What's the New Mary Jane

What's the New Mary Jane
ArtistaThe Beatles
Autore/iJohn Lennon
Paul McCartney
GenereMusica sperimentale
Rock sperimentale
Edito daNorthen Songs, Ltd.
Pubblicazione originale
IncisioneAnthology 3
Data28 ottobre 1996
EtichettaEMI/Apple Records
Durata6:12

What's the New Mary Jane è un brano sperimentale dei Beatles, composto da John Lennon ma accreditato, per convenzione, anche a Paul McCartney. Ipotizzato per l'inclusione nel White Album, non venne mai pubblicato ufficialmente fino all'Anthology 3 del 1996[1].

Il pezzo venne composto nel 1968, in India[2]. Originariamente intitolato What a Shame Mary Jane Had a Pain at the Party, il titolo venne in seguito accorciato e modificato, ma la canzone è basata sulla frase che componeva il suo nome. Assieme a Revolution 9, rappresenta il primo ingresso di Lennon nella musica d'avanguardia. Nel 1969, il suo autore affermò che What's the New Mary Jane venne co-scritta assieme ad Alexis Mardas, da lui descritto come un "genio dell'elettronica", ma in seguito il suo nome venne tolto dai crediti della canzone per ragioni sconosciute.[3] Come Cry Baby Cry, ricorda molto una filastrocca per bambini[1]. Il titolo è probabilmente un gioco di parole che richiama la marijuana[4], allora chiamata nel gergo giovanile anglosassone “Mary Jane”[5].

Registrazione e pubblicazione

[modifica | modifica wikitesto]

La prima registrazione avvenne nella casa di George Harrison a Esher, quando vennero registrati i nastri demo per il futuro album The Beatles. Questa versione venne suonata con le chitarre acustiche e con una cacofonia vocale[1].

Nella versione apparsa sull'Anthology 3, Lennon ed Harrison sono gli unici membri dei Beatles a eseguirla; ai due si aggiunsero poi Yōko Ono e Mal Evans. La lavorazione sul brano iniziò il 14 agosto 1968, quando ne furono incisi quattro nastri: il primo era incompleto, il secondo durava 2:35, il terzo 3:45 e il quarto 6:12. In essa, Lennon suona il pianoforte ed Harrison la chitarra acustica raddoppiata; nella stessa data, venne aggiunto il campanaccio, lo xilofono e degli effetti sonori che davano l'impressione di essere entrati in un "bad trip". Un primo mixaggio stereo venne realizzato, con tre differenti versioni, l'11 settembre: infatti, Lennon voleva far pubblicare la canzone dalla Plastic Ono Band su un 45 giri (B-side: You Know My Name (Look Up the Number)), ma gli altri tre Beatles e la EMI glielo impedirono[1][6]. Il 26 novembre venne creato un nuovo missaggio stereo, che comprendeva anche le parti vocali e degli effetti sonori incisi dalla Ono lo stesso giorno. In seguito, vennero effettuati altri mix e modifiche. La versione presente sull'Anthology 3 è quella di oltre sei minuti, che è anche quella apparsa più frequentemente nei vari bootleg[1].

Il singolo What's the New Mary Jane/You Know My Name (Look Up the Number) doveva essere pubblicato il 5 dicembre 1969 con il numero di serie APPLES 1002; un comunicato stampa della Apple aveva però annunciato la prossima pubblicazione di un 45 giri di John e Yoko con «many of the greatest show business names of today», ovvero i Beatles. È stato fatto notare che se il disco fosse stato davvero pubblicato, lo si sarebbe potuto certamente annoverare tra i singoli più sperimentali di tutti i tempi[1]. John e Yoko fecero numerosi esperimenti sonori nel corso della loro vita: ancor prima di What's the New Mary Jane, il 20 maggio passarono un'intera notte a registrare musica d'avanguardia[6], e in seguito vennero pubblicati interi LP sperimentali, come Unfinished Music No.1 - Two Virgins del novembre 1968[7], e spesso erano presenti B-side di avanguardia nei 45 giri di Lennon, come Don't Worry Kyoko, che aveva sull'altra facciata Cold Turkey[6], oppure l'intero lato B dell'album dal vivo Live Peace in Toronto 1969 della Plastic Ono Band, ambedue di fine '69[6][8].

  1. ^ a b c d e f g (EN) What's the New Mary Jane, su beatlesbible.com, The Beatles Bible. URL consultato il 21 giugno 2014.
  2. ^ (EN) Richie Unterberger, The Unreleased Beatles - Music & Film, Backbeat Books, San Francisco, 2006, pag. 210.
  3. ^ Steve Turner, A Hard Day's Write: The Stories Behind Every Beatles' Song, Carlton Books, 1999, pag. 264, ISBN 978-1-85868-806-0.
  4. ^ David Quantick, Revolution - Storia del White Album dei Beatles, il Saggiatore, Milano, 2006, pag. 146.
  5. ^ Bill Harry, Beatles - L’enciclopedia, Arcana, Roma, 2001, pag. 787.
  6. ^ a b c d Hervé Bourhis, Il Piccolo Libro dei Beatles, Blackvelvet, 2012., pag. 96
  7. ^ Hervé Bourhis, pag. 85.
  8. ^ Hervé Bourhis, pag. 97.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]