Shibusawa Eiichi[2] (Fukaya, 16 marzo 1840 – Tokyo, 11 novembre 1931) è stato un imprenditore, funzionario, politico e samurai giapponese, viene considerato il "padre del capitalismo nipponico" in quanto ha avuto un ruolo cruciale nel contribuire alle riforme di occidentalizzazione dell'economia nazionale durante il Periodo Meiji, ponendo le basi per la prosperità finanziaria dell'Impero giapponese[1].
Nacque nel villaggio di Chiaraijima, compreso nell'attuale città di Fukaya, situata nella prefettura di Saitama. La sua era un'influente famiglia di produttori di indaco, contadini e proprietari terrieri ed è quindi cresciuto come agricoltore. Imparò a scrivere e leggere da suo padre, mentre successivamente si dedicò allo studio del confucianesimo e della storia del Giappone con lo studioso Odaka Junchu, di cui sposerà la sorella. Con l'intenzione di approfondire gli studi, poco più che ventenne si trasferì a Edo, l'odierna Tokyo. Abbracciò l'ideologia del Sonno joi ("Servire l'imperatore ed espellere i barbari"), in voga durante il bakumatsu e insieme ai suoi cugini prese parte a un piano per incendiare l'insediamento straniero al porto di Yokohama. Tuttavia il sabotaggio finì per essere annullato e Shibusawa si trasferì a Kyoto, dove entrò in servizio come samurai alle dipendenze di Tokugawa Yoshinobu, che in quanto militare del potente clan Tokugawa si occupava di gestire le guardie del Palazzo imperiale. Nel 1866 il suo signore ereditò la posizione di shōgun, divenendo il supremo capo militare e politico del Giappone. Guadagnatosi la fiducia dello Shogunato Tokugawa, fece parte di una delegazione giapponese all'Esposizione di Parigi. Ebbe quindi la possibilità di viaggiare in Europa per circa un anno e mezzo, visitando diversi paesi e potendone osservare gli usi, i costumi e le istituzioni sociali.[3]
Fece ritorno nel Sol Levante a causa del Rinnovamento Meiji; Yoshinobu fu arrestato e il suo regime terminò, il potere politico del Giappone era stato conferito all'Imperatore Mutsuhito, il quale trasferì la capitale imperiale a Tokyo. Shibusawa non perse tempo e decise immediatamente di utilizzare le competenze apprese in Occidente per fare investimenti oculati e contribuire allo sviluppo economico giapponese. Nel 1869 si recò a Shizuoka per fondare la prima società per azioni nella storia del Paese (Shoho Kaisho). Riconosciute le sue eccezionali doti imprenditoriali, a soli ventinove anni il nuovo governo lo nominò Capo dell'Ufficio delle imposte presso il Ministero degli Affari Civili e in seguito Capo dell'Ufficio delle riforme e direttore dell'Ufficio valutario del Ministero delle Finanze. Fu inoltre posto al comando di una fabbrica statale di seta nella prefettura di Gunma. In quegli anni si occupò inoltre della pubblicazione di un manuale di istruzioni su come fondare un'azienda. Nel 1873 si dimise dalla carica di funzionario ministeriale per accettare il ruolo di sovrintendente della Dai Ichi Ginkō, il primo istituto bancario nazionale. Nello stesso anno si impegnò nella fondazione di una cartiera, antenata dell'odierna Oji Paper. Era ormai entrato a far parte dell'élite industriale e finanziaria nipponica e utilizzò la sua posizione sociale per coordinare gli imprenditori di tutto il Giappone con l'intento di dare ulteriore impulso alla crescita economica. Tuttavia nonostante fosse il fondatore di centinaia di società, si rifiutò categoricamente di sostenere il sistema degli zaibatsu, ovvero i conglomerati industriali che tentavano di monopolizzare l'economia. Successivamente divenne segretario generale del Tokyo Yoiku-in, un istituto di assistenza sociale per orfani, anziani e persone con disabilità.[4] Confermò il suo impegno nell'ambito sociale quando alcuni anni dopo divenne membro della Croce Rossa giapponese, per poi dedicarsi al supporto finanziario di istituzioni sanitarie e assistenziali; alla promozione dell'istruzione commerciale, femminile e privata e alla ricerca di contributi per la pianificazione urbana della capitale. Un ulteriore passo decisivo per la sua carriera fu invece la nomina nel 1878 alla carica di presidente della Camera di Commercio di Tokyo. Continuò negli anni seguenti a fondare numerose compagnie private operanti in ambiti diversi e variegati tra loro: manifatturiero, postale, alberghiero, birrario, energetico, creditizio, ecc... Raggiunti i cinquant'anni per un breve periodo fece parte della Camera dei Pari all'interno della Dieta del Giappone. Diventò in aggiunta direttore della Camera di compensazione di Tokyo e supervisore per le ferrovie Hokutetsu.[5]
