Monte della Stella | |
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Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Salerno |
Altezza | 1 131 m s.l.m. |
Catena | Cilento |
Coordinate | 40°14′14.64″N 15°03′58.6″E |
Mappa di localizzazione | |
Il Monte della Stella è un massiccio che sorge nel parco nazionale del Cilento e la sua vetta conica, a meridione (1131 m.l.m.), fu spianata per costruire la grande sfera del radar, abbassando la quota del monte (m.1100 s.l.m.).Lungo le sue pendici si trovano i comuni di Stella Cilento, Sessa Cilento, Omignano, San Mauro Cilento, Pollica, Serramezzana, Perdifumo, Castellabate, Montecorice, Lustra e Rutino.
Il monte dà il nome alla comunità montana Alento-Monte Stella che riunisce tutti i comuni dei dintorni, giunti ad Omignano, si può arrivare in cima al monte anche con mezzi propri.
Sull'intera dorsale sommitale (m.2000), dalla cima (m.1131 s.l.m., 120° E/SE) alla controvetta (m.1025 s. l. m., 300° W/NW), si trovano senza soluzione di continuità le evidenti tracce murarie di un grande centro preistorico megalitico, formato da un sistema di insediamenti crinali in sequenza sulla dorsale sommitale e collegati tanto dalle cinte, che inanellano quell'intera montagna a quote diverse tra la dorsale sommitale e la mezzacosta, quanto da una fitta rete viaria preistorica, controllata dalle propaggini insediative fino ai porti ed approdi, sulla costa o sulla valle del fiume Alento.
Il centro preistorico megalitico sul Monte della Stella è databile quantomeno al III millennio a. C., per il ritrovamento di un coltello di selce in contrada Coste di Serramezzana, sul versante occidentale del Monte della Stella.
Sulla cima si trova una piccola chiesa, dedicata alla Madonna del Monte della Stella, risalente al 1000 e restaurata nel 1993. Il Monte Stella (Cilento) è il centro simbolico della nascita del Cilento, infatti la zona strettamente vicina al monte viene chiamata "Cilento antico" per distinguerla dall'intero parco nazionale.
Sulla vetta, sulla dorsale sommitale e prevalentemente sul versante alentino, si trovano testimonianze di megalitismo nelle rovine in pietra costruite con l'incastro poligonale secco, di indubbia origine eneolitica (III millennio a. C.), e stratificate con mura in acciottolato e malta nell'alto medioevo longobardo (secc. VI - XI). Secondo alcuni storici si tratterebbero delle grandi ed estese rovine pelasgiche di età preindoeuropea, mutate in Petilia, mitica ed antica capitale prelucana, ridotta sulla vetta ad un centro abitato a carattere difensivo costruito intorno al IX secolo, col suo barbacane sulla controvetta denominato Mulèlla. Questa fortezza vettale si sarebbe chiamata Lucania fino al 1008 e Cilenti, o Castellum Cilenti, dal 1031 e avrebbe dato il suo nome rispettivamente all'omonimo Gastaldato di Lucania, alla Baronia di Cilento ed all'intera subregione del salernitano.
La flora è composta da foreste, lembi di macchia mediterranea e praterie di alta quota con lecci, fichi d'India, carrubi, corbezzoli, mirti, stelline calabresi (Asperula calabra), salvastrelle (Sanguisorba minor), code di topo (Aporocactus flagelliformis) e ginestre. A quote più alte la copertura arborea e di boschi a ontano napoletano (Alnus cordata) e castagni.
In particolare, sono presenti, sono presenti alcuni tra i più antichi castagneti d'Europa, appartenenti addirittura all'età longobarda.
A quota più bassa, sui declivi collinari dei contrafforti digradanti verso il Mar Tirreno, in località Casale Zoppi, in un'area condivisa tra i comuni di Montecorice, Serramezzana[1] e Castellabate[2] nel 2012 è stata accertata la presenza notevole di una cospicua stazione di un rarissimo endemismo puntiforme della flora cilentana, la Genista cilentina, una stazione già segnalata, in precedenza, in un testo divulgativo del 2007[2][3].
La fauna comprende anfibi (ululone dal ventre giallo, rana e salamandra pezzata), mammiferi (alcune specie di pipistrelli, martore), rettili (ramarro, luscengola, saettone, cervone) e uccelli (colombaccio, averla, beccaccia e quaglia).
La cima del monte è sede di una base LORAN che viene utilizzata come base radar dall'ENAV[4] per il controllo del traffico aereo dei settori Est del Tirreno Centrale e del Tirreno meridionale. Il radar in questione è riconoscibile dal radome, la grande cupola protettiva bianca posta sulla cima, visibile in tutto il circondario.