Emilio Betti (Camerino, 20 agosto 1890 – Camorciano di Camerino, 11 agosto 1968) è stato un giurista e storico italiano, nonché uno dei più eminenti teorici dell'ermeneutica contemporanea[1].
Fratello maggiore del poeta e drammaturgo Ugo e grande amico di Giovanni Perlingieri, (più giovane di due anni), si laurea a 21 anni in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Parma, e a 23 anni in Lettere classiche presso l'Università di Bologna (con una tesi sulla Crisi della repubblica e la genesi del principato in Roma).
Insegna per un anno Lettere al Liceo classico di Camerino e nel 1915 vince il concorso per la libera docenza presso l'Università di Parma. Trascorre lunghi periodi di studio all'estero, grazie a diverse borse di studio, nelle più prestigiose università europee (Marburgo, Friburgo e altre).
Nel 1917 diviene professore ordinario all'Università degli Studi di Camerino. In seguito insegna diritto nelle Università degli Studi di Macerata (1918-1922), Pavia (1920), Messina (1922-1925, dove ha tra i suoi allievi Giorgio La Pira e Tullio Segrè), Parma (1925-1926), Firenze (1925-1927), Milano (1928-1947), Roma (1947-1960).
Come Gastprofessor e visiting professor svolge corsi nelle Università di Francoforte sul Meno, Bonn, Gießen, Colonia, Marburgo, Amburgo, Il Cairo, Alessandria d'Egitto, Porto Alegre, Caracas. Betti è stato uno dei più importanti giuristi italiani di tutti i tempi e fu tra i principali artefici del codice civile italiano del 1942 tuttora vigente. Collocato fuori ruolo 1960, emerito dal 1965, è chiamato a insegnare ius romanum alla Pontificia Università Lateranense.
Nel corso della sua attività accademica ha coperto tutti i rami del diritto, in particolare il diritto romano, civile, commerciale e processuale[2]. Nel 1955 ha fondato presso le Università di Roma e di Camerino l'Istituto di Teoria dell'interpretazione. È stato socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei e dottore honoris causa delle Università di Marburgo, Porto Alegre e Caracas.
Per il suo sostegno intellettuale al fascismo fin dal 1919, alla Liberazione fu messo agli arresti nel 1944 a Camerino e imprigionato per circa un mese per decisione del CLN[3]. Nell'agosto del 1945 fu sospeso dall'insegnamento e sottoposto a giudizio di epurazione. Il procedimento lo prosciolse da ogni imputazione.
Le sue scelte politiche comunque non hanno compromesso il pregio e l'importanza delle sue opere.
Le sue opere principali sono: Teoria generale del negozio giuridico, Teoria generale delle obbligazioni, Teoria generale dell'interpretazione.
Fin dal 1939 fece parte delle commissioni ministeriali che hanno redatto il codice civile del 1942. L'influenza di Betti fu determinante nella soluzione, adottata dal guardasigilli Dino Grandi, dell'abbandono del progetto italo-francese delle obbligazioni e dei contratti del 1927, che negli intenti originari del piano per la nuova codificazione avrebbe dovuto costituire l'attuale quarto libro del codice civile.
Le sue opere sono oltre 300, tra le quali:
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