Dopo l'unità d'Italia, col regio decreto 9 ottobre 1861, n. 255 venne creata la "Direzione generale della pubblica sicurezza", potenziando quindi temporaneamente la struttura, allora cresciuta sino al rango di divisione; l'anno successivo, tuttavia, con l'istituzione del Segretariato generale del ministero dell'Interno, l'amministrazione fu ricondotta al rango di divisione e posta sotto la responsabilità del segretario generale. La prima norma che dettò disposizioni organiche in tema fu la legge 20 marzo 1865, n. 2248 all'allegato B - cui seguì il Regolamento Esecutivo 18 maggio 1865, n. 2236. Nel 1880 Giovanni Bolis, capo dei servizi di pubblica sicurezza, distinse le attività del Corpo in "polizia amministrativa", "polizia giudiziaria" e "divisione affari riservati".
Con il regio decreto 3 luglio 1887, n. 4707, il governo Depretis VIII ripristinò definitivamente la Direzione generale.
Nel dicembre del 1890 dall'unione delle Milizie comunali e del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, nacque il "Corpo delle guardie di città".
Nel 1902, durante il governo Giolitti II, fu fondata la scuola di polizia scientifica[2] per opera principalmente di Salvatore Ottolenghi, primo studioso delle tecniche di investigazioni scientifiche e allievo del criminologo Cesare Lombroso,[3] con a capo lo stesso Ottolenghi. Il testo unico della legge sugli ufficiali ed agenti di pubblica sicurezza emanato durante il governo Giolitti III disciplinò per la prima volta sistematicamente la materia della pubblica sicurezza, stabilendo criteri per l'attribuzione delle funzioni di pubblica sicurezza e indicando coloro ai quali possono essere attribuite; un ruolo centrale fu attribuito al "delegato di pubblica sicurezza", autorità incaricata di garantire l'ordine pubblico. Nel 1917 fu istituito l'UCI (Ufficio centrale investigazioni), che raccoglieva in parte l'eredità della divisione affari riservati politici e che si sarebbe dedicato ad attività di controspionaggio; il comando fu assegnato a Giovanni Gasti.
Al termine della prima guerra mondiale il governo Nitti I con il Regio Decreto 14 agosto 1919, n. 1442 stabilì un nuovo ordinamento del personale di pubblica sicurezza e contestualmente dispose la creazione di un corpo di agenti di investigazione.
Il successivo Regio Decreto 2 ottobre 1919, n. 1790 sciolse i corpi delle guardie di città e delle guardie municipali, che cessarono ogni compito di polizia passando definitivamente alle dipendenze del sindaco per espletare la vigilanza sulle materie di competenza municipale.[4]
Furono costituiti il Corpo della regia guardia per la pubblica sicurezza (12 divisioni, 40 000 uomini), a ordinamento militare, deputato al mantenimento dell'ordine pubblico e alquanto svincolato da eventuali influenze della politica, e il Corpo degli agenti investigativi (8 000 uomini), specializzato in compiti di polizia giudiziaria.[5]
Il ventennio fascista e il Corpo degli agenti di P.S.
Il 31 dicembre 1922 Benito Mussolini, capo del neonato governo, sciolse i due corpi che furono poi assorbiti nell'Arma dei Carabinieri Reali. Nell'ambito della stessa manovra, venne creata la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Tra le ragioni che si sono prospettate per questa scelta, molti studiosi propendono per considerare più verosimile l'esigenza del nuovo presidente del consiglio di sottoporre a più facile controllo tutte le strutture dello Stato (ciò che sarebbe stato poi di maggior evidenza quando tutte le amministrazioni fasciste vennero organizzate in forma paramilitare): se la truppa dei due corpi di polizia era certamente militare, la parte alta della catena gerarchica, costituita dai funzionari di Pubblica Sicurezza era invece civile, perciò non sottoposta ai rigori delle regolamentazioni cui soggiacevano gli uomini in divisa, primo fra tutti appunto la rigida concatenazione gerarchica.
La distinzione di un apposito corpo di polizia "specifico" era funzionale al regime fascista, le cariche di diretta emanazione governativa furono perciò mantenute al loro posto, con anzi qualche piccolo intervento che dimostrava un'attenzione costante. Con il regio decreto 11 novembre 1923, n. 2395, la figura del "direttore generale della pubblica sicurezza" fu rinominata (senza peraltro sostanziali modificazioni dal punto di vista funzionale) in "intendente generale della polizia", subito ricorretta dal regio decreto 20 dicembre 1923, n. 2908, che la convertì all'ancora vigente denominazione di "Capo della Polizia".
Nell'aprile del 1925 fu costituito il "Corpo degli agenti di pubblica sicurezza", che assorbì il Ruolo specializzato dell'Arma (ex Corpo degli agenti investigativi), che cessò di dipendere dal Ministero della Guerra per passare sotto il Ministero dell'Interno, formando l'ossatura del neocostituito corpo, che si avvalse così di personale investigativo già specializzato.
Godeva comunque di un ruolo di secondo piano rispetto alla MVSN, con la quale durante il ventennio sorsero numerose interferenze di competenze o di fatto, benché la milizia finisse con l'affiancarsi quasi del tutto alle altre forze armate. Alla ricostituzione del Corpo degli agenti di P.S. si giunse però anche perché i Carabinieri, di più antiche tradizioni, erano rimasti più fedeli alla corona.
Nel 1926 venne nominato capo della poliziaArturo Bocchini, al quale si deve nel 1930 la creazione dell'OVRA (Organismo di vigilanza per la repressione dell'antifascismo). Egli, inoltre, introdusse notevoli modifiche organizzative e tecniche nel funzionamento delle questure così da poter allestire agevolmente un'imponente raccolta di dati in tempo reale che a Palazzo Venezia venivano analizzati anche per monitorare il consenso popolare. Fra queste modifiche il cosiddetto "mattinale", rapporto burocratico contenente dati sulla forza presente e consuntivi dei fatti (crimini, incidenti, altri fatti di rilievo) della giornata precedente e che era generalmente consegnato al destinatario (tipicamente il questore, ma anche responsabili di altri comandi) al momento di prendere servizio la mattina, donde il nome.
Negli anni '30 furono istituiti gli "Ispettorati Generali di Pubblica Sicurezza", speciali organismi di polizia, guidati da un Ispettore generale di PS, per combattere principalmente la criminalità organizzata, avvalendosi di strutture a carattere provinciale, e sovraordinate alle singole questure. Il primo fu l'Ispettorato per la Sicilia, poi quello dell'Alta Italia, l’Ispettorato per la repressione dell’abigeato in Sardegna e, dal 1942, l’Ispettorato di polizia per i Servizi di Guerra e quello della Venezia Giulia.
Durante il mandato di Bocchini, sotto l'impulso del colonialismo italiano, venne creato nel 1936 un apposito corpo di polizia per i nuovi territori, il Corpo di Polizia Coloniale, l'anno dopo rinominato Polizia dell'Africa Italiana (PAI) dotato di uniformi ed equipaggiamenti specifici e munito in esclusiva[senza fonte] del Beretta MAB 38. Bocchini riuscì a gestire una importante e nello stesso tempo delicatissima istituzione, un corpo il cui controllo era ovviamente essenziale per la buona tenuta del governo e che pare egli stesso abbia voluto ricreare, dopo il discioglimento del 1922, al fine di costituirne una sorta di armata a disposizione del governo (il quale peraltro già aveva inquadrato nelle camicie nere elementi dello squadrismo). La polizia, dunque, era fedele al governo, i Carabinieri al re. Bocchini fu perciò il vero autore di una duplicazione delle strutture nazionali militari e di polizia (e di intelligence) che rappresentò al meglio la ragione dei sostanziali equilibri fra la corona e il regime.
In questo ruolo Bocchini era uno dei pilastri fondamentali su cui poggiava l'edificio del regime. Bocchini fu incaricato di eseguire le schedature più delicate degli esponenti più in vista della società italiana del periodo, contribuendo alla creazione del famoso "archivio segreto" di Mussolini[6].Si ricorda in proposito, fra i tanti caduti della polizia (attraverso le sue varie denominazioni), il caso di Giovanni Palatucci, funzionario dell'Ufficio stranieri di Fiume, che impedì la deportazione di numerosi ebrei e che per questo fu deportato egli stesso, morì nel campo di concentramento di Dachau.
Alla fine degli anni '30 il Corpo degli agenti di pubblica sicurezza torna a essere forza armata.
Alla morte di Bocchini nel novembre 1940, gli successe il suo vice, il prefetto Carmine Senise.
La seconda guerra mondiale condusse le forze di polizia ad aggiornare le proprie finalità d'impiego, per far fronte a situazioni di ordine pubblico eccezionali. Inoltre, reparti del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza combatterono in Albania e Montenegro, mentre unità del PAI in territorio africano.
Senise fu sostituito nell'aprile del 1943, in occasione di un generale rimpasto delle cariche istituzionali voluto da Benito Mussolini. Questo rimpasto (che privava la corona di un uomo più fidato su una poltrona tanto delicata) è stato considerato da alcuni storici[senza fonte] il vero momento in cui dal Quirinale si decise, avvicinando Dino Grandi, di liberarsi di Mussolini. Dopo la caduta del fascismo Senise fu subito rinominato da Badoglio capo della polizia. Va menzionato che Senise fu una delle pochissime autorità che non seguirono il re e Badoglio nella fuga al Sud dopo l'armistizio di Cassibile e che per questo fu catturato a Roma dai tedeschi e fu deportato prima in un lager e poi in Baviera insieme ad altri prigionieri illustri, e fu liberato dagli alleati alla fine della guerra.
