Tricholoma populinum | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Sottodivisione | Agaricomycotina |
Classe | Agaricomycetes |
Sottoclasse | Agaricomycetidae |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Tricholomataceae |
Genere | Tricholoma |
Specie | T. populinum |
Nomenclatura binomiale | |
Tricholoma populinum J.E. Lange, 1933 |
Tricholoma populinum Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Sporata | |
Velo | |
Commestibilità | |
Tricholoma populinum (J.E. Lange, 1933) è un fungo basidiomicete della famiglia Tricholomataceae[1]. Fu formalmente descritto nel 1933 dal micologo danese Jakob Emanuel Lange.
Il cappello, che ha un diametro che varia dai 6 a 12 cm, è prima convesso e poi piano. Al centro è presente un umbone ampio, basso e piatto. Il colore del cappello varia dal color nocciola al bruno grigiastro e tende a scurirsi al centro. La cuticola è lucida, glabra, viscosa e facilmente asportabile.[2]
Le lamelle sono fitte, larghe, arrotondate, inizialmente bianche e in seguito macchiate di rossastro.[2][3]
Il gambo è alto 5–12 cm, robusto, ingrossato alla base, curvo, di colore bianco-ocraceo e macchiato di bruno-rossastro. Il bulbo termina con una struttura radiciforme che affonda nel terreno fino a raggiungere le ife. La volva è assente.[2]
La carne è bianca, compatta e con odore di farina.[2]
Le spore hanno forma sferico-ellittica, sono lisce e di colore bianco.[2][3]
Questo fungo cresce sotto i pioppi (deve il suo nome a questa caratteristica) in gruppi numerosi, anche in tempi asciutti, dalla pianura alla montagna. Fruttifica in autunno.[2][3]
La commestibilità è mediocre dal punto di vista alimentare a causa del sapore amarognolo, che può essere mitigato dalla conservazione sott'olio.[2]