Polikarpov SPB (D) | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo da bombardamento in picchiata |
Equipaggio | 5 |
Progettista | OKB 84 Polikarpov |
Costruttore | ![]() |
Data primo volo | 18 febbraio 1940 |
Data entrata in servizio | mai |
Utilizzatore principale | ![]() |
Esemplari | 6 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 11,2 m |
Apertura alare | 17,0 m |
Altezza | 3,10 m |
Superficie alare | 42,93 m² |
Peso a vuoto | 4.480 kg |
Peso carico | 6.550 kg |
Peso max al decollo | 7.550 kg |
Propulsione | |
Motore | 2 in linea Klimov M-105 |
Potenza | 1.050 CV (783 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 520 km/h a 4.500 m |
Velocità di crociera | 408 km/h |
Autonomia | 2.200 km |
Tangenza | 9 000 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | 1 Berezin UB calibro 12,7 mm, 2 ShKAS calibro 7,62 mm |
Bombe | 1500 kg (opzionali) |
Note | dati riferiti alla versione SPB (D) |
i dati sono estratti da СПБ[1] | |
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Il Polikarpov SPB (D) (Skorostnoy Pikiruyushchy Bombardirovshchik (Dalnost)) era un bombardiere in picchiata bimotore realizzato dallo OKB 84 Polikarpov prima della seconda guerra mondiale. Furono costruiti un singolo prototipo e cinque velivoli di pre-produzione, ma due precipitarono e il programma di costruzione fu annullato in favore del Petlyakov Pe-2.
Nel 1934, per la prima volta, VVS considerò la questione della realizzazione di un bombardiere in picchiata in Unione Sovietica, capace di effettuare bombardamenti con angoli fino a 60°.[1] Si sarebbe dovuto emettere un ordine per un prototipo dotato di motore Mikulin AM-34FRN a V.F. Rentel, ma lo stabilimento dove lavorava in quel momento rifiutò l'ordine, ed anche un tentativo di coinvolgere in questo lavoro l'ufficio tecnico della VVIA intitolato a N.E. Zhukovsky fallì.[1] Nello stesso anno Nikolaj Nikolaevič Polikarpov, di propria iniziativa, iniziò lo sviluppo un bombardiere bimotore a tre posti ad alta velocità designato SVB, equipaggiato con motori M-100.[1] A metà del febbraio 1937 i disegni dell'aereo SVB erano completamente pronti, ma non entrò mai in produzione e sulla base di esso fu sviluppato l'aereo biposto bimotore cacciacarri VIT-1.[1] L'Aeronautica Militare non accettò l'idea di un aereo anticarro e raccomandò a Polikarpov di concentrare i suoi sforzi su un caccia cannone designato MPI dotato di due motori M-100 e una velocità massima di 500-550 km/h.[1] Il 31 gennaio 1937, una commissione tecnica lavorò sullo MPI, e il 25 luglio il governo approvò il piano di costruzione per i velivoli per l'anno in corso, che prevedeva la costruzione di due prototipi del caccia.[1] Il 13 ottobre Polikarpov presentò il progetto preliminare del VIT-2 con motori M-103, e furono sviluppate un totale di sette varianti di questo aereo, incluso un bombardiere in picchiata.[1] Ufficialmente il VIT-2, nel progetto preliminare, fu presentato in tre versioni: bombardiere ad alta velocità a corto raggio (BSB), VIT e MPI.[1]
Sul secondo prototipo del VIT-2, Polikarpov installò un impennaggio di coda bideriva e la presenza di terzo membro dell'equipaggio: un navigatore.[1] Ora non c'era più bisogno di preoccuparsi della difesa dell'emisfero posteriore e per migliorare le prestazioni di volo il progettista optò per motori Klimov M-105 più potenti.[1] Tali motori non arrivarono in tempo e il 10 maggio 1938 un VIT-2 con motori M-103 uscì dall'officina di assemblaggio.[1] Il giorno successivo il prototipo effettuò il suo primo volo nella mani del pilota collaudatore Valerij Pavlovič Čkalov. Dal 13 settembre al 4 ottobre 1938 il prototipo effettuò 35 voli per una durata totale di 13 ore e 40 minuti.[1] Con un peso in volo di 6300 kg ad un'altitudine di 4500 m raggiunse una velocità di 483 km/h.[1] A causa di alcuni difetti emersi il 5 ottobre il VIT-2 fu restituito alla fabbrica.[1] Dal 9 al 26 febbraio 1939 furono completati con successo i nuovi collaudi.[1] Dopo l'installazione delle nuove eliche VISH-2E, la modifica dei contorni del tettuccio della cabina di pilotaggio dell'operatore radiofonico e dei radiatori dell'acqua, la velocità massima a 0 m era di 446 km/h e ad una altitudine di 4600 m di 500 km/h.[1] I militari insistettero per utilizzare il VIT-2 come bombardiere in picchiata, ed esso assunse il nome di SPB (bombardiere in picchiata ad alta velocità).[1] Il capo progettista Polikarpov non era d'accordo, credendo di aver concepito l'SBP come un bombardiere ad alta velocità che, se necessario, poteva essere utilizzato come bombardiere in picchiata.[1]