Il 6 settembre 1943, quando l'armistizio di Cassibile era già stato firmato in segreto, prima che ne fosse data notizia pubblica era stata sciolta la MVSN, per restituire alla polizia tutte le sue principali funzioni.
Liberata Roma, con il decreto legislativo luogotenenziale 2 novembre 1944, n. 365, emanato durante la luogotenenza di Umberto II di Savoia, venne nuovamente istituito il "Corpo delle guardie di pubblica sicurezza" (già con questa denominazione dal 1852 al 1890), con status di corpo militare, ma alle dirette dipendenze del ministero dell'Interno.
A guidare la polizia fu chiamato un magistrato, Luigi Ferrari, che si avvalse di funzionari come Luigi Pianese (Capo del personale della PS e futuro prefetto di Genova), Francesco Bilancia (direttore della Polizia giudiziaria e futuro prefetto di Bologna e Napoli), Giuseppe Migliore (direttore dell'ordine pubblico, poi prefetto di Venezia e di Torino), Italo de Vito (direttore delle forze armate di polizia, poi prefetto di Firenze).
La fine della guerra fu preceduta e seguita da situazioni di grave disagio dell'amministrazione, non in grado di assolvere ai suoi doveri istituzionali con risultati soddisfacenti. La divisione del paese e la guerra civile in Italia alimentarono enormemente la confusione e l'insicurezza nella penisola, insieme al diffuso banditismo. In più, la polizia sotto la guida di Bocchini si era legata assai intimamente alle vicende governative e spesso era lontana dalla fiducia della popolazione.
Poco prima della liberazione, fu perciò necessario impartire il divieto di appartenenza a partiti politici o sindacati per tutti gli appartenenti al Corpo, onde fugare il sospetto che l'attività di polizia potesse ancora subire "orientamenti". A questo si univa anche il discusso utilizzo della polizia da parte del governo Badoglio, che la impiegò in modo alquanto spiccio nel contrastare sommosse e tafferugli: le animosità venivano sedate con frequente uso delle armi da fuoco, provocando decine di morti, che compromisero in parte la reputazione presso l'opinione pubblica. Nonostante la gravità della situazione generale, nel 1945 all'interno del Corpo si diede vita alle specialità della Polizia ferroviaria e della Polizia stradale, il cui primo compartimento fu insediato presso la questura di Milano.
La nomina a ministro dell'interno di Mario Scelba, nel 1947, che a sua volta nominò Capo della Polizia Giovanni D'Antoni, determinò una rapida riorganizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza[11]. Furono dimissionati elementi introdotti alla fine della guerra, come la cosiddetta polizia ausiliaria, di cui fece parte un numero di ex partigiani che alcune stime hanno fissato in circa 20.000 unità (costituivano circa la metà dell'organico complessivo)[12], lasciandone in servizio circa 5.000, in quanto Scelba riteneva che essendo composte da un'alta percentuale di comunisti, per la maggior parte provenienti dalle Brigate Garibaldi, avrebbero potuto agire dall'interno delle forze dell'ordine per attuare la rivoluzione comunista in Italia.[13] Inoltre la polizia ausiliaria evidenziava marcate problematicità di insubordinazione e abbandono di posto.[14][15][16] L'equipaggiamento venne tuttavia ampliato, con la dotazione di mitragliatrici pesanti e addirittura di mortai da 81 mm,[17] allo stesso tempo, l'organizzazione dell'amministrazione veniva rivista e talune specialità venivano distinte in separati servizi direttamente dipendenti dalla direzione generale, come nel caso della Polizia postale, la Polizia stradale, la Polizia ferroviaria e la Polizia di frontiera.
Nel dicembre 1959 nacque il Corpo di polizia femminile, composto evidentemente da personale femminile e dedicato a tematiche delicate e di rilievo morale, come la protezione della donna e la tutela dei minori; il corpo, parallelo alla polizia "tradizionale", aveva anche la funzione pratica di supportare questa per alcuni compiti che non era opportuno affidare agli uomini, come ad esempio la perquisizione corporale delle donne. Le prime ispettrici entrarono in servizio nel 1961.
Gli anni sessanta: il ruolo di Angelo Vicari e lo sviluppo tecnologico
Gli anni sessanta, caratterizzati dai movimenti giovanili e dai cambiamenti della società, che al rifiorire dell'economia univa la revisione dei rapporti sociali, furono guidati nella polizia dalla figura del prefettoAngelo Vicari, che vi lasciò una traccia di fondamentale importanza. Nominato da Mario Scelba, Vicari era il più giovane prefetto d'Italia.[18]
Con Vicari nacque la polizia criminale ("criminalpol"), inizialmente come una divisione per il coordinamento (concetto ancora una volta mutuato da altri corpi stranieri) dell'Interpol con alcuni servizi investigativi interni. Si ebbe inoltre una revisione dell'organizzazione delle scuole di istruzione, costituite in divisione autonoma, e la trasformazione della Scuola superiore di Polizia nell'Accademia di Polizia. In questa si formavano gli ufficiali militari, poiché l'amministrazione risultava divisa, nelle carriere, nella formazione e nelle mansioni, fra le funzioni militari e quelle più propriamente di polizia.
Gli ufficiali furono addestrati e gestiti in modo affine agli ufficiali dei carabinieri e, come per questi, una scelta aliquota veniva anche inviata presso la Scuola di guerra dell'esercito, per l'esigenza di mantenere aggiornata e coordinata la potenzialità di impiego bellico del Corpo (e soggettivamente per l'accesso ai gradi più elevati).
Nonostante le condizioni del trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate imponessero una pesante limitazione del numero di soldati che l'Italia poteva arruolare – che influì anche sugli organici del corpo – nacquero varie specialità, mentre le questure specializzavano apposite squadre dedicate ad alcune tipologie d'impiego: le squadre volanti, mobili, omicidi e molte altre, distinte per competenze. Ci furono però alcuni esempi che diedero un certo prestigio al corpo, come il caso di Armando Spatafora unico autorizzato alla guida in servizio dell'unica Ferrari (250 GT/E) nera, in dotazione alla Squadra mobile di Roma.
Se fino a metà degli anni sessanta le auto della polizia dovevano sostare in Questura oppure fermarsi alle centrali telefoniche sparse lungo le strade principali delle città, nel 1965 si decise di creare un sistema di radiocomunicazioni veicolare, in contatto radio con la centrale. La prima centrale radio fu insediata alla questura di Milano, dove fu installato un gigantesco apparecchio "Westinghouse 21" di fabbricazione statunitense; l'iniziale della marca Westinghouse ("W") - però - entrò nell'uso comune, e veniva resa nel codice radiofonico come "Doppia Vela" e "Doppia Vela 21". Questo divenne perciò il nome in codice della centrale, mentre le auto desumevano i loro nominativi in codice radio dalla marca degli apparecchi di bordo, "Iris". Nel mercato entrarono presto - con nuove tecnologie di radiocomunicazione - una serie di produttori italiani, fra i quali Prod-El ed OTE. La centrale - che coincideva con la sala operativa - svolgeva quindi la funzione di centro di raccolta e smistamento interattivo delle informazioni necessarie per un pronto intervento nelle aree urbane di competenza, e presto sarebbe diventata il terminale del numero unico di pronto soccorso, il 113, istituito nel 1969.
Anche gli armamenti in dotazione erano alquanto superati; la pistola Beretta M51 sostituì completamente la 34 e la sua versione in 7,65 browning, (la "35") nel giro di alcuni anni, tuttavia vi furono talvolta problemi di approvvigionamento per le cartucce calibro9 × 19 mm Parabellum.[senza fonte]
I Beretta MAB 38, i cui caricatori restavano spesso vuoti, svolgevano esclusivamente un ruolo di deterrenza visiva, essendo del tutto innocui per mancanza di munizioni.
A partire dal "sessantotto", si ebbero vari scontri con movimenti ed associazioni studentesche; dai primi disordini scoppiati alla facoltà di Architettura dell'Università di Roma – La Sapienza, si passò a violenze stradali di crescente frequenza in tutte le principali città italiane, che vedevano la polizia costretta in pratica a organizzare vere e proprie azioni anti-guerriglia. Fu accelerato lo studio dei proiettili lacrimogeni, una sorta di granate capaci di sprigionare appunto gas lacrimogeno, e per questo i reparti di ordine pubblico furono nuovamente dotati del fucile Carcano Mod. 91, cui venne applicato un piccolo tromboncino per questo tipo di lanci. Furono blindati auto e furgoni (poi chiamati direttamente «blindati»), si trovarono i fondi di bilancio per le pallottole e si introdusse la pistola mitragliatrice Beretta M12. Furono riveduti integralmente i servizi di anti-sabotaggio e scorta, e le schedature politiche furono potenziate. Le uniformi vennero unificate: se prima le forze impiegate in ordine pubblico indossavano il grigioverde, lasciando alle altre la «spezzata» (giubba blu e pantaloni grigio azzurri), tutte ora indossavano quest'ultima e anche i veicoli (prima grigi per l'ordine pubblico e verdi, anzi «verdoni», per il resto) furono tutti riverniciati con una nuova livrea bianco-celeste, e scomparvero le differenze fra le uniformi degli ufficiali e quelle del personale dei ruoli inferiori.
Alla fine degli anni sessanta, segnata dalla contestazione studentesca, da quella operaia e dalla strage di piazza Fontana, gli organi di polizia finirono sotto inchiesta per la morte di Giuseppe Pinelli, avvenuta il 15 dicembre 1969, ferroviere e attivista anarchico morto cadendo da una finestra del quarto piano della Questura di Milano, durante le indagini sulla strage di tre giorni prima. Gli esponenti della sinistra extraparlamentare accusarono le forze dell'ordine di averlo gettato dalla finestra, in particolare il commissario Luigi Calabresi: questa ipotesi fu smentita da due istruttorie[19] (la prima parlò di suicidio, la seconda di malore)[20][21], ma per una parte della popolazione si trattava di omicidio e fu indicato nel commissario un capro espiatorio su cui scagliarsi.
