Michael Arthur Ledeen (Los Angeles, 1º agosto 1941) è uno storico e giornalista statunitense, analista di politica estera neoconservatore. È un ex consulente di Consiglio per la sicurezza nazionale, del Dipartimento di Stato USA e del Dipartimento della difesa USA. Ha insegnato per vent'anni all'American Enterprise Institute; ora insegna alla Foundation for Defense of Democracies.
Ledeen ha ottenuto un PhD in storia e filosofia alla University of Wisconsin-Madison dove studiò con lo storico ebreo di origine tedesca George Mosse. La sua dissertazione di dottorato divenne il suo primo libro Universal Fascism, pubblicato nel 1972. Il lavoro accademico fu il primo studio a esplorare gli sforzi del dittatore italiano Benito Mussolini per creare una Internazionale Fascista fra i tardi anni venti e i primi anni trenta. Dopo aver lasciato la University of Wisconsin-Madison, insegnò alla Università Washington a Saint Louis, che lasciò dopo che gli fu tolta la cattedra[1].
Di conseguenza, si trasferì a Roma, dove fu corrispondente per The New Republic e fu nominato professore in visita per due anni fino al 1977. A Roma ha collaborato con Renzo De Felice, un autore che lo ha profondamente influenzato operando una distinzione tra "regime fascista" e "movimento fascista". Le idee politiche di Ledeen lo hanno portato ad individuare l'urgenza di combattere il potere dello stato centralizzato e nell'attribuire centralità alla libertà umana. Ledeen ha continuato i suoi studi sul fascismo italiano con l'impresa di Fiume da parte delle forze irredentiste guidate da Gabriele D'Annunzio, che Ledeen ha descritto come il prototipo per Mussolini. Con De Felice ha curato la nota Intervista sul fascismo.
Ledeen è da lungo tempo un attivo sostenitore dei dissidenti politici, particolarmente quelli iraniani, fondando la Coalizione per la Democrazia in Iran.
È implicato in alcuni importanti scandali, come lo scandalo Iran-Contra[2] e nel Nigergate[3]; è stato inoltre accusato di aver collaborato con la P2 di Licio Gelli, nonostante abbia negato qualsiasi implicazione[4]. È membro dell'American Enterprise Institute, noto think tank neoconservatore[5]; ha scritto sul Washington Quarterly[6]. Recentemente in Italia il suo nome è stato associato a Matteo Renzi e a Marco Carrai, imprenditore, amico e finanziatore dell'ex sindaco di Firenze[7].
Vicino ad ambienti dell'amministrazione Reagan senza tuttavia ricoprire incarichi ufficiali, fu presente alla Casa Bianca durante il colloquio telefonico tra il presidente statunitense e il presidente del Consiglio Craxi durante la crisi di Sigonella dell'ottobre 1985[8], inserendosi nella traduzione simultanea in inglese della conversazione[9] e scavalcando di fatto il traduttore ufficiale Thomas Longo Jr, capo dell'Italian Desk del dipartimento di Stato USA, che protestò vivamente ottenendone l'allontanamento. Per il suo fare intrigante e anche sospetto nella politica italiana poco dopo il direttore del SISMI dell'epoca ammiraglio Fulvio Martini lo fece dichiarare persona sgradita in Italia.[senza fonte]
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