Malgrado le sue umili origini contadine, come premio per gli sforzi profusi fu nominato membro della nobiltà giapponese con il titolo di barone a partire dal 1900 e con il titolo di visconte vent'anni più tardi. Fu inoltre Impresario teatrale in seguito alla sua fondazione della Compagnia imperiale del Teatro. In differenti occasioni ebbe l'opportunità di poter conferire con ben quattro presidenti statunitensi. Il primo incontro avvenne durante una visita oltreoceano del 1902 con Theodore Roosevelt, mentre durante il viaggio del 1909 fece conoscenza con William Howard Taft, sei anni dopo discusse con Thomas Woodrow Wilson all'inaugurazione del Canale di Panama e infine incontrò Warren G. Harding nel 1921 durante un convegno per discutere sull'attuazione di misure atte a limitare il sentimento antigiapponese. Nel 1914 fu a capo di una delegazione giapponese in visita nella nuova Repubblica di Cina (1912-1949) per stabilire alleanze commerciali strategiche. Negli anni '20 fu candidato per ben due edizioni al Premio Nobel per la Pace, che tuttavia non gli fu conferito. Il motivo di tale candidatura è da imputarsi al suo coinvolgimento in quasi tutte le imprese associate allo sviluppo industriale giapponese e soprattutto per aver lavorato al miglioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e il Giappone per quanto riguarda lo status legale dei lavoratori giapponesi in California. Divenuto anziano si ritirò dalla presidenza di molte società, dedicandosi alla stesura della biografia di Tokugawa Yoshinobu e alla cooperazione tra capitalisti e lavoratori, durante l'affiorare del socialismo nell'Impero giapponese. Malgrado ciò non si ritirò dalla vita professionale, rimanendo impegnato su diversi fronti. All'età di ottantotto anni si occupò di fondare la prima compagnia aerea giapponese. Continuò per il resto della sua vita a finanziare fondazioni di beneficenza e di aiuto alle persone affette da handicap. Ormai novantunenne si spense presso la sua residenza nel quartiere di Asukayama (distretto Aoyama) a Tokyo. La sua morte fu celebrata solennemente da molte autorevoli personalità giapponesi, che ne riconobbero il ruolo fondamentale nello sviluppo e nel processo di modernizzazione del Giappone. I suoi resti riposano nel Cimitero di Yanaka, poco distanti dalla tomba del suo signore, l'ultimo storico shōgun Yoshinobu.[6][7]
Il suo lascito continuò a essere celebrato nel Giappone postbellico e in quello odierno. La sua raffigurazione sulla recente banconota da 10.000 yen giapponesi, è da molti ritenuta un omaggio appropriato a un uomo che ha saputo plasmare in modo significativo il panorama economico della nazione. Il fronte della banconota presenta un ritratto di Shibusawa Eiichi, mentre il retro mostra l'edificio della stazione di Marunouchi a Tokyo. Il lavoro pionieristico e l'approccio visionario del noto uomo d'affari, hanno avuto un impatto duraturo e permanente sul Giappone. I suoi successi continuano a ispirare e modellare i principi del capitalismo contemporaneo e del welfare sociale.[8]
Tuttavia la scelta di dedicare una banconota alla memoria di Shibusawa ha suscitato critiche in Corea del Sud, poiché egli fu il fondatore della divisione di Dai-ichi Bank in Corea. L'istituto di credito erose esponenzialmente l'indipendenza finanziaria del Regno coreano, prima della definitiva caduta della Corea sotto il dominio giapponese con il Trattato di annessione nippo-coreano del 1910. Il caso ha quindi gettato ulteriore benzina sul fuoco per quanto riguarda le controverse Relazioni bilaterali tra Corea del Sud e Giappone.[9]
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