Domenico Morelli (pittore)

Domenico Morelli

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato3 luglio 1886 –
13 agosto 1901
Legislaturadalla XVI (nomina 7 giugno 1886)
Tipo nominaCategoria: 18
Sito istituzionale

Dati generali
UniversitàAccademia di Belle Arti di Napoli
ProfessionePittore, docente

Domenico Morelli (Napoli, 7 luglio 1823[1]Napoli, 13 agosto 1901) è stato un pittore e politico italiano, senatore del Regno d'Italia dalla XVI legislatura. Considerabile come uno dei più importanti pittori italiani della seconda metà del XIX secolo, fu il maestro d'arte di Vincenzo Petrocelli.

Autoritratto

Figlio adottivo di Francesco Soldiero e di Maria Giuseppa Mappa, nel 1848 Domenico Soldiero aggiunse il cognome Morelli per poi assumerlo come unico.[1] Iniziò a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1836 e i suoi primi dipinti furono improntati all'ideale romantico, con numerosi influssi medievali (fu ispirato in particolare dal poeta inglese Byron).

Nel 1848 vinse un concorso che gli permise di recarsi a studiare a Roma dove, dopo aver preso parte ai moti del 1848, fu incarcerato per un breve periodo.

Nel 1850 visitò Firenze dove ricevette il suo primo riconoscimento pubblico per la sua opera Gli iconoclasti. Nel 1855 partecipò, insieme a Francesco Saverio Altamura e Serafino De Tivoli, all'Esposizione Universale di Parigi e, di ritorno a Firenze, prese parte ai dibattiti dei macchiaioli sul realismo pittorico, ciò che lo condusse gradualmente ad assumere uno stile meno accademico e maggiormente libero, soprattutto nell'uso del colore; secondo i critici della pittura napoletana, la sua arte fonde verismo e tardo-romanticismo a modelli neoseicenteschi.

Negli anni sessanta, ormai tra i pittori italiani più conosciuti della sua epoca, fu nominato consulente del museo nazionale di Capodimonte relativamente alle nuove acquisizioni di opere, portando così il suo contributo alla gestione delle collezioni d'arte.

Ritratto del pittore Domenico Morelli, 1873, Vincenzo Gemito, Gallerie d'Italia, Napoli, Napoli

Nel 1868 ottenne la cattedra d'insegnamento all'Accademia di Belle Arti di Napoli - dove aveva studiato e dove ebbe molti allievi, tra cui Vincenzo Petrocelli,Giuseppe Costa, Francesco Coppola Castaldo, Giuseppe De Nigris, Raffaele Ragione e Achille Talarico. S'interessò anche a temi religiosi, mistici e soprannaturali; infatti, di questo periodo è uno dei suoi lavori più celebri, l'Assunzione del Palazzo Reale di Napoli. Tra i suoi lavori dell'epoca vi è anche l'eccentrica culla di Vittorio Emanuele III, conservata presso la Reggia di Caserta; questa si contraddistingue per gli eleganti lavori di intaglio in legno (l'angelo reggicortina e il Lazzariello che regge la culla vera e propria) e i putti che decorano il bordo in conchiglia sardonica.

Dal 1874 al 1883 circa, Domenico Morelli dipinse quadri aventi per soggetto scene orientali, pur non essendo mai stato in quei luoghi, inserendosi così nella corrente degli orientalisti italiani che annoverò pittori come Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Federico Faruffini, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani, Giuseppe Molteni e altri.

Fu anche uno degli artisti che collaborarono alle illustrazioni della Bibbia di Amsterdam (1895) e, dal 1899 sino alla morte avvenuta nel 1901, fu direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. Tra i suoi molti allievi ci sono Vincenzo Bruzzese, Antonio Mancini, Giovanni Voltini, Domenico Russo, Ulisse Caputo e Gennaro Pardo, cui si deve un ritratto postumo del maestro.[2]

Era cognato del fisico Emilio Villari e dello storico Pasquale Villari,[3] dei quali aveva sposato la sorella Virginia.[3]

Mosaici della facciata del Duomo di Amalfi realizzati dal Morelli
Culla di Vittorio Emanuele III nella Reggia di Caserta

Riconoscimenti

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Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

La città di Torino gli ha dedicato una via nei quartieri Le Vallette-Lucento.[4]

Galleria d'immagini

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  1. ^ a b Voce «Domenico Morelli», in Dizionario Biografico degli Italiani, a cura di Valeria Vagnoli, Treccani, vol. 76, 2012
  2. ^ Di due “opere pubbliche” di Gennaro Pardo conservate a Castelvetrano | Dialoghi Mediterranei, su www.istitutoeuroarabo.it. URL consultato il 7 novembre 2017.
  3. ^ a b Elena Candela, Angelo Raffaele Pupino, Salvatore Di Giacomo settant'anni dopo: atti del convegno di studi, 8-11 novembre 2005, Università di Napoli "L'Orientale", Liguori editore, 2007, n. 106 a p. 220 ISBN 978-88-207-3998-0 (Anteprima limitata su Google books)
  4. ^ Renzo Rossotti, Le strade di Torino, Roma, Newton Compton, 1995, p. 392, ISBN 88-8183-113-9.
  • Primo Levi, L'Italico, Domenico Morelli nella vita e nell'arte, 1906, Casa editrice nazionale Roux e Viarengo, Roma-Torino
  • Angelo Conti, Domenico Morelli, 1927, Edizioni d'arte Renzo Ruggiero, Napoli
  • AA. VV. Filippo Palizzi e Domenico Morelli, Catalogo mostra Promotrice BB.AA. Salvator Rosa, Napoli 1961
  • A. Schettini, La Pittura napoletana dell'Ottocento Editrice E.D.A.R.T. Napoli 1967
  • AA. VV. Il secondo ‘800 italiano,Le poetiche dal vero, Mazzotta Milano 1988
  • AA. VV. Capolavori dell'800 Napoletano, dal romanticismo al verismo, Mazzotta, Milano 1997
  • Nello e Saverio Ammendola, Ottocento-Novecento, due secoli di pittura a Napoli, con introduzione e intervista di M. Picone Petrusa, Electa Napoli, Napoli 1999.
  • AA. VV. Domenico Morelli e il suo tempo, 1823 1901 dal romanticismo al simbolismo, Electa Napoli, 2005

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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