Durante gli anni settanta si ebbero vertiginose espansioni del crimine e l'intensificarsi di episodi di terrorismo, tentativi di colpo di Stato, banditismo (sequestri di persona), contrabbando, traffico di stupefacenti, rapine, estorsioni, fenomeni mafiosi, proliferare del racket delle estorsioni e dell'usura, oltre all'effervescenza politica che per molti anni si tradusse in quotidiani scontri armati fra fazioni politiche e fra queste e il corpo di polizia, il decennio si aprì con l'omicidio di Luigi Calabresi nel 1972 in un agguato sotto casa.[19]. I due omicidi e la tensione politico-sociale attorno ad esse lasciavano prevedere che i rapporti fra una parte della cittadinanza e le istituzioni si sarebbero pesantemente incrinati.
Gli eventi del decennio vennero definiti di "anni di piombo"; durante tale periodo le forze di polizia italiane, registrarono un incremento di perdite (77 agenti di P.S., 27 carabinieri, 5 agenti di custodia e 4 guardie giurate).[20] L'emergenza fu affrontata dai governi in carica con alcune manovre legislative, che conferivano poteri più elastici agli agenti (ad esempio in materia di fermo di indiziato di delitto)[22], arroventandosi la polemica sulla legge Reale e sulla supposta «svolta autoritaria», mentre amministrativamente furono ristrutturate le branche dedicate alla lotta al terrorismo. Nacque l'UCIGOS, operante sul territorio attraverso le DIGOS di ciascuna questura e attraverso i NOCS, corpo d'élite di pronto impiego per operazioni speciali.
La riforma dei servizi segreti italiani - operata ai sensi della legge 24 ottobre 1977, n. 801 - che da un lato ne centralizzava al governo il controllo politico diretto con la sottomissione al CESIS, ma dall'altro apriva a facilitazioni operative per il coordinamento dell'azione dei servizi e delle forze - aprì la speranza degli operatori alla prospettiva di una riforma anche della polizia. Funzionari e agenti reclamavano dallo Stato, con voce sempre più pressante, una revisione delle condizioni di lavoro, di inquadramento di carriera, di snellimento e facilitazione delle mansioni, oltre a un miglior rispetto della incombenza di sacrificio in cui si trovavano, peraltro per stipendi indecorosi, per ragione di professione.
All'inizio degli anni ottanta, con la riforma avvenuta con la legge 1º aprile 1981, n. 121[23]– che ebbe tra i promotori il generale Enzo Felsani – venne riorganizzato lo status (da corpo a ordinamento militare a civile) e la struttura della polizia italiana. Fino ad allora infatti, sotto il generico termine «polizia» venivano raggruppati soggetti appartenenti a tre distinte organizzazioni:
Gli ufficiali, i sottufficiali e i militari di truppa del «Corpo delle guardie di Pubblica Sicurezza», che gestivano, secondo i rispettivi livelli di responsabilità, i servizi di polizia giudiziaria e ordine pubblico, nonché le specialità della Polizia stradale, Polizia ferroviaria, Polizia di frontiera, Polizia postale.
I funzionari della P.S., funzionari civili che avevano la responsabilità della gestione degli uffici del Dipartimento della P.S. e che nelle questure e nei commissariati avevano la responsabilità della conduzione degli uffici e dei servizi di polizia giudiziaria e ordine pubblico.
Le ispettrici e le assistenti del Corpo di polizia femminile, funzionarie civili, che si occupavano di prevenzione e repressione dei reati in materia di buon costume, donne e minori.
Questa riforma era stata preceduta da una campagna rumorosa: mentre stavano nascendo le organizzazioni terroristiche, sfilavano i cortei che chiedevano il disarmo delle forze di polizia[24]. Per giustificare questa presa di posizione gli esponenti politici affermarono che era meglio se la polizia fosse rimasta disarmata durante le manifestazioni sindacali, al fine di evitare incidenti[24]. Riorganizzare lo status e la struttura della polizia italiana era necessario, e anche la smilitarizzazione, finito il periodo dell'emergenza: farlo mentre organizzazioni come le BR e Prima Linea infierivano contro lo Stato fu imprudente e rischioso[24].
Con la riforma le tre diverse componenti furono fuse nel corpo quale «corpo civile militarmente organizzato» per la tutela dello Stato e dei cittadini da reati e turbative dell'ordine pubblico. Veniva ufficializzato l’ingresso delle donne nella Polizia di Stato, non più in un'organizzazione ad hoc. Il Corpo acquisiva un ordinamento civile (le mostrine non avevano più la stella, simbolo dei corpi militari, sostituita dal monogramma «RI»[25] con arruolamento aperto a uomini e donne. Il divieto di far parte e di iscriversi a organizzazioni politiche o sindacali fu in parte mitigato dalla possibilità di costituire sindacati interni.
I gradi militari del Corpo di P.S. furono sostituiti dalle qualifiche: gli appuntati di P.S. e le guardie di P.S. assunsero le denominazioni di assistenti e agenti, i sottufficiali di P.S. furono inquadrati, in base al grado rivestito, nei neo-costituiti ruoli degli ispettori e sovrintendenti mentre gli ufficiali di P.S. furono inglobati tra i funzionari e gli ufficiali superiori tra i dirigenti. La riforma introdusse l'organizzazione del personale in 3 differenti ruoli organizzativi: ruolo di polizia, ruolo tecnico/tecnico-scientifico e ruolo sanitario. Inoltre furono anche rivisti i provvedimenti disciplinari avverso gli appartenenti al Corpo.
Nel 2013 e nel 2014 diverse polemiche sorsero in seguito al comportamento di agenti e sigle sindacali di categoria durante alcuni processi giudiziari, come quello relativo ad Aldrovandi ed alla morte di Stefano Cucchi.[27][28][29]
Nel 2018 fu presentata alla stampa YouPol, un'applicazione gratuita per terminali mobili con sistemi iOS e Android, che permette ai cittadini di comunicare con la Sala Operativa della Questura locale e di inoltrare segnalazioni inerenti fatti di spaccio di sostanze stupefacenti, bullismo e violenza commessa all'interno delle mure domestiche. Le segnalazioni vengono automaticamente associate alla posizione del terminale e possono essere effettuate anche in forma anonima, allegando eventualmente immagini o file video.[30][31]
Come previsto dalle regole dell'ordinamento ministeriale, il Dipartimento della pubblica sicurezza è organizzato in direzioni centrali e in uffici di pari livello, anche a carattere interforze. Dal Dipartimento dipendevano anche le Direzioni interregionali della Polizia di Stato – in tutto sette – soppresse ai sensi del, comma 430, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, a decorrere dal 1º dicembre 2007 e le relative funzioni sono ripartite tra le strutture centrali e periferiche della stessa amministrazione, con esse è stata soppressa la qualifica di dirigente generale della pubblica sicurezza di livello B (equivalente al generale di corpo d'armata). Nelle stesse sedi sono stati istituiti i Servizi tecnico logistici e patrimoniali della Polizia di Stato, diretti da dirigenti superiori (qualifica equivalente al generale di brigata).
La riorganizzazione della Polizia di Stato ha consentito il potenziamento e la ulteriore specializzazione di diverse branche operative, distinte in apposite divisioni o reparti di specialità. Questi dipendono dalle apposite direzioni e uffici tutti inquadrati nel Dipartimento della pubblica sicurezza.
In quanto autorità di pubblica sicurezza, oltre a vigilare sull'ordine pubblico e provvedere al mantenimento della sicurezza cittadina, fornisce soccorso a soggetti pubblici e privati in caso di infortuni, e favorisce la risoluzione pacifica dei dissidi tra privati.
La validità del progetto Icaro è stata confermata dagli studi di efficacia prodotti dal Laboratorio di Psicologia Sperimentale Applicata, diretto dalla professoressa Anna Maria Giannini. Nel corso degli anni, il progetto ha raggiunto circa 200.000 studenti nel contesto scolastico, mentre altre centinaia di migliaia sono entrati in contatto con il progetto per il tramite degli eventi collaterali, compresi quelli offerti per il tramite del Pullman Azzurro, l'aula multimediale mobile della Polizia di Stato[35][36].
Grazie ad un cofinanziamento della Commissione Europea, che ha adottato il progetto della Polizia di Stato italiana, è stato sviluppato il progetto Icarus, che coinvolge 16 Paesi europei ed ha permesso la realizzazione del film Young Europe, diretto da Matteo Vicino e prodotto dalla Polizia di Stato. Il tema trattato è quello della sicurezza stradale attraverso il racconto di storie parallele di giovani europei, ambientate in Italia, Francia, Spagna e Slovenia. Al progetto Icaro è associato un concorso nazionale rivolto a tutti gli studenti italiani sui temi della sicurezza stradale, i cui vincitori sono premiati nel corso di una cerimonia ufficiale[34][37][38].
Si diviene agente della polizia di stato tramite concorso pubblico per titoli ed esami attraverso apposito bando, che a seconda della qualifica può avere delle aliquote riservate a personale già in servizio o ai figli delle "vittime del dovere". Dal 1º gennaio 2005, con la legge 23 agosto 2004, n. 226 al 31 dicembre 2015, i posti messi a concorso per allievo agente furono interamente riservati a coloro che stavano svolgendo o avevano svolto un periodo di ferma nelle forze armate italiane come volontari in ferma annuale (VFP1) o quadriennale (VFP4).[39] Per i nati entro il 1985 incluso (salvi i rinvii per studio) era inoltre necessario essere in regola con gli obblighi di leva (il che vuol dire aver prestato il servizio militare in Italia). Dal 1º gennaio 2016 i concorsi per le forze dell'ordine sono stati aperti ai civili, purché siano in possesso dei requisiti richiesti e di condotta incensurabile e rispettino i limiti di età, rimane comunque una riserva di posti per i VFP1 e VFP4.
