Pietro Maletti

Pietro Maletti
NascitaCastiglione delle Stiviere, 24 maggio 1880
MorteSidi Barrani, 9 dicembre 1940
Cause della morteucciso in azione
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
CorpoFanteria
Anni di servizio1898 - 1940
GradoGenerale di divisione
GuerrePrima guerra mondiale
Riconquista della Libia
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneInvasione italiana dell'Egitto
BattaglieConquista italiana di Cufra
Operazione Compass
Battaglia di Nibeiwa
Comandante di1º Raggruppamento arabo-somalo
2ª Brigata indigeni dell'Eritrea
28ª Divisione fanteria "Aosta"
Raggruppamento sahariano "Maletti"
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Studi militariAccademia militare di Modena
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Pietro Maletti (Castiglione delle Stiviere, 24 maggio 1880Sidi Barrani, 9 dicembre 1940) è stato un generale italiano.

Nel 1898 entrò volontario nell'esercito e nel 1904 venne ammesso all'Accademia militare di Modena, uscendone sottotenente nel 1906. Nel 1909 venne promosso tenente e nel 1914 capitano. Coniugato con la signorina Carla Boniforti, ebbe tre figli. Partecipò alla prima guerra mondiale conquistandosi il grado di maggiore nel 1917. Nell'agosto del 1917 venne inviato in Libia dove rimase con brevissime interruzioni fino al 1934. Nel 1921 nacque suo figlio Gianadelio, che diverrà generale ed agente segreto. Nel 1926 ottenne la promozione a tenente colonnello e nel novembre dello stesso anno venne rimpatriato salvo ripartire nel luglio del 1927 alla volta della Cirenaica, dove nel gennaio 1931 prese parte alla conquista dell'oasi sahariana di Cufra. Nello stesso anno conseguì la promozione a colonnello per meriti di guerra.

Rientrò in Italia nel maggio 1934 ma nel gennaio del 1935 fu trasferito in Somalia e dove assunse il comando del 1º raggruppamento arabo somalo, comando che tenne per tutta la campagna e che gli valse la promozione a generale di brigata per meriti di guerra. Dopo il conflitto Maletti rimase in Africa e nel febbraio 1937 è agli ordini del viceré Rodolfo Graziani il quale il 19 febbraio 1937 subisce un attentato durante una cerimonia.

Dall'aprile del 1937 sostituì il generale Ruggero Tracchia al comando della 2ª brigata indigeni dell'Eritrea, e nel maggio 1937, senza attendere l'esito delle inchieste, Graziani dà l'ordine di massacrare tutto il clero del monastero etiope di Debre Libanõs: il generale Pietro Maletti esegue l'ordine e fa togliere la vita a circa duemila persone, la metà delle quali erano preti, monaci e diaconi. Nel giugno del 1938 ottenne la promozione al grado di generale di divisione per meriti eccezionali.[1]

Rimpatriò nel 1939 e fu destinato al comando della 28ª Divisione fanteria "Aosta", a Palermo, ma il 9 giugno del 1940 fece ritorno in Africa, in Libia, dove prese il comando di uno speciale raggruppamento libico che prese il suo nome. Morì nel campo trincerato di Alam el Nibewa, avamposto di Sidi Barrani, il 9 dicembre 1940 durante l'operazione Compass. Gli sono state dedicata vie nei comuni di Mantova, di Cocquio-Trevisago (paese del quale fu sindaco, negli anni settanta, sua figlia Ginevra) e nella natia Castiglione delle Stiviere. In quest'ultimo comune la dedica è stata tolta per "inopportunità" nel febbraio 2017[2]. Stessa cosa a Mantova, nell'aprile 2018[3], e a Cocquio-Trevisago, nel febbraio 2020[4].

Durante la sua lunga carriera gli furono conferite tre medaglie d'argento al valor militare (in Tripolitania nel 1917, in Cirenaica nel 1928 e in Africa orientale nel 1938), due medaglie di bronzo (sul fronte italiano nel 1916 e in Tripolitania nel 1919), una croce di guerra al valor militare (in Tripolitania nel 1917) e il cavalierato dell'Ordine Militare d'Italia (in Africa Orientale nel 1936)[5]. Ebbe anche due promozioni per meriti di guerra: a colonnello nel 1931 e a generale di brigata nel 1936. Per il suo comportamento nella difesa del campo trincerato gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un raggruppamento di truppe libiche, attaccato da forze corazzate preponderanti, con incrollabile fermezza ed imperturbabile calma disponeva i propri reparti alla resistenza, presente ove più ferveva la lotta e maggiormente imperversava il fuoco. Ferito, mentre dall’alto di un autocarro impartiva ordini e dirigeva il fuoco sui mezzi nemici irrompenti nelle nostre linee, continuava nella sua azione di comando, acconsentendo, soltanto dopo vive insistenze, a farsi sommariamente medicare. Colpito una seconda volta si abbatteva al suolo agonizzante, e, pur presentendo imminente la fine, al suo capo di stato maggiore, accorso al suo fianco per soccorrerlo, ordinava di non curarsi della sua persona, ma di provvedere all’estrema resistenza e di contrattaccare alla baionetta appena esaurite le munizioni. Combattente di quattro guerre, più volte decorato al valore, chiudeva in tal modo la sua nobile esistenza, tutta dedita alla sua missione di soldato, aperta alla voce del dovere e del sacrificio, dedicata al culto della Patria. Alam el Nibeiwa (Egitto), 9 dicembre 1940
— [6].
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 14 novembre 1935[7]
Commendatore dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 27 marzo 1933[8]
  1. ^ Wikiradio | L’eccidio di Debra Libanòs - Wikiradio del 20/05/2016 | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound, su RaiPlaySound. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  2. ^ Eliminazione via Maletti
  3. ^ Maletti cancellato Ora c’è via Anselmi - Cronaca - Gazzetta di Mantova, in Gazzetta di Mantova, 19 aprile 2018. URL consultato il 25 aprile 2018.
  4. ^ Andrea Camurani, Via Maletti cambia nome., su Varesenews. URL consultato il 28 febbraio 2020.
  5. ^ Presidenza della Repubblica, Maletti Pietro. Cavaliere Ordine Militare d'Italia
  6. ^ Presidenza della Repubblica, MALETTI Pietro. Medaglia d'oro al valor militare, su quirinale.it. URL consultato il 3 novembre 2015.
  7. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 122 del 27 maggio 1936, pag. 1727.
  8. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 103 del 1 maggio 1934, pag. 2187.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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