Divenne un predicatore piuttosto famoso e, nei suoi lunghi e numerosi viaggi per l'Italia, vivendo sempre in povertà, fu seguito spesso da molte persone attratte dalla sua testimonianza di fede. Durante i moti rivoluzionari del 1848 non ebbe esitazioni ad unirsi alle forze risorgimentali.
Ugo Bassi si trovava infatti ad Ancona nel momento in cui un gruppo di volontari stava partendo per i campi di battaglia della Prima guerra d'indipendenza. Celebrando per loro la messa di congedo, chiese di essere accettato come cappellano; i volontari, entusiasti, gridando espressero il loro assenso, cui il sacerdote-patriota, in ginocchio, rispose con una preghiera. Partì quindi con i volontari.[1] Con acceso patriottismo diffuse lo spirito rivoluzionario fra i soldati, come prima aveva infuso quello religioso nella popolazione civile.
Fu ferito a Treviso il 12 maggio 1848 e portato a Venezia, all'epoca centro della Repubblica di San Marco. Rimase nella città lagunare e, dopo la sua guarigione, combatté per la Repubblica (1848-49). Successivamente tornò a Roma, dove vide la nascita della Repubblica Romana, che sostenne poi attivamente.
Trasferito a Bologna la sera del 7 agosto, venne fucilato, senza nessun processo e in grande fretta, per volontà del capitano auditore Carl Pichler von Deeben, l'8 agosto 1849, a quattro giorni al compimento dei quarantotto anni, nei pressi dell'arco del Meloncello, dove c'è l'ingresso allo stadio, insieme a Giovanni Livraghi.
Molti patrioti negli anni successivi rimproverarono al CardinaleGaetano Bedini, che in quel momento era Commissario Straordinario Pontificio per le quattro Legazioni Pontificie di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, di non aver fatto qualcosa per salvare il predicatoreBarnabita. Le ipotesi al riguardo sono varie: molti storici affermano che, data la rapidità con la quale gli austriaci catturarono e fucilarono Bassi, questo avvenne all'insaputa di Pio IX e dello stesso Cardinale[3][4]. Qualcuno ha scritto che Bedini sapesse di quanto accaduto e tentò invano di salvare la vita di Ugo Bassi[5]. Altri storici invece asseriscono che Bedini, anche se avesse saputo quanto accaduto, come uomo di curia, non aveva possibilità di contrastare gli austriaci durante l'occupazione di Bologna. Anni dopo, infatti, il ministro del regno di SardegnaMarco Minghetti scrisse a Giuseppe Pasolini dall'Onda che a nulla sarebbe valso l'intervento di Bedini presso il generale Gorzkowski poiché il legato pontificio contava "come uno stivale"[6].
Il 18 agosto 1849 gli austriaci, per impedire che i cittadini di Bologna manifestassero i propri sentimenti di approvazione e affetto sulla tomba del Bassi, riesumarono il suo corpo traslandolo nel cimitero della Certosa. La sua appartenenza alla Massoneria è affermata dal Gran Maestro Umberto Cipollone,[7] ma è discussa dalla storico Rosario Francesco Esposito.[8]
Cento, città natale di Ugo Bassi, gli ha dedicato una delle strade più importanti del centro storico.
Massa Lombarda, città in cui gli austriaci consentirono al prigioniero Ugo Bassi di dissetarsi durante il tragitto da Lugo a Bologna. Una targa affissa nel 1907 dalla Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie ne ricorda la sosta avvenuta il 6 agosto 1849.
Medicina, città nella quale Ugo Bassi sostò il giorno prima di essere fucilato a Bologna, lo ha ricordato con una lapide a ricordo del suo sacrificio sulla casa - oggi in via Giacomo Matteotti - in cui si fermò.
Ancona, che nel 1848 aveva potuto ascoltarlo predicare, ha chiamato Piazza Ugo Bassi il cuore popolare del rione del Piano San Lazzaro e di tutta la periferia storica cittadina.
Varese gli ha dedicato una via del quartiere Casbeno, vicino alla Questura.
Roma ha dedicato al patriota una via nel quartiere di Monteverde; inoltre al Gianicolo è possibile ammirare un suo busto marmoreo tra quelli degli eroi del Risorgimento.
Ferrara ha dedicato al patriota una delle più belle strade del centro storico medievale.
Messina ha dedicato una strada, parallela al viale San Martino, principale arteria cittadina, al patriota.
Padova ha dedicato ad Ugo Bassi una nuova via presso un complesso di edifici universitari in zona Piovego.
È esistito anche un quotidiano intitolato con il suo nome: «L'Ugo Bassi»[10], che uscì a Roma nel 1871.
Treviso, città in cui fu ferito, gli ha dedicato una via nel quartiere di Santa Maria del Rovere.
È esistito un piroscafo da carico della Società Anonima di Navigazione Tirrenia col suo nome (ex Duna), affondato dal sommergibile britannico Severn nel 1941 nel Golfo di Orosei in Sardegna.[senza fonte]
^Mario Natalucci, Ancona attraverso i secoli, Edito da Arti Grafiche città di Castello nel 1960; F. Barattani, Ugo Bassi, ricordi e frammenti della cantica, il viaggio dello spirito, 1833; Arturo Vecchini, Ricordi del 1848 - 1849
^Rosario Francesco Esposito, La Massoneria e l'Italia, Roma, 1979, pag. 243.
^Alessio Panighi, "Massa Lombarda 1849: La caduta della Repubblica Romana e il transito in catene di Ugo Bassi - Memorie di storia patria a 170 anni dagli avvenimenti, Biblioteca Comunale di Massa Lombarda, 2019.