Nello specifico, le modalità di accesso al corpo sono tuttora regolate da alcuni decreti del Ministero dell'interno: il d.m. 6 aprile 1999 n. 115, il d.m. 2 dicembre 2002 n. 276. I requisiti di idoneità psico-fisica sono stabiliti dal d.m. 30 giugno 2003 n. 198 mentre le materie oggetto della prova d'esame dal d.m. 28 aprile 2005 n. 129. Sono inoltre previsti limiti di età per essere nominato allievo agente di polizia: massimo 26 anni.[40] Dopo aver vinto il concorso, a seconda del ruolo, i vincitori vengono inviati nelle varie strutture dedicate all'addestramento (ad esempio la scuola allievi agenti o la scuola superiore di polizia) con durata variabile a seconda della qualifica. Una disciplina generale è oggi anche contenuta nel d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66 che prevede anche riserva in posti nei casi tassativamente indicati dalla legge.[41]
Il personale del corpo, dopo la riforma del 1981, ha la possibilità di iscriversi a sindacati purché siano costituiti da soggetti appartenenti al corpo stesso. Sono tuttavia esclusi il diritto di sciopero e le azioni sostitutive dello stesso, limitatamente però al periodo di servizio, e che comunque possano pregiudicare esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica o le attività di polizia giudiziaria.[42]
Tra i sindacati interni del personale della Polizia di Stato vi sono:
il SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia);
il SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) a cui è affiliato il LES;
il SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia);
il SILP CGIL (Sindacato Italiano Lavoratori Polizia);
L'FSP (ex UGL che raggruppa i seguenti sindacati: M.P. - P.N.F.D. - CONSAP - E.S. L.S.) Polizia di Stato;
il COISP (Coordinamento per l'Indipendenza Sindacale delle forze di Polizia) che si presenta federato nel patto COISP/MOSAP/UPL Sicurezza.
L'ordinamento dei ruoli del personale è disciplinato dal DPR 24 aprile 1982, n. 335.[43] In particolare l'art. 1 prevede i seguenti ruoli:
ruolo degli agenti e assistenti;
ruolo dei sovrintendenti;
ruolo degli ispettori;
carriera dei funzionari
Il DPR 24 aprile 1982, n. 337.[44] (modificato dal D.M. del 03 agosto 2017) disciplina invece il ruolo che espleta servizio tecnico – scientifico. L'art. 1 prevede i seguenti ruoli equiparabili:
ruolo degli agenti tecnici;
ruolo dei assistenti tecnici;
ruolo dei sovrintendenti tecnici;
ruolo dei ispettori tecnici;
I ruoli del personale direttivo e dirigente sono invece disciplinati dal D.Lgs. 5 ottobre 2000, n. 334, modificato dal D.Lgs. 28 dicembre 2001, n. 477.
I materiali in dotazione al personale sono stoccati e raccolti nei magazzini V.E.C.A. (acronimo di "Vestiario, Equipaggiamento, Casermaggio, Armamento"), dipendenti dalla Direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Il sistema di comunicazione radio a partire dalla fine degli anni ’70 e inizio ’80 fu rivoluzionato tecnologicamente con l'introduzione di tecnologie affidate all’azienda toscana O.T.E. di Firenze, "Officine Toscane Elettromeccaniche", creata da un gruppo di radioamatori, fu scelta per le tecnologie che era in grado di produrre dato che aveva già progettato apparecchiature per uso militare.
Attraverso l'introduzione di selettive radio con tecnologia ZVEI, si poteva identificare la pattuglia che chiamava la centrale e molte altre funzioni.
A causa del terrorismo ci fu inoltre l'esigenza di aumentare la segretezza delle comunicazioni e l'azienda TELSY di Torino, specializzata in sistemi di sicurezza in campo delle telecomunicazioni, venne scelta per creare delle schede in grado di criptare le comunicazioni radio. Ogni apparato radio venne dotato di questa tecnologia. Attualmente in molte città si sta lentamente abbandonando tale sistema radio per utilizzare la più moderna tecnologia digitale TETRA o DMR, che oltre alla sicurezza e segretezza delle comunicazioni permette una interconnessione con altre centrali radio, di linee telefoniche e di sistemi internet per l'accesso a banche dati, il tutto in piena mobilità.
Il personale ha in dotazione individuale una pistola d'ordinanzaBeretta 92FS (cal. 9 × 19 mm Parabellum) e, come dotazione di reparto, una pistola mitragliatriceBeretta PMX, che dal 2018 ha sostituito la Beretta M12[45] (entrambe camerate in 9 × 19 mm Parabellum), mentre altri reparti specialistici (es. squadra mobile, UOPI, NOCS, reparti mobili, tiratori scelti) hanno accesso a vari tipi di armi o artifizi. Dopo un periodo di sperimentazione durato tre anni dal 2017 gli operatori della Polizia di Stato sono stati dotati dello spray al peperoncino.[46] Dal 2018 in 12 città italiane è iniziata la sperimentazione del taser.[47] Dal 14 marzo 2022 gli operatori della Polizia di Stato, insieme a quelli dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, e alcune forze di Polizia Locale hanno ricevuto in dotazione il taser, inizialmente è stato fornito in 18 città italiane, da maggio dello stesso anno l'uso è stato poi esteso in modo graduale a tutti i reparti di tutto il territorio nazionale.[48]
La Polizia di Stato impiega oggigiorno diverse autovetture sia italiane, dalle versatili e meno tradizionali Fiat Punto e Panda (usate prevalentemente per ricognizione) alle Alfa Romeo Giulietta e Giulia[49], marchio storico della flotta, che estere. Le auto utilizzate attualmente sono:
Squadra Volante:
Alfa Romeo 159 (2006-in dismissione, solo rari esemplari, ma nelle città di Roma, Napoli e Milano) serie F3XXX-F8XXX, H1XXX;
Nel maggio 2004 sono state cedute dalla Lamborghini, in comodato d'uso, due Gallardo[50] e, oltre a quelle, vengono utilizzate le Huracán, dotate di motore 10 cilindri a V e 520 CV, con la classica livrea bianco/blu e vari accessori opzionali (tra cui un contenitore per il trasporto di organi e un defibrillatore semiautomatico).[51] Le vetture vengono utilizzate sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e sulla A14 Bologna-Taranto. Nel 2008 le vetture consegnate nel 2004 sono state sostituite con versioni aggiornate (LP 560-4), sempre fornite dalla casa automobilistica italiana.[52] Una delle due vetture è stata distrutta in un incidente il 30 novembre 2009.[53]
Dal 2015 le Alfa Romeo 159 utilizzate come pantere vengono sostituite dalle SEAT León di terza generazione[54], dotate della nuova livrea della polizia. Da fine 2022 le León vengono dismesse in favore delle nuove Alfa Romeo Giulia.
Nel passato sono state utilizzate dalle questure le famose Alfa Romeo Giulia, Alfetta, Alfasud, Giulietta, Alfa Romeo 33, Fiat Marea, Fiat Bravo (nuovo modello), Alfa Romeo 155, Alfa Romeo 159[55][56]. Svariate le auto "civetta" (con colori civili e targhe di copertura), anche grazie alla possibilità di utilizzare, a tale scopo, vetture confiscate. Fra queste erano state annoverate anche delle "supercar", poi restituite dalla polizia a causa degli eccessivi costi di gestione, che rendevano più opportuno impiegare le scarse risorse a disposizione per la protezione dei cittadini sul territorio e le indagini[57]. Le auto acquistate nuove appaiono in livrea (o in servizio) in genere dopo un lasso di tempo di circa un biennio rispetto al lancio sul mercato della versione civile. Ciò a causa della procedura burocratica di scelta prima, e di gara in tempi più recenti. Le società autostradali hanno nel passato acquistato e dato in comodato alla polizia Alfa Romeo Giulia, Alfetta, Alfa Romeo 90, Alfa Romeo 75, Alfa Romeo 156. Oltre a queste, la polizia ha utilizzato direttamente anche l'Alfa 155, di cui si trovano tuttora alcuni esemplari – versione 16 valvole del 1996 – operativi, utilizzati ormai per compiti non di pronto intervento.
I Reparti mobili della Polizia di Stato hanno in dotazione mezzi specifici per le loro esigenze. Sono dotati, in particolare di furgonati, e fuoristrada blindati oltre alle normali vetture di pattuglia come:
Iveco ML 130 grigliati, in dotazione ai reparti di Roma, Padova, Milano, Napoli, Torino, Genova.
Le auto della polizia operante nei tratti autostradali appartengono alle società che ne hanno la gestione, le quali dispongono quindi liberamente delle vetture a fine carriera. Il corpo di polizia – dal canto suo – metteva all'asta i propri veicoli (dichiarati dismessi e permanentemente inidonei al servizio, dopo una procedura burocratica ad hoc) allorquando le riparazioni necessarie fossero valutate non più convenienti. Spesso, prima di arrivare alla vendita, i veicoli venivano "spostati" e impiegati in compiti sempre meno "stressanti", così da ottimizzare le risorse: molte volanti, quindi, terminavano la propria carriera dedicandosi a servizi minori (quali consegna posta, trasporti vari, ecc.).
