Appartenente ad un'importante dinastia di attori teatrali, il cui capostipite fu Nicola Menichelli, apprezzato comico della metà del Settecento[1], e della quale ignota rimane l'origine geografica precisa, Pina Menichelli, nacque da Cesare e Francesca Malvica, attori girovaghi, a Castroreale, antico comune della provincia di Messina[2], il 10 gennaio 1890.
Oltre alla stessa Pina, furono attori anche la sorella maggiore Lilla, la minore Dora e il fratello Alfredo.
Fu sposata due volte, la prima, dal 1909 con il napoletano Libero Pica dal quale ebbe due figli e si separò qualche anno più tardi, la seconda dal 1924 (alla morte del primo marito) con il barone Carlo Amato.
Morì a Milano il 28 agosto 1984, all'età di 94 anni.
Essendo figlia d'arte, la Menichelli incominciò a recitare fin da bambina, ma la sua vera carriera artistica ebbe inizio nel 1907 quando fu scritturata come giovane amorosa nella compagnia teatrale di Irma Gramatica e Flavio Andò.
Dopo alcune esperienze in varie compagnie teatrali, intraprese un cammino cinematografico grazie alla casa Cines di Roma, una delle più importanti dell'epoca, dove, fra il 1913 e il 1914, recitò in numerosi film. Fra essi spicca Scuola d'eroi, in cui venne notata dal regista e produttore cinematografico Giovanni Pastrone (autore del celebre Cabiria), che la chiamò poi all'Itala Film di Torino, dando così inizio alla sfolgorante "avventura cinematografica" dell'attrice.
Realizzò così il suo primo film per l'Itala, con la regia di Pastrone (che si firmò Piero Fosco): Il fuoco del 1915. I protagonisti sono un'ammaliante ed enigmatica poetessa (la Menichelli) ed un giovane ed ignoto pittore (Febo Mari, autore del soggetto), i quali vivono una bruciante vicenda d'amore che si accende per una semplice favilla, si esalta nella vampa per poi non lasciare che cenere. Il film ebbe un enorme successo, e la Menichelli, perfetta (anche fisicamente: si pensi all'acconciatura da gufo) nel ruolo di crudele e sensuale maliarda, divenne una stella di prima grandezza, etichettata come la femme fatale per eccellenza del cinema italiano.
L'anno seguente fu la protagonista di Tigre reale (sempre diretta da Pastrone), dove, interpretando la sinuosa e fatale contessa Natka, confermò le sue non comuni capacità d'attrice e di femme fatale.
Tra gli altri film di successo che realizzò per l'Itala, si possono ricordare La moglie di Claudio, L'olocausto del 1918 e Il padrone delle ferriere del 1919.
Nel 1920 passò alla romana Rinascimento Film (fondata per lei dal barone Carlo Amato, suo futuro marito, e dove ebbe una breve parentesi due anni prima con Il giardino delle voluttà), continuò ad affascinare le platee di mezzo mondo (nonostante la critica bacchettasse la sua recitazione manierata e forzata tipica dell'epoca) con pellicole come La storia di una donna e Il romanzo di un giovane povero (1920), La seconda moglie (1922), La donna e l'uomo e La biondina (1923). Sempre nel 1923, stanca di interpretare gli stessi personaggi di seduttrici voluttuose e tormentate eroine, lavorò con brio e agilità a due commedie: La dama de chez Maxim's e Occupati d'Amelia, che sbalordirono critica e pubblico.
Dopo questi due lavori, nel 1924, la Menichelli si ritirò da ogni attività artistica per dedicarsi ai suoi doveri di madre e moglie serena, e il "dovere di dimenticare" divenne la sua parola d'ordine. Anche la morte di questa conturbante e bravissima diva dalla bella figura (non alta, ma slanciata, capelli biondissimi, grandi occhi azzurri, bocca sensuale, naso un po' aquilino), avvenuta a Milano all'età di 94 anni, passò inosservata.
^U. Bosco, Lessico universale italiano: vol. 13, Istituto della Enciclopedia italiana, 1968, p. 367
^Il vero luogo e data di nascita di Pina Menichelli erano rimasti incerti fino al 1989, quando Nino Genovese, attraverso il suo certificato di morte, è risalito ai veri dati anagrafici, attestati dall'estratto per riassunto e dal certificato di nascita del Comune di Castroreale, in prov. di Messina, pubblicati nei seguenti contributi, in cui, per la prima volta, si dà notizia di questa "scoperta", poi confluita nel volume di V. Martinelli, Pina Menichelli, Bulzoni ed.; Roma 2002: cfr. Nino Genovese, Pina Menichelli, siciliana di Castroreale, in "Gazzetta del Sud", Messina, 7 marzo 1989; Idem, Pina Menichelli, siciliana dal fascino slavo, in "Ciemme - Comunicazione di massa", A. XXI, n. 93-94, Venezia, settembre-dicembre 1990;> Cfr. anche Nino Genovese, La vita e i film della diva del cinema muto nel meticoloso volume di [collegamento interrotto]Vittorio Martinelli - Gazzetta del Sud, Messina, 16 dicembre 2002.
Nino Genovese, Pina Menichelli, siciliana di Castroreale, in "Gazzetta del Sud", Messina, 7 marzo 1989.
Nino Genovese, Pina Menichelli, siciliana dal fascino slavo, in "Ciemme - Comunicazione di massa", A. XXI, n. 93-94, Venezia, settembre-dicembre 1990
Franco La Magna, La Sfinge dello Jonio. Catania nel cinema muto (1896-1930), appendice di Roberto Lanzafame, prefazione di Aldo Bernardini, nota introduttiva di Fernando Gioviale, Algra Editore, Viagrande (Catania), 2016, ISBN 978-88-9341-032-8
AA. VV. - Enciclopedia dello Spettacolo - ed. varie.