Clericale in politica, eletto consigliere comunale di Bologna nel 1895, si batté contro il divorzio e per l'introduzione del catechismo nelle scuole, oltre ad essere strenuo difensore della partecipazione dei cattolici alla vita pubblica.
Tra i suoi maggiori impegni di scrittore, la traduzione e il commento dei Dialoghi di Platone (varie edizioni parziali, raccolte in tre volumi fra il 1913 e il 1915).
È sepolto alla Certosa di Bologna.[1] Nella lapide a lui dedicata si legge il seguente testo:
FRANCESCO ACRI
DAL 1871 PROFESSORE ALL'UNIVERSITÀ DI STORIA DELLA FILOSOFIA NOBILE CUORE E ALTO INGEGNO PADRE TRA I FIGLIUOLI E I NIPOTI SUOI PADRE TRA GLI SCOLARI SPECULATORE DI VERITÀ SEGUACE DI BONTÀ AMICO DI BELLEZZA FILOSOFO E ARTISTA ITALIANO DI ANIMA E DI LINGUA DEVOTO A PLATONE A TOMMASO A DANTE DALLA FEDE A CUI GLI PARVE FACILE CONCILIARE LA SCIENZA IN CUI RIPOSÒ L'INTELLETTO E L'AFFETTO
^ Angela Pierro, Francesco Acri, su Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna. URL consultato il 27 giugno 2024 (archiviato il 30 settembre 2022).
Antonino Anile, Francesco Acri: il filosofo, il cristiano, Roma, Libreria Ed. religiosa Ferrari, 1924.
Itala Cancarini, Acri, Brescia, La Scuola 1945
L. Monetti, Saggio sul pensiero filosofico di Francesco Acri, Torino, 1957
L. Malusa, Persona, sistema e sviluppo della filosofia nella storiografia filosofica di Francesco Acri, in «AA. VV., Vetera novis augere. Studi in onore di C. Giacon», Roma, 1982
F. Farnè, Il problema esistenziale nel pensiero di Francesco Acri, L'Aquila, 1984
S. Blasucci, Francesco Acri: la fortuna e l'opera, Roma-Bari, 1992
Renato Serra, Francesco Acri, in Scritti, t. II, a cura di G De Robertis, A Grilli, Firenze, Le Monnier, 1938