L'alienazione di auto civetta e di vetture coi colori d'istituto[58] veniva usualmente destinata a commercianti; alcuni mezzi venivano poi re-immatricolati con targhe civili e rivendute a privati. Dei mezzi ex polizia, però, da qualche anno non è più possibile la re-immatricolazione su strada. Pratica che – del resto – era comunque sempre meno in uso, complice la mutazione del mercato dell'auto in generale, dotato di offerte sempre maggiori e modelli nuovi lanciati con sempre maggiore frequenza.
La Polizia ha iniziato a interessarsi della preservazione del proprio patrimonio automobilistico grazie all'interessamento di alcuni dipendenti (che dettero luogo ad alcune realtà locali, quali la Scuderia delle Pantere Storiche, istituita a Firenze nel 1989)[59]. Oggi, le auto della polizia ritenute maggiormente interessanti sono comunque custodite – quasi un esemplare restaurato per ogni modello utilizzato (manca a oggi, ad esempio, la 155) – e visitabili, presso una realtà istituzionale dedicata: il Museo delle Auto della polizia, fondato a Roma nel 2004[60].
Oggi la Polizia di Stato può contare sull'appoggio di svariati velivoli, sia ad ala fissa che mobile, i quali, a seconda delle loro specifiche, vengono usati con diversi compiti e in diversi ruoli.
Negli ultimi anni, a seguito della nuova legge Antiterrorismo del 2015[62] e del relativo decreto attuativo[63][64][65], sia l'Arma dei Carabinieri che la Polizia di Stato[66] hanno avviato progetti di sperimentazione per dotarsi di droni a pilotaggio remoto come mezzi ausiliari per il controllo del territorio. Questi droni devono essere prodotti da aziende in possesso di uno specifico Certificato di progetto per le forze di polizia e di autorizzazioni rilasciate dall'Enac[65] (che nell’ottica di garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica “coronavirus” e al fine di consentire le operazioni di monitoraggio degli spostamenti dei cittadini sul territorio comunale, prevista dai D.P.C.M. del 9 marzo 2020, ha dotato anche le Forze dell’Ordine di molti centri urbani[67] della possibilità di dotarsi di droni)[68] al momento in possesso di poche aziende come FlyTop[69], I.D.S. (Ingegneria Dei Sistemi)[69] e Nimbus[66][69]. Le forze dell'ordine hanno inoltre la facoltà di affidarsi a mezzi e personali privati per l'impiego di APR.[70]
un santo patrono, san Michele Arcangelo, che secondo le Scritture combatté Satana e viene tradizionalmente rappresentato con la spada rivolta verso il basso, nell'atto di trafiggere il vinto.
un motto, sub lege libertas, che ha dato adito a due interpretazioni prevalenti: "nella legalità la libertà" oppure più letteralmente ma criticamente, "al di sotto della legge (inteso come "sottomessi alla legge") la libertà" o "la legge a difesa della libertà". Più semplicemente è letto come "la libertà nel rispetto della legge".
Lo stemma è partito: la prima sezione è d'oro, alla fascia di azzurro, simbolo delle decorazioni concesse alla bandiera della Polizia, accompagnata in capo da un libro chiuso, il cui titolo LEX ("Legge") indica il compito della Polizia di far rispettare le leggi, e in punta da due fiaccole accese, passate in decusse, con riferimento alla fondamentale attività di soccorso e assistenza della popolazione in caso di calamità; la seconda sezione è di porpora, al leone rampante d'oro, tenente nella branca anteriore destra un gladio romano, a sottolineare forza, coraggio, onestà nella difesa della legge. Sotto lo scudo, su lista bifida svolazzante, il motto Sub Lege Libertas.
Il primo stemma della Polizia è del 1957: lo scudo era sormontato da un'aquila, emblema tradizionale della Polizia; lo scudo e il motto erano circondati da due rami, uno di quercia e uno di alloro.
Nel 1991 l'aquila venne sostituita dalla corona muraria degli enti militari che reca sotto la torre centrale uno scudetto di colore cremisi, caricato delle lettere R.I. (Repubblica Italiana) intrecciate.
La composizione venne semplificata nel 2007 con l'eliminazione dei rami che ornavano lo scudo, decorazione utilizzata principalmente nell'araldica di comuni e province.
Nel 2018 sono state apportate leggere modifiche che non hanno variato molto l'aspetto generale.[71]
Divisa ordinaria invernale ed estiva: camicia bianca con colletto inamidato, giubba di colore blu con bottoni bombati dorati rigati e spalline bordate di cremisi, pantaloni di colore grigio azzurro[72] recanti una filettatura di colore cremisi[73], scarpe basse di pelle nera, guanti di pelle nera[74], cravatta di colore blu[75] e calze di colore blu, berretto rigido di panno blu con visiera e con fregio, cinturone bianco o nero[76] con fondina a estrazione rapida, correggiolo, porta manette di sicurezza, portacaricatore e porta-sfollagente[77][78]. In caso di freddo o pioggia la divisa può essere completata da un maglione a collo a "V" e bottoni bombati dorati rigati, dal giaccone in goretex e termofodera in pile e da qualche anno è stato consegnata la divisa con maglia blu scuro con la scritta POLIZIA sulla schiena. Il personale femminile può indossare le scarpe di pelle nera con tacco alto e la gonna di colore grigio azzurro con filettatura cremisi solo se espressamente comandato. Il personale della Polizia Scientifica, in ufficio, indossa la divisa ordinaria[79] sostituendo la giubba blu con il camice bianco con le mostrine sul bavero. Il personale di servizio presso gli uffici indossa la divisa ordinaria[79] sostituendo la giubba blu con il camice grigio verde con le mostrine. In caso di servizi di ordine pubblico la divisa può essere completata indossando il casco azzurro "ARH" o il balistico "super u-bot".
Divisa operativa invernale ed estiva: pantalone in tessuto tecnico grigio azzurro con filetti cremisi, felpato per l'inverno ed in tessuto tecnico traspirante per l'estate; camicia con taglio "a polo" in tessuto tecnico blu, con filetti cremisi al colletto e scritta "POLIZIA" sulla schiena e sul petto sinistro, a maniche lunghe per l'inverno ed a maniche corte per l'estate; maglioncino lupetto in pile grigio azzurro con scritta "POLIZIA" sul petto per l'inverno; giubbotto corto in tessuto tecnico blu con scritta catarifrangente "POLIZIA" sulla schiena, con interno staccabile mod. "softshell" (da poter utilizzare anche separatamente per adeguare meglio la protezione termica alle temperature esterne); cinturone blu in cordura, con fondina in tecnopolimero ad estrazione rapida; stivaletti tattici in pelle per l'inverno e pelle/cordura per l'estate; berretto tipo "baseball" con fregio, in panno blu per l'inverno ed in tessuto leggero blu per l'estate.
Divisa per servizi di ordine pubblico[80]: giubba blu con cerniera con scritta catarifrangente "POLIZIA" sulla schiena, pantaloni di colore grigio azzurro, basco di colore blu con fregio, maglioncino di colore azzurro a collo alto[81], stivaletti anfibi di pelle nera, gilet tattico, cinturone blu in cordura con fondina "chiusa" e foulard di colore cremisi. Questa uniforme è ora utilizzata solo dai Reparti Mobili. L'uniforme può essere completata indossando il casco azzurro "ARH" e le protezioni.
Divisa di rappresentanza: giubba blu con mostrine sul bavero, bottoni rigati bombati dorati, spalline bordate di cremisi, cordelline di colore oro per i funzionari, di colore bianco e celeste per gli ispettori, e di colore oro e cremisi per i sovrintendenti, gli assistenti e gli agenti, guanti bianchi, camicia bianca con colletto inamidato, cravatta blu, pantaloni grigio azzurri con doppia banda di colore cremisi, scarpe basse di pelle nera, berretto rigido con visiera analogo all'Uniforme Ordinaria e mantella di colore blu con mostrine.
Divisa storica: è indossata dal plotone d'onore che effettua il cambio della guardia d'onore al palazzo del Quirinale e dalla Banda Musicale in alcune occasioni come la parata militare del 2 giugno e la festa della Polizia di Stato.
Tutti gli operatori possono disporre di giubbotti antiproiettile che secondo il Ministero dell’Interno devono avere delle determinate caratteristiche, il giubbotto deve: possedere un’idonea copertura della superficie del torace, dei fianchi e del dorso; poter essere indossato sotto la divisa o gli abiti civili quindi possedere un’ottima morbidezza e flessibilità così da facilitarne l’uso in auto.[82]
Mostrine con fiamma dorata su campo cremisi alla base della quale vi è il monogramma "RI"[83]; lunghe e ricamate per i funzionari, corte e ricamate per gli ispettori superiori sostituti commissari e di metallo per il restante personale di Polizia.
L'organico previsto ammontava a 115 000 uomini (di cui 105 000 agenti del ruolo operativo e 10 000 appartenenti al ruolo tecnico-scientifico e sanitario), ma a causa delle carenze di quest'ultimo il personale complessivo annoverava circa 105 000 unità. Il 15% era costituito da donne.
Poco meno di 6 000 operatori erano distaccati in funzioni tecniche, destinate a fornire supporto logistico e di assistenza tecnica al restante personale. Circa 2 000 agenti risultavano invece assegnati al servizio di polizia di prossimità.
La festa della Polizia di Stato italiana ricorre il 10 aprile e celebra il Giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della normativa di riforma, la legge 1º aprile 1981, n. 121[23], che diede una nuova riorganizzazione alla struttura della Polizia italiana.
