Piaggio P.166 DP1 | |
---|---|
Un P.166DL3 della Guardia Costiera | |
Descrizione | |
Tipo | Aereo da pattugliamento marittimo, da trasporto leggero e d'affari |
Equipaggio | 2+2 |
Progettista | Giovanni Casiraghi Alberto Faraboschi |
Costruttore | Piaggio Aero |
Data primo volo | 26 novembre 1957 |
Utilizzatore principale | Italia |
Esemplari | oltre 150 |
Sviluppato dal | Piaggio P.136 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 11,88 m |
Apertura alare | 14,69 m |
Altezza | 5,17 m |
Superficie alare | 26,56 m² (586 sq.ft) |
Peso a vuoto | 2.498 kg |
Peso carico | 585 kg |
Peso max al decollo | 4.500 kg (9,920 lb) |
Passeggeri | fino a 6 |
Capacità combustibile | 1.129 kg |
Propulsione | |
Motore | 2 turboeliche Pratt & Whitney Canada PT6A-121 |
Potenza | 615 shp ciascuna |
Prestazioni | |
Velocità max | 407 km/h (389 km/h per la versione VMA) |
Vm (velocità di manovra) | 157 km/h |
Velocità di stallo | 128 km/h |
Velocità di salita | 540 m/min bimotore a peso massimo al decollo; 149 m/min monomotore a peso massimo al decollo |
Corsa di decollo | 747 m a peso massimo al decollo ISA S.L. |
Atterraggio | 655 m a peso massimo al decollo ISA S.L. |
Autonomia | 1.695 km alla potenza massima; oraria max. : 5hr 10 min in missione di pattugliamento a 914 m |
Tangenza | 7.315 m |
voci di aerei militari presenti su Wikipedia |
Il Piaggio P.166 è un aereo da trasporto e d'affari costruito dalla italiana Piaggio Aero nel 1957. Destinato inizialmente al mercato civile, ha riscosso molto successo come aereo per la sorveglianza del territorio, per la ricognizione e per il pattugliamento delle coste, aeroambulanza, addestramento e fotogrammetria. In Italia era impiegato sino al 2022 dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera e sino al 2010 dall'Aeronautica Militare Italiana.
La Piaggio riscosse un discreto successo in Italia, negli Stati Uniti e in Canada con il P.136 "Royal Gull": mentre esso era in piena produzione, venne sviluppato il suo successore, il P.166, che era più grande e robusto, manteneva l'ala a gabbiano, i piani di coda e la motorizzazione, ma al contrario del P.136 era completamente terrestre. Il primo volo venne effettuato da Aldo Gasperi, il 26 novembre 1957, all'aeroporto di Villanova di Albenga ed ottenne la certificazione RAI/FAA il 31 luglio 1958. Il P.136 e il P.166 furono i primi aerei italiani del dopoguerra che ricevettero il "Type Certificate" della FAA.
I progettisti del P.166, gli ingegneri Giovanni Casiraghi e Alberto Faraboschi, lavorarono costantemente per cercare di adattarlo il più possibile al mercato internazionale: venne realizzata così la versione B, dotata di modifiche strutturali e di un nuovo motore, che sostituì la versione originale in produzione.
La Northrop Aircraft utilizzò per 25 anni 3 P.166 per il trasporto del proprio personale, senza problemi di manutenzione e con grande affidabilità. William Piper, fondatore dell'omonima casa produttrice di aerei, venne a conoscenza di questo successo e, valutando in volo il P.166, ne rimase molto soddisfatto: venne proposta quindi una co-produzione del velivolo, ma la Piaggio non era in grado di reggere il ritmo di produzione richiesto (300 strutture) e non venne stipulato nessun accordo.
L'ultima versione realizzata è la DP1, dotata di nuovi motori e di un'avionica completamente rinnovata.
Nel 1960 l'Aeronautica Militare Italiana ordinò un primo lotto di 21 P.166M da impiegare nelle squadriglie di collegamento, per il trasporto e per compiti di addestramento presso la Scuola Volo Basico Avanzato Elica di Latina. Il P.166 venne impiegato anche nel supporto logistico del caccia-bombardiere Fiat G.91: era infatti in grado di trasportare un motore Orpheus nel suo vano di carico. Nel 1985 vennero acquistati altri sei esemplari, destinati al 303º Gruppo Volo Autonomo alla chiusura di quest'ultimo sono stati assegnati al 71º Gruppo Volo del 14º Stormo, nella versione DL3 APH che, equipaggiati con quattro-cinque fotocamere di cui una-due verticali e tre prospettiche, vennero impiegati per compiti di aerofotogrammetria. In questo ruolo vennero impiegati con in colori dell'ONU durante la missione di pace in Etiopia-Eritrea. La forza armata italiana ha ritirato dal servizio questi aerei nel 2010.[1])
La South African Air Force acquistò invece 20 esemplari nella versione S, soprannominandoli Albatross, da destinare alla sorveglianza costiera. Il primo esemplare ordinato volò nell'ottobre del 1968 e fu certificato nel febbraio del 1969; poco venne spedito a Cape Town e assemblato alla Ysterplaat Air Force Base.
L'Alitalia impiegò come aerei da addestramento due P.166DL3, che vennero poi passati (nel 1986) alla Guardia di Finanza.
La Guardia Costiera e la Guardia di Finanza acquistarono rispettivamente 14 e 12 esemplari, destinati al pattugliamento marittimo, ricerca e soccorso, monitoraggio ambientale e lotta al contrabbando (versione operativa con sistemi FLIR, Scanner Infrarosso-ultravioletto, Scanner multispettrale, fotocamere); 2 esemplari a scopo addestrativo vennero acquistati in tempi più recenti dalla Guardia Costiera, ora radiati. La Guardia di Finanza possedeva 2 esemplari in versione DL3 e 8 in versione aggiornata DP1, dotati di propulsori di più potenti e prestanti (P&WC PT6A-121), nuovo sistema di rifornimento e di alimentazione carburante, avionica tipo EFIS con sistema di navigazione e sistema di missione con Radar, FLIR, data link satellitare. La Guardia Costiera possedeva 4 velivoli P166DL3SEM, di cui due dotati di un innovativo sistema di indagine multispettrale.