William Shakespeare non curò mai la pubblicazione delle proprie opere, fatta eccezione per i due poemetti giovanili Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia. I Sonetti e sedici composizioni teatrali, frutto probabilmente di trascrizioni clandestine, furono pubblicati senza il consenso dell'autore prima della sua morte (1616).
Nel 1623 gli attori ed amici di Shakespeare John Heminges e Henry Condell curarono un'edizione completa in folio intitolata Mr. William Shakespeare's Comedies, Histories & Tragedies, successivamente denominata "First Folio". La stampa includeva tutte le opere teatrali di Shakespeare attualmente riconosciutegli, fatta eccezione per Pericle, principe di Tiro - inserito nella successiva edizione, insieme ad altri sei drammi poi ritenuti apocrifi - e I due nobili congiunti.
A causa di queste vicende si è rivelato estremamente difficoltoso dare una cronologia certa alle opere di Shakespeare. Esclusi quei rari casi in cui è stato possibile fornire con certezza la data di composizione, si è proceduto all'identificazione della data principalmente tramite due canali: considerazioni stilistiche e richiami presenti in documenti del tempo.
Riportiamo le date stimate per ogni opera[1] seguite dalle fonti del tempo che ci permettono d'ipotizzare una datazione. I titoli originali fra le parentesi si riferiscono a quelli dell'edizione del 1623.
I documenti più frequentemente citati sono:
Stationers' Register: il registro della corporazione dei librai in cui gli editori facevano iscrivere le opere che intendevano pubblicare per assicurarsi il copyright[2].
Palladis Tamia: Wits Treasury: un trattato di Francis Meres di fondamentale importanza per la cronologia shakespeariana, pubblicato il 7 settembre 1598, contiene, tra l'altro, un elenco delle opere di Shakespeare note a Meres[2].
Prima rappresentazione: un testo intitolato "harey the vj" fu rappresentato il 3 marzo 1592 al Rose dai Lord Strange's Men; generalmente si presume che si trattasse di quest'opera[3].
Il 28 dicembre 1594, durante la baldoria di Natale al Gray's Inn, fu rappresentata una commedia intitolata "The Night of Errors", generalmente si presume che si trattasse di quest'opera[6].
Nel Palladis Tamia è presente una commedia di Shakespeare intitolata "errors", probabilmente Meres si riferiva a quest'opera.
Ci è pervenuta una commedia stampata nel 1594, A Pleasant Conceited Historie, called the taming of a Shrew, probabilmente fonte o adattamento di quella di Shakespeare[2].
L'opera potrebbe essere basata sulla traduzione di Bartholomew Young di un'opera di Jorge de Montemayor, Diana, traduzione che era pronta nel 1583 ma non fu stampata fino al 1598.
1590-97 Re Giovanni (The Life and Death of King John)
Esiste una tragedia in due parti, The Troublesome Reign of King John, stampata nel 1591, ristampata successivamente nel 1611 e nel 1622 col nome di Shakespeare, fonte o imitazione di questo dramma storico[2].
1589-99 Giulio Cesare (The Life and Death of Julius Caesar)
Rappresentato il 21 settembre 1599: un viaggiatore svizzero, Thomas Platter, scrive nel suo diario d'aver visto in questa data "la tragedia del primo imperatore Giulio Cesare" in un "edificio dal tetto di paglia" sulla sponda meridionale del Tamigi (il Globe)[8].
1600-01 Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark)
Prima registrazione ufficiale: registrato nello Stationers' Register il 26 luglio 1602[2] da James Roberts come "a booke called The Revenge of Hamlett Prince Denmarke" ("un libro intitolato La vendetta di Amleto principe di Danimarca").
Registrato nello Stationers' Register il 26 novembre 1607[2].
Il dramma The True Chronicle History of King Leir and his three daughters pubblicato nel 1605 fu probabilmente la fonte del King Lear shakespeariano.
Nel 1603 Samuel Harsnett pubblica A Declaration of Egregious Popish Impostures, un trattato anticattolico dal quale Shakespeare trasse i nomi dei diavoli e altri particolari inclusi nei discorsi di Edgar sotto le spoglie di Tom o'Bedlman[9]
Scritto in collaborazione con John Fletcher, come risulta dal frontespizio dell'edizione del 1634[11].
Una danza di The Masque of the Inner Temple and Gray's Inn di Francis Beaumont (collaboratore abituale di John Fletcher) rappresentata a corte il 20 febbraio 1613 fornì i personaggi (e presumibilmente i costumi) per la danza folcloristica presente nella quinta scena del terzo atto[11].
Cardenio (The History of Cardenio) è una commedia non pervenutaci, messa in scena dai King's Men nel 1613. Il libraio Humphrey Moseley inserì l'opera nel 1653 nello Stationers' Register, attribuendola a William Shakespeare e John Fletcher. Moseley è conosciuto per avere utilizzato falsamente il nome di Shakespeare in altre voci dello Stationers' Register, dunque la sua testimonianza non è ritenuta attendibile dagli studiosi.
Il contenuto della commedia non è conosciuto, ma era probabilmente basato sulle disavventure che coinvolgevano il personaggio Cardenio del Don Chisciotte. A supporto d'una possibile autenticità, è stato messo in rilievo che John Fletcher basò diverse delle sue ultime commedie sul lavoro di Miguel de Cervantes.