Medaglie e decorazioni concesse dalla Polizia di Stato
«In occasione delle inondazioni verificatesi nel Polesine e nelle altre zone dell'Italia Settentrionale, il Corpo delle Guardie della Polizia di Stato, confermando le sue tradizioni di valore e di abnegazione si prodigava sino all'estremo limite delle proprie possibilità nell'ardua opera di soccorso alle popolazioni colpite. Ufficiali, sottufficiali e guardie animati da un elevato sentimento di umana solidarietà e di generoso altruismo affrontavano, ovunque presenti, in nobile ed ardimentosa gara, situazioni di estremo pericolo e riuscivano a trarre in salvo migliaia di persone ed a recuperare ingenti quantitativi di materiale e di bestiame. Per tale comportamento dei suoi gregari, il Corpo suscitava la meritata riconoscenza delle popolazioni e la unanime ammirazione del Paese. Novembre-dicembre 1951
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 4 maggio 1953[93]
«Nel corso di calamitose e persistenti bufere di neve abbattutesi con inusitata, eccezionale violenza su molte regioni dell'Italia centromeridionale, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, nonostante le proibitive avversità del tempo, si prodigava con valoroso ardire nelle operazioni di soccorso. Lo strenuo impiego dei suoi raparti consentiva di raggiungere, rifornire, assistere le popolazioni nei centri abitati rimasti isolati e il salvataggio di numerose vite umane. Con slancio spesso portato al limite del sacrificio, talvolta eroico per lo sprezzo del pericolo dimostrato dagli uomini, il Corpo delle Guardie di P.S. si rendeva ancora una volta meritevole della riconoscenza della Nazione e degno delle sue più nobili tradizioni. Febbraio 1956
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 5 maggio 1956[94]
«Nel corso di duecentosessantasette interventi, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, mantenendo fede alle sue più nobili tradizioni, meritava ancora una volta la pubblica riconoscenza prodigandosi con i suoi militari nel sottrarre alle insidie del mare centinaia di vite umane. Ben quattrocentodue salvataggi compiuti in circostanze di grave pericolo, sono la rinnovata testimonianza dello spirito di sacrificio e del valore delle Guardie di Pubblica Sicurezza in un'opera di profondo contenuto umano e di elevato civismo. Estate 1960
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 13 maggio 1961[94]
«Temprato da un secolare retaggio di valore, il Corpo della Guardie di P.S. impegnava ogni sua energia per fronteggiare le funeste conseguenze di una eccezionale e vasta ondata di alluvioni, sempre presente con uomini e mezzi ovunque l'ardita opera di soccorso potesse restituire tranquillità e fiducia alle popolazioni colpite. Con il loro spirito di sacrificio e di abnegazione, spinto spesso fino all'eroismo, con l'immediatezza e l'efficacia degli interventi volti a salvare vite umane e sbloccare centri isolati e a recuperare ingenti beni, gli appartenenti al Corpo suscitavano profonda ammirazione guadagnandosi ancora una volta, per la serena alta coscienza del dovere, la gratitudine unanime della Nazione. Autunno 1966
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1967[94]
«Già distintasi per generoso sacrificio e altissimo senso di umana solidarietà in altri settori del soccorso pubblico, i militari del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, sempre pronti a dare la vita per l'altrui incolumità, si sono prodigati nel sottrarre alle insidie della montagna migliaia di vite umane. In oltre ventunmila interventi compiuti dal 1958 al 1975 con umiltà e coraggio, in estrema lotta contro il tempo, le asperità del terreno e le avversità atmosferiche, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza ha arricchito la sua mirabile tradizione di valore e di abnegazione imponendosi, ancora una volta, alla riconoscenza della Nazione, degnamente testimoniando il fervido slancio e l'insostituibile opera di tutta la Polizia italiana
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 14 giugno 1976[94]
«In occasione del gravissimo sisma del Friuli, che causava numerosissime vittime e ingenti danni, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, tenendo fede alle sue nobili tradizioni, impegnava fin dal primo momento, con encomiabile slancio e generoso altruismo, ogni energia nelle operazioni di soccorso. Sempre presente con uomini e mezzi, malgrado le difficili condizioni ambientali e il perdurare di violente scosse telluriche, si prodigava infaticabilmente restituendo, con la propria azione, fiducia e speranza alle popolazioni colpite. L'immediatezza e l'efficacia degli interventi dei militari di ogni grado, in collaborazione con funzionari, ispettrici e assistenti di polizia, permettevano il salvataggio di molte vite umane e l'assistenza morale e materiale prestata incondizionatamente ai terremotati, suscitavano, ancora una volta, l'ammirazione e la gratitudine della Nazione tutta. Friuli, 1976
(al Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 20 giugno 1977[94]
«Nella lotta contro il terrorismo, grave minaccia per la sicurezza dei cittadini e per le stesse Istituzioni repubblicane, la Polizia di Stato, tenendo fede alle più nobili tradizioni di dedizione al dovere e di cosciente sprezzo del pericolo, ha assunto un ruolo primario per le audaci, complesse e rischiose indagini condotte con alta professionalità ed acuta intelligenza investigativa, che portavano ad assicurare alla Giustizia numerosissimi appartenenti a gruppi terroristici, all'individuazione di covi ed a sventare la violenza feroce e vile di disegni eversivi già programmati, volti alla destabilizzazione dell'Ordinamento Costituzionale. Il doloroso tributo di sangue offerto dai Caduti, gli innumerevoli atti di valore, l'abnegazione e l'impegno dimostrati, i risultati conseguiti in lunghi anni di incessante e faticosa lotta contro la criminalità eversiva hanno suscitato, ancora una volta, la gratitudine della Nazione tutta» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 1982[95]
«In occasione del tragico sisma abbattutosi sull'Irpinia e la Lucania, che causava migliaia di vittime ed ingentissimi danni, la Polizia di Stato, uniformandosi al dovere morale che costantemente ispira e qualifica la Sua azione a beneficio della collettività e dei singoli, mobilitava fin dalle prime ore dell'immane disastro uomini e mezzi per raggiungere le più impervie zone terremotate ed offriva la propria generosa opera nelle ardue e rischiose operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dalla tragica catastrofe. Gli innumerevoli atti di valore compiuti anche da chi era stato direttamente colpito dagli effetti del sisma, l'estrema abnegazione dimostrata, il prodigarsi con rara perizia ed altissimo senso del dovere, l'impegno profuso con eroico civismo nonostante il ripetersi delle scosse telluriche e le difficilissime condizioni ambientali, contribuivano a trarre in salvo numerose vite umane ed alleviare le sofferenze e i disagi delle comunità provate dall'inesorabile evento, suscitando, ancora una volta, l'ammirazione e la gratitudine della Nazione tutta. Sisma del novembre 1980» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1983[95]
«Nell'arco di 20 anni, in occasione di oltre 52 milioni di interventi su allarme, le Volanti della Polizia di Stato, articolate operativamente dal Servizio "113", hanno ben meritato la stima e la gratitudine dei cittadini per la loro professionalità, decisione, spirito di sacrificio, umana solidarietà e attaccamento al dovere. Sempre pronte ad accorrere dovunque veniva richiesta la loro presenza, sia che si trattasse dell'esigenza di prestare soccorso a persone in difficoltà o della consumazione di un reato, si sono prodigate al massimo delle loro possibilità offrendo, con centinaia di caduti e migliaia di feriti e invalidi, lunga testimonianza dell'adempimento del proprio dovere, di costante luminoso olocausto agli ideali istituzionali e di ulteriore conferma della tradizione che vede la Polizia di Stato operare, con solidarietà e dedizione, accanto ai cittadini e al servizio delle istituzioni. Anni 1968-1988
(alle Squadre Volanti)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 6 maggio 1988[95]
«Nell'arco dell'ultimo decennio che ha visto il moltiplicarsi di gravi fenomeni delittuosi ad opera della criminalità comune e organizzata, la Polizia di Stato, fedele alla sua nobile tradizione di onore, dedizione e valore, si è prodigata con professionalità, tenacia e spirito di sacrificio per riaffermare e rafforzare la preminenza della legge nei rapporti sociali e fornendo, con l'olocausto di centinaia di caduti feriti e invalidi, il suo prezioso contributo per la libertà e la sicurezza dei cittadini. Territorio nazionale, 1981-1991» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 17 aprile 1992[95]
«Col moltiplicarsi di gravi eventi delittuosi ad opera della criminalità organizzata, comune ed eversiva, le specialità della Polizia di Stato, fedeli alle nobili tradizioni di onore, dedizione, spirito di sacrificio e attaccamento alle istituzioni, nel quinquennio 1988-1993 si prodigavano incessantemente nelle attività di controllo del territorio per la prevenzione e la repressione dei reati e per offrire ai cittadini ogni possibile assistenza in caso di necessità. Il doloroso tributo di sangue, gli innumerevoli atti di valore e i risultati conseguiti hanno suscitato ancora una volta l'ammirazione e la gratitudine della Nazione tutta. Territorio nazionale, 1988-1993» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 1994[95]
«In occasione della violenta alluvione abbattutasi su Piemonte e Emilia Romagna, che causava vittime e ingentissimi danni, il personale della Polizia di Stato, dando prova ancora una volta di elevatissima professionalità, di encomiabile spirito di sacrificio e di incondizionato impegno, interveniva con uomini e mezzi in soccorso delle popolazioni colpite e, prodigandosi con immediatezza, efficacia e sensibilità in un'opera generosa e instancabile, garantiva il graduale ritorno alla normalità in ottimali condizioni di ordine e sicurezza pubblica. Novembre 1994» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 15 maggio 1995[95]