Il 28 marzo Kliment Efremovič Vorošilov e Michail Kaganovič prepararono e inviarono un promemoria a Vjačeslav Michajlovič Molotov e Iosif Stalin sull'organizzazione della produzione in serie dell'SBP nello stabilimento n. 124 che doveva essere cancellato.[1] Il 27 aprile 1939, dopo un viaggio con Polikarpov e il vice capo dell'Istituto di ricerca dell'aeronautica I.F. Petrov allo stabilimento n.124, Kaganovič scrisse a Stalin e Molotov: Il compagno Polikarpov si oppone categoricamente alla produzione dell'aereo SBP in questo stabilimento, poiché i disegni dell'aereo che hanno superato i test statali sono attualmente in fase di completa riprogettazione strutturale e tecnologica da parte del compagno Polikarpov, che richiederà la produzione di due prototipi di testa macchine per prove statiche e di volo, quindi questi velivoli saranno completamente diverse dai prototipi che ha superato i test governativi. Io, d'accordo con il capo dell'aeronautica compagno Loktionov, ho nominato una commissione per determinare le condizioni tecniche e la possibilità di introdurre SBP nella serie.[1] Il primo prototipo dello SPB (D) uscì di fabbrica il 31 dicembre 1939.[1]
Bombardiere di costruzione interamente metallica progettato per il bombardamento in picchiata. Monoplano ad ala bassa, con impennaggio di coda bideriva.[1] La fusoliera era monoscocca.[1] Il carrello di atterraggio era triciclo, posteriore, retrattile con ruotino di coda anch'esso retrattile.[1] Le gambe principali del carrello si ritraevano all'indietro, per rotazione, nella parte terminale delle gondole motori.[1] La propulsione era affidata a due motori Klimov M-105 a 12 cilindri in linea, raffreddati a liquido eroganti la potenza di CV (783 kW) ed azionanti eliche a passo variabile in volo VISH-22E.[2] I serbatoi del carburante avevano una capacità totale di 2320 litri, con sistema di riempimento a gas inerte.[1] L'armamento difensivo si basava su 1 mitragliatrice Berezin UB calibro 12,7 mm sparante all'indietro, 1 mitragliatrice ShKAS calibro 7,62 mm fissa a prua, azionata dal navigatore, 1 mitragliatrice ShKAS cal. 7,62 mm sparante nella parte inferiore della fusoliera. Quando la mitragliatrice posteriore sparava, la parte superiore della cabina ("hunch") poteva essere abbassata. L'armamento offensivo, pari a 1.500 kg di bombe, era contenuto parte all'interno della fusoliera appeso a cinque travi (800 kg), e parte all'esterno, sotto le ali, appeso a due travetti (700 kg).[3] Durante la picchiata il rilascio delle bombe poteva essere effettuato solo dai supporti esterni.[1]
Oltre al prototipo SPB (D), furono ordinate cinque macchine di pre-produzione prima ancora che il prototipo effettuasse il suo primo volo che avvenne il 18 febbraio 1940 nelle mani del collaudatore Boris Kudrin.[1] Il 27 aprile 1940 il primo prototipo si schiantò al suolo per cause sconosciute, uccidendo il pilota collaudatore Pavel Georgievič Golovin.[1] Il 2 giugno 1940 il collaudatore Mikhail Lipkin sopravvisse a malapena quando, atterrando con i motori fuori uso, il suo SPB (D) urtò un Tupolev SB parcheggiato.[1] Il 30 giugno il secondo SPB (D) di pre produzione si disintegrò in volo. Il pilota Lipkin e l'ingegnere di volo Bulychov, incaricati di testare il flutter alare (vibrazione aeroelastica) a una velocità di picchiata estrema di 600 km/h (373 mph), morirono nello schianto; l'aereo si disintegrò in realtà in volo orizzontale.[1] Inizialmente gli investigatori attribuirono la responsabilità dell'incidente al vice di Polikarpov, N.A. Zhemchuzhin, che presumibilmente non riuscì a montare correttamente i pesi di bilanciamento nei bordi d'attacco degli alettoni, causando un violento fenomeno di flutter.[1] In seguito incolparono anche Lipkin, già morto, per il presunto sconsiderato aumento della velocità.[1] Gli ingegneri e il personale dello TsAGI espressero il sospetto che altri fattori avrebbero potuto essere coinvolti, ma questi non furono affatto esaminati.[1] Il terzo prototipo, pilotato da Kudrin, perse il compensatore orizzontale in volo; il pilota riuscì ad atterrare con l'aereo ma si rifiutò di volare ulteriormente sui prototipi SPB (D).[4] Il 29 luglio 1940 tutti i lavori sul progetto del bombardiere in picchiata furono annullati su decisione del commissario del popolo Shakhurin; i test richiesti per un corretto esame dell'incidente non furono completati.[1] Il governo preferì costruire bombardieri in picchiata bimotore sul modello del Petlyakov VI-100, poi prodotto in serie come Petlyakov Pe-2, che assunse i ruoli originariamente previsti per l'SPB (D).[4]