Thomas O. Moore | |
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16º Governatore della Louisiana | |
Durata mandato | 23 gennaio 1860 – 25 gennaio 1864 |
Predecessore | Robert C. Wickliffe |
Successore | Henry W. Allen (formalmente) George F. Shepley (de facto dal 1862) |
Dati generali | |
Partito politico | Democratico |
Professione | Proprietario terriero |
Firma |
Thomas Overton Moore (Contea di Sampson, 10 aprile 1804 – Alexandria, 25 giugno 1876) è stato un politico statunitense.
Originario della Carolina del Nord, si trasferì presto verso ovest, prima in Tennessee dal nonno Thomas Overton, e poi in Louisiana dallo zio Walter H. Overton,[1] per occuparsi delle enormi proprietà di famiglia,[2] tanto che già nel 1830 era uno dei più grandi proprietari terrieri degli Stati del Sud con più di 2000 acri di terra a suo nome.[2][3]
Entrato in politica, fino ai tardi anni 1850 servì nel parlamento statale, per poi essere il candidato del Partito Democratico alle elezioni governatoriali del 1859.[1] Pare che Moore non fosse entusiasta della cosa e che non facesse neanche una vera e propria campagna elettorale, venendo comunque eletto nuovo governatore della Louisiana senza opposizione nonostante si fosse appositamente assentato dallo Stato per auto-sabotare la propria candidatura.[2][3]
Sostenitore del diritto all'auto-determinazione del Sud degli Stati Uniti, fu uno dei principali propugnatori della secessione e della formazione degli Stati Confederati d'America,[4][5] tanto che rilasciò il decreto di secessione il 25 gennaio 1861[2][3] e fornì 8000 uomini al neocostituito esercito confederato nonostante i soli 3000 richiesti a Stato.[5] L'indipendenza della Louisiana fu tuttavia di breve durata, poiché già nel 1862 cominciò la riconquista nordista con la battaglia di New Orleans.[2][3] Persa la parte meridionale dello Stato, Moore venne dichiarato decaduto dal governo di Washington e formalmente sostituito dal generale George M. Shepley, pur continuando a mantenere il controllo sulla Louisiana centro-settentrionale.[1][3] Per tentare di rallentare l'avanzata nemica Moore ordinò di usare la tattica della terra bruciata, devastando così la Louisiana.[5]
Dopo la fine del suo mandato nel 1864, capendo l'imminenza della sconfitta confederata nella guerra civile americana, fuggì prima in una sua proprietà in Texas, poi riparò in Messico e a Cuba.[1][2][5] Rimase latitante fino al novembre 1865, quando il presidente degli Stati Uniti Andrew Johnson lo amnistiò dietro richiesta dell'amico William T. Sherman,[2] e poté allora rientrare in Louisiana.[1][5] Moore visse i successivi dieci anni tentando di ricostruire il suo patrimonio, distrutto dalla guerra, morendo nel 1876.[1][2][3][5]
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