«Nel corso di 50 anni di incessante attività, la Polizia Stradale ha assicurato, con eccezionale abnegazione e altissimo spirito di servizio, la tutela della vita e dell'incolumità dei cittadini che hanno percorso autostrade e strade d'Italia. Gli innumerevoli atti di valore e di solidarietà umana, spinti sino all'estremo sacrificio di molti uomini della Polizia stradale, sono significativa testimonianza dell'elevato impegno profuso e hanno suscitato ancora una volta l'ammirazione e la gratitudine della Patria. Territorio nazionale, 1947-1997
(alla Specialità Polizia Stradale)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1997[95]
«In occasione del violento sisma che interessava vaste zone dell'Umbria e della Marche, causando vittime e ingentissimi danni, la Polizia di Stato interveniva sin dalle prime ore con uomini e mezzi e offriva la propria generosa opera nelle ardue e rischiose operazioni di soccorso alle popolazioni colpite. Gli innumerevoli atti di valore compiuti, l'incondizionata abnegazione dimostrata, il prodigarsi con rara perizia e altissimo senso del dovere, l'impegno profuso con eroico civismo, nonostante il ripetersi delle scosse telluriche e le difficilissime condizioni ambientali, contribuivano a tutelare un inestimabile patrimonio storico e artistico e ad alleviare le sofferenze e i disagi delle comunità provate dal tragico evento, suscitando l'ammirazione e la riconoscenza della Nazione tutta. Settembre 1997» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998[95]
«La Polizia di Stato, sempre fedele alle sue gloriose tradizioni di difesa delle istituzioni democratiche e dei cittadini, si è quotidianamente impegnata su tutto il territorio nazionale nella tutela dell'esercizio delle libertà e dei diritti e nella prevenzione e repressione dei reati, vigilando sull'osservanza delle leggi e garantendo l'ordinato svolgimento della vita sociale del Paese. Con la sua insostituibile ed efficiente opera che ha comportato impegno, spiccata professionalità ed encomiabile spirito di sacrificio e abnegazione, come dimostrano l'elevato numero dei caduti e dei feriti nello svolgimento delle varie attività istituzionali, ha concorso al rafforzamento delle istituzioni democratiche e dei più alti valori morali e civili, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione. Territorio nazionale, 2003-2005» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 2006[96]
«Le donne e gli uomini della Polizia di Stato, impegnati a rischio della propria vita nella diuturna attività di contrasto alla criminalità organizzata, hanno dato prova di esemplare coraggio, eccezionale dedizione e generoso altruismo. I costanti successi conseguiti nel tutelare la forza della legge, con l'arresto di un elevato numero di pericolosissimi latitanti e con l'aggressione ai beni illecitamente accumulati, hanno contribuito a mantenere alto il prestigio e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, confermando la mirabile tradizione dei valori della Polizia di Stato al servizio della collettività e suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, 1992-2011» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 10 maggio 2011[96]
«In occasione dei tragici eventi calamitosi che hanno provocato numerose vittime e danni inestimabili, gli uomini e le donne della Polizia di Stato si sono prodigati, con encomiabile dedizione e grande spirito di solidarietà nella tutela della vita umana e nel costante presidio del territorio, contribuendo ad alleviare le sofferenze e i disagi della popolazione duramente colpita. La generosa abnegazione e l'impegno profuso, con eroico civismo, anche a rischio della propria vita e nonostante il ripetersi delle scosse telluriche, hanno ulteriormente dimostrato l'altissimo senso del dovere e le straordinarie qualità umane e professionali, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Italia centrale, agosto 2016-gennaio 2017» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 2017[96]
«Alle donne ed agli uomini della Polizia di Stato che con eccezionale valore e senso del dovere hanno profuso ogni energia nel garantire, anche in occasione dell'emergenza pandemica da COVID-19, la tutela della salute di tutti cittadini.
Territorio nazionale, 2020-2021» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 2022[97]
«Agli uomini e alle donne dei Reparti Mobili della Polizia di Stato che, con eccezionale professionalità, equilibrio e non comune spirito di servizio, concorrono alla gestione dell'ordine e del soccorso Pubblico, garantendo il libero esercizio dei diritti e delle libertà, a tutela della sicurezza dei cittadini e delle Istituzioni della Repubblica. Territorio nazionale, 1981-2023 (ai Reparti Mobili della Polizia di Stato)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 2023[96]
«Seguendo una fulgida tradizione di sempre operante solidarietà e di generosa abnegazione che, in ogni circostanza, ha caratterizzato l'opera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, la specialità di Polizia Stradale, prodigandosi con il più fervido slancio umanitario, si imponeva all'attenzione ed alla gratitudine della Nazione per le benemerenze acquisite in innumerevoli interventi, dovunque la sua presenza era richiesta con aiuti e soccorsi, vite umane da salvare o sofferenze da lenire. Con l'esemplare comportamento dei suoi ufficiali e gregari, la specialità rendeva valida testimonianza di civiche virtù e di altruismo spinto sino al sacrificio
(alla Specialità Polizia Stradale del Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 1966[94]
«In occasione dei massicci e reiterati episodi di immigrazione clandestina, il personale della Polizia di Stato, con non comune dedizione al dovere, si prodigava in soccorso dei numerosissimi profughi sbarcati sulle coste pugliesi o abbandonati in mare aperto. Costantemente impegnato nel mantenimento dell'ordine e dell'incolumità pubblica, operava generosamente per l'accoglienza e l'assistenza degli sventurati, offrendo alla Nazione tutta splendido esempio di umana solidarietà ed eccezionale spirito di sacrificio. Puglia, 1990-2000» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 10 maggio 2000[95]
«Nell'arco degli ultimi sei anni ed in occasione di oltre trenta milioni di interventi, gli operatori della Polizia Stradale, visti come punto di riferimento in occasione dei grandi spostamenti di massa, hanno ben meritato la stima e la gratitudine dei cittadini per la loro professionalità, decisione e umana solidarietà. Sempre pronti ad accorrere dovunque veniva richiesta la loro presenza, sia che si trattasse dell'esigenza di prestare soccorso a persone in difficoltà a causa di incidenti e di calamità naturali o di attività repressiva, si prodigavano con spirito di sacrificio e dedizione, offrendo, con diciannove caduti e migliaia di feriti, chiara testimonianza dell'adempimento del proprio dovere e ulteriore conferma delle nobili tradizioni della Polizia di Stato. Territorio nazionale, 1997-2003
(alla Specialità Polizia Stradale)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 2004[95]
«Dall'anno della sua costituzione la Polizia Postale e delle Comunicazioni, dimostrando esemplare perizia professionale, encomiabile dedizione ed altissimo senso di solidarietà umana, si è prodigata in una costante e meritoria attività di prevenzione e di contrasto alle odiose azioni di sfruttamento dei minori a fini sessuali, commesse attraverso internet ed altre reti di telecomunicazioni. Le innumerevoli operazioni investigative e gli eccezionali risultati raggiunti, sia a livello nazionale che internazionale, hanno arricchito la mirabile tradizione di valore ed efficienza della Polizia di Stato, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, 1998-31 gennaio 2007
(alla Specialità Polizia Postale e delle Comunicazioni)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2007[96]
«Il Servizio Centrale Operativo, istituito in particolare per la lotta alle associazioni di tipo mafioso, è divenuto nel tempo fulcro del coordinamento nazionale di tutte le indagini che hanno consentito di assicurare alla giustizia i più efferati criminali in Italia ed all'estero. Il Servizio, avvalendosi della collaborazione delle Squadre Mobili, ha sempre dimostrato esemplare perizia professionale, encomiabile dedizione ed altissimo senso di solidarietà umana, collaborando anche con organismi di Polizia estera. Gli eccezionali risultati raggiunti hanno rafforzato la mirabile tradizione di valore ed efficienza, nonché di prestigio della Polizia di Stato, anche in campo internazionale, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, 1989-2008
(al Servizio Centrale Operativo SCO)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2008[96]
«L'attività del Servizio per il Controllo del Territorio, prestata dal personale degli Uffici Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e dei Reparti Prevenzione Crimine, si è sempre caratterizzata per l'esemplare capacità professionale, l'encomiabile dedizione e l'altissimo spirito di servizio. Le eccezionali qualità quotidianamente poste al servizio della collettività, anche sino all'estremo sacrificio della vita, ne testimoniano l'elevatissimo valore, suscitando la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio Nazionale, 1997-2008 (al Servizio per il Controllo del Territorio)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2008[96]
«In occasione del disastroso sisma che sconvolgeva la Regione Abruzzo provocando molte vittime e danni inestimabili, gli uomini e le donne della Polizia di Stato, con encomiabile dedizione e grande spirito di solidarietà, si prodigavano al servizio della collettività contribuendo ad alleviare le sofferenze e i disagi della popolazione duramente provata dal terremoto. Il costante presidio del territorio e i numerosi interventi, effettuati con assoluta abnegazione, hanno suscitato ancora una volta il plauso e la riconoscenza della comunità locale e della Nazione tutta. L’Aquila, 6 aprile 2009» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 12 maggio 2010[96]
«Gli uomini e le donne della Polizia Stradale, dando prova di esemplare perizia professionale, eccezionale dedizione e generoso altruismo, si sono prodigati, in modo particolare in ambito autostradale, anche in occasione dì calamità naturali, nell'assistenza ai cittadini e nel soccorso di persone in pericolo. Gli innumerevoli interventi effettuati, con umiltà e coraggio, sprezzo del pericolo e senso del dovere, hanno confermato la mirabile tradizione dei valori istituzionali della Polizia di Stato al servizio della collettività, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, inverno 2011-2012
