Cominciò a suonare la chitarra a quattordici anni, studiando al conservatorio; alla sua formazione contribuì anche l'ascolto dei grandi chitarristi jazz. Entrò poi a far parte di piccole formazioni musicali con le quali suonò nei Paesi Bassi e all'estero, esibendosi anche al Palladium di Londra nel 1946. Sulla chitarra elettrica fu tra i primi in quegli anni in Europa a usare effetti come eco e riverbero, e tra il 1947 e il 1948 si esibì in tutto il mondo, con concerti anche all'Olympia di Parigi e alla Carnegie Hall di New York. Nel 1949 si stabilì in Italia: dopo una serie di spettacoli a Napoli, venne contattato per formare un trio da Renato Carosone e Gegè Di Giacomo, e incise con loro vari dischi per la Pathé.
Nel 1954 decise di darsi alla carriera solista: formò un suo quartetto (con Aldo Buonomo alla batteria, Paolo Pes al contrabbasso e Bruno De Lucia al pianoforte[2]), col quale registrò per la Fonit. Registrò molti dischi di successo, esibendosi nel contempo nei night club più esclusivi. Della sua carriera musicale si ricordano canzoni quali: Butta la chiave, rimasta famosa per via del dialogo tra Van Wood e la chitarra (a cui fa interpretare le risposte di una ragazza che non vuole farlo entrare in casa), Via Montenapoleone, Tre numeri al lotto, Mia cara Carolina e Capriccio.
Dagli anni sessanta si dedicò seriamente all'astrologia, con le rubriche di oroscopi per conto di giornali e riviste, pur continuando a incidere dischi; aprì anche un locale a Milano (la città in cui si era stabilito dopo aver vissuto per qualche tempo a Napoli), l'Amsterdam 19, in Galleria Passarella, dove spesso si esibì come cantante chitarrista. Nel 1974 realizzò Guitar magic, un album interamente strumentale per la Vedette -Phase 6, in cui sono messe in evidenza le sue doti di chitarrista.
Tornò con successo in televisione nel 1993 come ospite nella trasmissione Quelli che il calcio ed in suo onore fu fondata la squadra di calcio amatoriale "Atletico Van Goof", denominata Van Goof sulla falsariga del suo cognome, e collocata alle spalle della postazione del chitarrista nello studio televisivo. Gli autori del programma idearono infatti una specie di sfida tra il musicista e il "pupazzo": a seconda dell'esito reale dei vari pronostici veniva assegnato un punteggio, favorevole rispettivamente al primo o al secondo, per stabilire così il vincitore alla fine di ogni puntata. La squadra calcistica Atletico Van Goof successivamente si ispirò a questo gioco ironico, per la sua denominazione[3].
Nell'ottobre 2007 chiese un milione di euro di risarcimento al gruppo dei Coldplay, sostenendo che la canzone Clocks fosse plagiata dalla sua Caviar and Champagne.
Van Wood visse gli ultimi anni della sua vita a Castelnuovo di Porto, dove è sepolto nel piccolo cimitero del paese: morì all'alba del 10 marzo 2010 al Policlinico Gemelli di Roma dopo una lunga malattia. [4]
Maurizio Maiotti (con la collaborazione di Armando Buscema), "1944-1963: i complessi musicali italiani", Maiotti Editore, 2010, alla voce: Van Wood Quartet, pp. 104-107.