Kitabatake Chikafusa[2] (北畠親房?; 8 marzo 1293 – Anō, 1º giugno 1354) è stato uno scrittore e politico giapponese, statista appartenente al clan Kitabatake (北畠氏?, Kitabatake-shi), che era discendente dall'imperatore Murakami (926 – 967)[1].
Kitabatake assunse le più alte cariche dello stato durante il Periodo Nanboku-chō dello scisma dinastico, detto anche Periodo delle Corti del Nord e del Sud,[3] che vide l'esistenza e la contrapposizione di due corti imperiali in Giappone nei primi anni dell'epoca Muromachi, dal 1336 al 1392, sotto lo shogunato degli Ashikaga.[4]
Kitabatake fu consigliere degli imperatori Go-Daigo (1288-1339), quando tornò dall'esilio nel 1333 per reclamare il trono che aveva perso precedentemente,[5] Go-Fushimi (1288-1336), Go-Nijō (1285-1308), Hanazono (1297-1348) e Go-Murakami (1328-1368). La breve restaurazione di Go-Daigo si concluse con una rivolta contro il trono e l'istituzione di due corti, la Corte settentrionale di Kyoto e la Corte meridionale di Go-Daigo a Yoshino.[5]
Quando Go-Daigo morì nel 1339, Chikafusa era assediato nella sua roccaforte nella provincia di Hitachi. Ha inviato copie delle sue principali opere al nuovo imperatore, l'imperatore Go-Murakami di dodici anni, consigliando lui e i suoi consiglieri.[6] Kitabatake oltre ad essere un letterato era anche un comandante competente in battaglia, e in molte occasioni respinse le forze dello shogunato.[6] L'assedio di Hitachi durò quattro anni e, sebbene alla fine la sua fortezza cadde in mano ai sostenitori dello shogunato, Kitabatake fuggì a Yoshino, la capitale della Corte del Sud, dove consigliò l'Imperatore fino alla sua morte nel 1354.[6]
Kitabatake si distinse per la sua integrità e lungimiranza e capì che le istituzioni dello shogunato creavano instabilità all'ordine politico.[4]
Kitabatake realizzò un'opera letteraria fondamentale, intitolata Shokugenshō, incentrata sull'amministrazione dello stato, nella quale esaminò la situazione politica contemporanea, la disorganizzazione ed inefficacia della burocrazia e dei funzionari, propose una serie di riforme, consigliando di favorire le nomine per i meriti e non per i favoritismi.[4]
Una delle questioni approfondite da Kitabatake è stata la distribuzione caotica e squilibrata della terra, per la quale criticò sia il governo sia i funzionari governativi e i signori feudali che rivendicavano la terra.[6] Scrisse che cercare ricompense non faceva parte di un comportamento corretto, e che era un comportamento da guerriero lasciare la terra e persino la vita per dovere.[6] Affermò anche che il caos attuale derivava, in ultima analisi, da un grande numero di persone che rivendicavano una quantità limitata di terra.[6]
Difese, anche militarmente,[7] le dinastia meridionale,[3] compì un tentativo di riconquista di Kyoto, dove era installata la corte del Nord,[1] e scrisse, nel 1339, un importante libro intitolato Storia della legittima successione dei divini imperatori (Hinnō Shōtōki),[3] che descrisse, con caratteri mistici e nazionalisti, la storia del Giappone dalle origini fino ai suoi tempi, sostenendo la dinastia imperiale della Corte del Sud in quanto manifestazione della volontà divina,[3] invitando i sudditi alla obbedienza, criticando invece lo shogunato per usurpazione dei diritti divini.[4]
L'opera suscitò una grande influenza nei secoli successivi per la rinascita della religione nazionalista Shintō e fu di fondamentale importanza per l'ascesa del moderno nazionalismo giapponese,[5] e difatti nel 1868 ispirò il movimento che portò all'abolizione dello shogunato, ripristinando il potere imperiale.[4]
Ci furono due rami del clan Kitabatake: il primo ebbe come capostipite il figlio di Chikafusa, Kitabatake Akiyoshi (北畠顕能?; morto 1383);[8] il secondo ramo del clan chiamato Namioka o Kitabatake-Namioka venne fondato da un altro figlio di Chikafusa, Kitabatake Akiie (北畠顕家?; 1318–1338), che governò nel nord della provincia di Mutsu,[8] e morì in battaglia nell'estate del 1338.[9]
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