. Portavano questo nome congiuntamente a quello di Guliano, che sembra essere stato il loro vero nome di famiglia, e al soprannome di muselim, che designava una magistratura turca. Imparentati con molte delle grandi casate fanariote, i loro discendenti finirono per stabilirsi in Valacchia alla fine del XVIII secolo, senza che fosse mai questione di pretese imperiali da parte di questi Paleologo diventati boiardi valacchi. Alla fine del XVIII secolo di questi Paleologo romeni non sussisteva più che un ramo bastardo che, senza dubbio per cancellare la macchia della sua nascita illegittima, fece stampare a Costantinopoli un albero genealogico che gli attribuiva un'origine bizantina di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima d'allora. Questo curioso documento è preservato in quel che resta delle carte di Eugenio Rizo Rangabé all'Accademia di Atene, e merita di essere citato, poiché colui col quale si estinse questa famiglia greco-romena non è altri che Maurice Paléologue (1859-1944), ambasciatore di Francia, uno dei grandi artefici dell'alleanza franco-russa. Questo diplomatico fece d'altronde inserire nella Grande Enciclopedia del XIXo secolo una voce che lo concerne e che lo dà come un rampollo di Bisanzio.Di conseguenza, niente è meno sicuro della legittimità delle pretese imperiali dei Paleologo viventi sotto il dominio turco subito dopo la caduta di Costantinopoli. Da allora, impostori, avventurieri di alto bordo o ciarlatani di bassa lega hanno abbondantemente fatto uso del nome e del blasone dell'ultima casata imperiale di Bisanzio.»
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