Shub-Niggurath è una divinità appartenente ai Miti di Cthulhu, nati dalla fantasia dello scrittore H. P. Lovecraft. Questa creatura viene a volte definita come “Il capro nero dei boschi dai mille cuccioli” (nonostante questo appellativo mascolino, Shub-Niggurath è, nel romanzo breve Il tumulo, chiaramente indicata come una dea).
La prima apparizione di questa divinità esterna si trova nel racconto di Lovecraft intitolato L'ultimo esperimento (1927). Shub-Niggurath è frequentemente citata anche nei lavori di altri autori, tra cui August Derleth, Robert Bloch e Ramsey Campbell. La divinità non è mai stata descritta da Lovecraft stesso, salvo qualche citazione all’interno di vari racconti.
Sebbene Shub-Niggurath sia spesso associata all'epiteto "Nero Capro", non è da escludere che questo capro sia in realtà un'entità separata dalla dea. Rodolfo Ferraresi, nel suo saggio The Question of Shub-Niggurath, afferma che lo stesso Lovecraft avesse separato queste due figure, come si evince per esempio in Dall'abisso del tempo (1935): in questo racconto, infatti, è spiegato che il capro altro non è che un'immagine simbolica attraverso la quale gli adepti adorano e celebrano Shub-Niggurath.
Il nero capro potrebbe anche essere la personificazione di Pan, siccome è noto come Lovecraft fosse stato molto influenzato dalle opere di Arthur Machen, tra cui appunto il racconto The Great God Pan (1890). In questa incarnazione, il nero capro potrebbe rappresentare Satana quando assume le sembianze di un satiro, un essere metà uomo e metà caprone. Nel folklore, il satiro rappresenta un uomo con insaziabili appetiti sessuali; in quest'ottica, Shub-Niggurath potrebbe assumere l'aspetto del caprone (quindi di un animale di sesso maschile) per copulare con i suoi seguaci.
Le apparizioni di Shub-Niggurath nelle opere di Lovecraft non ci offrono mai molte informazioni circa questa entità, basti pensare che ne L'orrore di Dunwich (1928), a parte la frase «Iä! Shub-Niggurath!» pronunciata da un personaggio e presente in un passo del Necronomicon riportato nel racconto, non ci viene detto altro riguardo alla dea.
Il successivo racconto in cui Lovecraft menziona Shub-Niggurath è altrettanto ermetico: in Colui che sussurrava nelle tenebre (1930), la registrazione di una cerimonia religiosa blasfema include la seguente esclamazione:
Simili esclamazioni si trovano anche ne La casa delle streghe (1932) e ne La cosa sulla soglia (1933).
Lovecraft offre delle informazioni specifiche di Shub-Niggurath solamente nelle "revisioni", racconti pubblicati non con il suo nome, ma con quello di alcuni suoi clienti. Come fa notare Robert M. Price, Lovecraft, per questi clienti, costruì un ciclo di miti parallelo, un gruppo separato di Dei Esterni, inclusi Yig, Ghatanothoa, Rhan-Tegoth, Nug e Yeb e Shub-Niggurath.
Ne L'ultimo esperimento, la prima menzione di Shub-Niggurath sembra connettere la dea a Nug e Yeb:
«In Yemen parlai con un uomo anziano che aveva appena fatto ritorno dal deserto di Crimson Desert [...] aveva visitato Irem, la Città dei Pilastri, e si era recato nel santuario sotterraneo di Nug e Yeb [...] Iä! Shub-Niggurath!»
In K'n-yan (1930), che racconta della scoperta di un omonimo regno sotterraneo ad opera di un conquistador spagnolo, si narra di un tempio dedicato a Tsathoggua che era stato convertito in un tempio per Shub-Niggurath, definita come la madre e la moglie di "Colui che non deve essere nominato". Questa divinità era paragonabile ad Astarte, e il suo culto considerava estremamente detestabile il credo cattolico.
Il riferimento ad Astarte, consorte di Baal nella mitologia semitica, collega Shub-Niggurath alla dea della fertilità Cibele, la Magna Mater menzionata ne I topi nel muro (Lovecraft, 1923), e implica che la "grande madre" adorata dal culto di Exham Priory citato in quel racconto non possa essere altro che Shub-Niggurath stessa.
È difficile capire chi sia "Colui che non deve essere nominato", di cui Shub-Niggurath sarebbe la moglie; August Derleth identifica la misteriosa entità con Hastur, mentre per Robert M. Price si tratterebbe di Yog-Sothoth oppure Yig, il dio-serpente.
Infine, in Dall'abisso del tempo (1933), ambientato in una parte del continente perduto di Mu, Lovecraft descrive il personaggio di T'yog:
«Sommo sacerdote di Shub-Niggurath, oltre che guardiano del tempio di rame del Capro dai mille cuccioli.»
Nel racconto, T'yog afferma che la dea Shub-Niggurath è amica dell'umanità e pronta a proteggerla dalle altre divinità ostili, tra cui Ghatanothoa. Shub-Niggurath è chiamata la "Dea Madre", e Nug e Yeb sono probabilmente i suoi figli.
Robert M. Price ritiene che Lovecraft abbia trovato lo spunto per ideare la dea Shub-Niggurath nel racconto di Lord Dunsany intitolato Idle Days on the Yann:
Lord Dunsany infatti cita una divinità chiamata "Sheol Nugganoth", un nome con evidenti assonanze con Shub-Niggurath. Price nota altresì che "Sheol" è una parola che appare sia nella Bibbia che nell'Epopea di Gilgamesh, e che indica l'aldilà.