(alla Specialità Polizia Stradale)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 2012[96]
«Gli uomini e le donne della Specialità Polizia Ferroviaria della Polizia di Stato, dando prova di esemplare perizia professionale, eccezionale dedizione e generoso altruismo, hanno operato in occasione di incidenti e disastri ferroviari nonché di calamità naturali, prodigandosi nell'assistenza ai viaggiatori e nel soccorso di persone in pericolo. Gli innumerevoli interventi effettuati in tutto il territorio nazionale, con umiltà e coraggio, sprezzo del pericolo e senso del dovere, spesso in estrema lotta contro il tempo e in condizioni ambientali proibitive, hanno confermato la mirabile tradizione dei valori istituzionali della Polizia di Stato al servizio della collettività, suscitando la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, 2008-2012
(alla Specialità Polizia Ferroviaria)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 19 aprile 2013[96]
«Gli uomini e le donne della Polizia di Stato, dando prova di esemplare perizia professionale, eccezionale dedizione e generoso altruismo, si sono prodigati, con azioni singole e collettive compiute in luoghi di vigilanza montana e in occasione di calamità naturali, nel soccorso di persone in pericolo. Gli innumerevoli interventi effettuati, con umiltà e coraggio, sprezzo del pericolo e senso del dovere, spesso in estrema lotta contro il tempo, le asperità del particolare ambiente alpino ed appenninico e le avversità atmosferiche, hanno confermato la mirabile tradizione dei valori istituzionali della Polizia di Stato al servizio della collettività, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, 1980-2014» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 5 maggio 2014[95]
«Gli uomini e le donne della Polizia di Stato, con l'impegno professionale profuso nel delicato settore della tutela dell'ordine e sicurezza pubblica, hanno contribuito al mantenimento del complesso dei valori istituzionali e degli interessi primari sui quali si fonda la civile convivenza della comunità nazionale. L'eccezionale dedizione e altruismo dimostrati nell'espletamento delle funzioni di garanti dei principi democratici, lo spirito di abnegazione, hanno confermato la mirabile tradizione degli operatori della Polizia di Stato i quali, al servizio della collettività, ne tutelano l'esercizio delle libertà e dei diritti costituzionali, riscuotendo la riconoscenza della popolazione dell'intero Paese. Territorio nazionale, 2005-2014» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 15 maggio 2015[95]
«Alle donne e agli uomini della Polizia di Stato che, con il costante impegno professionale profuso nel delicato settore del controllo delle frontiere e dell'immigrazione, si sono prodigati, in maniera esemplare, per la gestione dell'epocale flusso di migranti che interessa il nostro Paese, quale terra di arrivo o di transito verso l'Europa. L'eccezionale dedizione, l'altruismo e l'alto senso del dovere dimostrati nell'espletamento delle funzioni di garanti dei principi democratici, hanno confermato la mirabile tradizione dei valori istituzionali della Polizia di Stato che, operando a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali contribuisce, con spirito di abnegazione, a garantire la civile convivenza fra i popoli e a salvaguardare la vita e la dignità dei migranti, suscitando, ancora una volta, la riconoscenza della Nazione tutta. Territorio nazionale, luglio 2002-aprile 2016» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 23 maggio 2016[96]
«Alle donne e agli uomini della Polizia Scientifica, che con costante impegno assicurano la loro altissima professionalità nei servizi tecnici legati alla tutela dell’ordine pubblico e al contrasto della minaccia terroristica. Con dedizione, grande spirito di sacrificio ed infaticabile umanità affrontano le incessanti attività specifiche connesse al fenomeno migratorio. Con passione e grande capacità d’innovazione, confermano ogni giorno come il progresso della scienza e della tecnologia siano fondamentali nell'attività di sopralluogo per la ricerca di prove e l’individuazione dei colpevoli, nel contrasto al crimine e nell'assicurare standard di sicurezza sempre più efficienti a tutela dei principi di libertà che ispirano la nostra democrazia. Territorio nazionale, 1903-2018
(al Servizio di Polizia Scientifica)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 3 aprile 2018[98]
«Alle donne e agli uomini delle D.I.G.O.S. e della Polizia di Prevenzione che con eccezionale valore e senso del dovere, spinto anche alle estreme conseguenze, hanno profuso ogni energia nella lotta a qualunque forma di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico, per la strenua difesa dei Valori e delle Istituzioni della Repubblica. Territorio nazionale ed estero, 1972-2019 (alla D.I.G.O.S. e Polizia di Prevenzione)» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 1º aprile 2019[98]
«Erede di una prestigiosa tradizione risalente a prima dell’Unificazione d’Italia, la Polizia di Stato, con assoluta fedeltà allo Stato e in difesa della collettività, ha assicurato, da centosessantanove anni, il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica facendosi interprete sul territorio dell’alto magistero affidato alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Attraverso le proprie donne e i propri uomini, chiamati a ricoprire questo difficile ed essenziale compito, la Polizia di Stato, nelle fasi anche più drammatiche della storia del Paese, ha contribuito in maniera decisiva alla coesione della Nazione e ha garantito, sin dalla nascita della Repubblica, la tutela delle libertà fondamentali, la saldezza delle Istituzioni democratiche, assicurando altresì i presupposti per il progresso e il benessere collettivo e dei singoli. Territorio Nazionale, 1852-2021» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 2 marzo 2021[97]
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza» — Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010[100]
Decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334 - Riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, a norma dell'articolo 5, comma 1, della legge 31 marzo 2000, n. 78.
^Guido Olimpio, Francesca La Licata, Massimo Numa, Sbirri, Bur, 2013 - ISBN 8858648706
^Donatella Della Porta, Herbert Reiter, Polizia e protesta. L'ordine pubblico dalla Liberazione ai «no global», Il Mulino - ISBN 9788815093691
^Raccogliendo il suggerimento della polizia britannica, che controllava in quel momento, ed in quel modo, la città di Trieste.
^Annibale Paloscia, Maurizio Salticchioli, I Capi della Polizia. La storia della sicurezza pubblica attraverso le strategie del Viminale, Laurus Robuffo, 2003 - ISBN 8880873962
^Antonio Sannino, Le forze di polizia nel Dopoguerra, Mursia, 2004 - ISBN 9788842532798
^Sannino (op. cit.) ha elencato alcuni dei casi emersi, segnalando peraltro un diffuso ricorso opportunistico al congedo stanti le laute liquidazioni di fine rapporto.
^Ad Asti, nel 1946, alla destituzione di un capitano dell'Ausiliaria era seguita una "rivolta" con cui diversi appartenenti al Corpo ausiliario si erano addirittura dati alla macchia in armi, e in armi occuparono il paese di Santa Libera; la gestione degli ex fascisti inquadrati nella Polizia e non epurati fu cagione di lotta politica. Si vedano ANPI, I ribelli di Santa Libera, e Laurana Lajolo, I ribelli di Santa Libera, storia di un'insurrezione partigiana
^Ciascun Reparto Mobile, organizzato militarmente, aveva fra le altre una Compagnia comando e servizi che inquadrava Comandante, Plotone comando e servizi, Plotone mortai da 81 mm e Plotone trasporti. Si veda in proposito la Relazione sul Reparto mobile della Sicilia Orientale (Catania) inviata al Ministero dell'Interno dall'Ispettorato del Corpo delle Guardie di PS il 9 dicembre 1968 - ACS, MI GAB 1967-1970, b. 74, fasc. 11070/22.
^Giovanna Tosatti, Storia della polizia. L’ordine pubblico in Italia dal 1861 a oggi, Bologna, Il Mulino, 2024..
^ab Indro Montanelli e Mario Cervi, Milano ventesimo secolo, Milano, Rizzoli, 1990.
^ab Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Roma, Nuova Eri, 1992.
^In pratica anche ad un semplice agente era consentito condurre a sua discrezione anche coattivamente qualsiasi cittadino presso gli uffici di polizia per accertamenti, e trattenervelo dapprima per un tempo massimo di 48 ore, poi sceso a 24.
^La tradizione vuole che la filettatura di colore cremisi raffiguri il sangue versato dai Caduti
^Da indossare solo con l'uniforme ordinaria invernale.
^Per alcuni anni fu di colore celeste e prima ancora di colore nero.
^Per i Poliziotti di quartiere, per gli agenti dei Reparti Prevenzione Crimine e per gli istruttori di tiro.
^da indossare in caso di servizi esterni o presso i corpi di guardia delle Questure, delle Prefetture U.T.G., dei Commissariati di P.S. e delle caserme.
^Nel settembre del 2006 è stata emanata una ordinanza sull'uso dello spallaccio bianco, il quale dovrà essere indossato solo in caso di rappresentanza.
^Tabelle organici Forze armate e di polizia, Fonte: Siulp - Sindacato italiano unitario lavoratori polizia, (I dati si riferiscono agli organici del personale in servizio permanente nell'anno 2005 e non includono allievi, ausiliari e volontari). URL consultato il 24 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
G. Bella, G.M. Bella e R. Sgalla, Regolamento di servizio dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza, Laurus Robuffo, 2005.
Luigi Mone, L'Amministrazione della Pubblica Sicurezza e l'ordinamento del personale, Laurus Robuffo, 2013, ISBN978-88-8087-744-8.
Giorgio Cantelli e Luigi Memma, Polizia a cavallo. Storia, ordinamenti, uniformi, Bagnolo San Vito, Ponchiroli editori, 2009, ISBN978-88-902347-8-1.
Antonio Laurito, La storia e le uniformi della Polizia italiana, Roma, Promozioni editoriali police, 2008.
Annibale Paloscia e Maurizio Salticchioli, I capi della polizia. La storia della sicurezza pubblica attraverso le strategie del Viminale, Roma, Laurus Robuffo, 2003.
Giuseppe Quilichini, Storia fotografica della polizia 1848-1962. Una storia di uomini, Foggia, Italia Editrice New, 2005, ISBN978-88-95038-01-8.
Giulio Quintavalli, Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia liberale alla Grande guerra, Udine, Aviani & Aviani editori, 2017, ISBN978-88-7772-252-2.
Giovanna Tosatti, Storia della polizia. L’ordine pubblico in Italia dal 1861 a oggi, Bologna, Il Mulino, 2024.