Roberto Marson

Roberto Marson
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Scherma in carrozzina
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Giochi paralimpici 16 7 3

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Statistiche aggiornate al 26 marzo 2010

Roberto Marson (Pasiano di Pordenone, 28 giugno 19447 novembre 2011) è stato uno schermidore italiano, atleta disabile, vincitore di 26 medaglie ai Giochi paralimpici, delle quali 16 d'oro.

Nel 1980 fu il primo presidente della prima federazione italiana di sport per disabili, la FISHa (Federazione Italiana Sport Handicappati) e rimase in carica fino al 1990 [1]. Nel settembre 2024 la compagnia di bandiera italiana ITA Airways gli dedica un Airbus A321neo.[2]

Ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi paralimpici estivi (dal 1964 al 1976) ottenendo ben 26 medaglie. Ai III Giochi paralimpici estivi del 1968 è stato premiato il miglior atleta dei giochi stessi [3] Grazie a questi risultati è il quarto atleta più vincente ai giochi paralimpici estivi di tutti i tempi.[4]

# Edizione Totale
1 Tokyo 1964 Giappone (bandiera) Giappone 3 4 1 8
2 Tel Aviv 1968 Israele (bandiera) Israele 10 2 1 13
3 Heidelberg 1972 bandiera Germania Ovest 3 1 0 4
4 Montreal 1976 Canada (bandiera) Canada 0 0 1 1
Totale 16 7 3 26

Riconoscimenti

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  1. ^ La storia della CIP
  2. ^ planespotters.net, https://www.planespotters.net/airframe/airbus-a321neo-ei-hxg-ita-airways/eypo0o.
  3. ^ Regione Toscana: SportHabile, lo sport per tutte le abilità, su regione.toscana.it. URL consultato il 26 marzo 2010 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2010).
  4. ^ Multi-Medallists, su paralympic.org. URL consultato il 13 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  5. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  6. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.

[1]

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  1. ^ M. Herron, You couldn't make this up, in Engineering & Technology, vol. 3, n. 15, 6 settembre 2008, pp. 80–81, DOI:10.1049/et:20081517. URL consultato il 29 settembre 2024.