Nel 1727 un'opera dal titolo Doppio inganno (Double Falsehood, or the Distrest Lovers) venne presentata al pubblico londinese come trascrizione, da parte del drammaturgo britannico Lewis Theobald, della perduta Cardenio. Tuttavia la correlazione tra le due opere è stata sempre contestata, a partire dall'accusa di falsificazione subito avanzata dal poeta Alexander Pope.[14] Nei primi anni del XXI secolo è stata oggetto di ulteriori analisi da parte dello studioso Brean Hammond che ritiene di aver individuato tratti stilistici caratteristici di Shakespeare. Dal 2010 l'autorevole collana Arden Shakespeare include il titolo Double Falsehood, curato dallo stesso Hammond, tra le opere di Shakespeare, poiché essa «rappresenta in qualche modo la perduta Cardenio», ammettendo tuttavia che si tratta di una scelta editoriale molto controversa.[15]
"Di tutte le commedie del canone shakespeariano è forse la più difficile da datare"[16]; opinione prevalente fra gli studiosi moderni è che La bisbetica domata sia una delle prime opere di Shakespeare; questi studiosi ritengono che una commedia stampata nel 1594 con il titolo The Taming of a Shrew (Una bisbetica domata) sia la ricostruzione mnemonica della commedia di Shakespeare vista rappresentare[16]. Se è così, è singolare che Francis Meres non la citi nel Palladis Tamia (1598); "ma nulla dà l'assoluta certezza che Meres intendesse indicare tutte le opere di Shakespeare"[16].
Nel Palladis Tamia, Francis Meres inserisce nella lista di opere di Shakespeare una commedia a noi sconosciuta Pene d'amore vinte (Love's Labour's Won). Diverse speculazioni sono state fatte su quest'opera: alcuni lo ritengono un lavoro a noi non pervenuto, altri considerano la citazione di Meres un titolo alternativo di una commedia shakespeariana a noi giunta. In questo secondo caso, sono state proposte: Come vi piace, Molto rumore per nulla e Tutto è bene quel che finisce bene[17].
Per molti anni si è ritenuto che Pene d'amore vinte fosse un titolo alternativo per La bisbetica domata, che si presume scritta diversi anni prima del Palladis Tamia e che non si trova nella lista di Meres. Tuttavia, nel 1953, Solomon Pottesman, un antiquario e collezionista inglese, scoprì un in quarto contenente la lista dei libri del libraio Christopher Hunt; questa lista, datata agosto 1603, conteneva Il Mercante di Venezia, La bisbetica domata, Pene d'amor perdute e Pene d'amore vinte, il che significa come La bisbetica domata e Pene d'amore vinte siano lavori separati[16].
Un'altra opera a cui Shakespeare collaborò (ma solo in piccola parte) fu il dramma mai rappresentato Sir Tommaso Moro (Sir Thomas More), incappato subito nella censura che ne impose tali e tanti tagli da renderne impossibile la rappresentazione. Stampato per la prima volta nel 1844, è un esempio della perizia degli uomini di teatro elisabettiani in questo genere di scrittura collaborativa, in cui, nonostante le diverse mani e le numerose revisioni e aggiunte, l'insieme ha una struttura coerente ricca di rimandi e di corrispondenze.
^Per la datazione si è seguita sostanzialmente quella proposta da Giorgio Melchiori in Prospetto alle opere di Shakespeare in Shakespeare, Re Lear, Mondadori 1989. Eventuali variazioni o ipotesi alternative sono citate nelle note o nel paragrafo riguardante l'opera presa in considerazione.
^abRichard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.463 - Thomson Learning, 2001.
^Richard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.495 - Thomson Learning, 2001.
^Richard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.1125 - Thomson Learning, 2001.
^Richard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.191 - Thomson Learning, 2001.
^Agostino Lombardo, Nota al testo, pp 201-202, in William Shakespeare, Il mercante di Venezia, Feltrinelli, 1992
^Agostino Lombardo, Nota al testo in William Shakespeare, Giulio Cesare, Universale Economica Feltrinelli 2000.
^Giorgio Melchiori, Il King Lear in Shakespeare, Re Lear, Mondadori 1989.
^Simon Forman è stato un alchimista nato il 30 dicembre 1552 e morto il 12 settembre 1611, ci ha lasciato un manoscritto (Bocke of Plaies) in cui sono riportate le rappresentazioni alle quali ha assistito.
^abRichard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.1243 - Thomson Learning, 2001.
^Richard Proudfoot, Ann Thompson, David Scott Kastan - The Arden Shakespeare Complete Works Paperback Edition - p.567 - Thomson Learning, 2001.
^Alessandro Serpieri, in Introduzione a William Shakespeare - Sonetti - Bur.
^« The Arden Shakespeare Third Series has chosen to include collaborative plays from outside the 1623 canon and the inclusion of Double Falsehood is our most controversial decision. That it represents in some form the otherwise lost play of Cardenio, by Fletcher and Shakespeare, is a sufficiently sustainable position to recommend publication in Arden 3 of Lewis Theobald's avowedly thorough eighteenth-century adaptation, thus making it accessible for the first time in 250 years. Here is a true Shakespeare mystery for an age addicted to fictional mysteries attached to him. » (Richard Proudfoot, curatore della collana Arden, in un comunicato stampa[collegamento interrotto] del 15/03/10)
^abcdAnna Luisa Zazo - La nascita delle "maschere" shakespeariane in una duplice commedia a incastro - in William Shakespeare, La bisbetica domata, Mondadori, 2000.