I racconti popolari giapponesi sono una componente fondamentale del folclore giapponese. Il termine che nell'uso comune indica un insieme di storie classiche ben note.
Diversi racconti impostori sono mescolati a quelli veri, e risalgono al Periodo Muromachi (XIV-XVI secoli) ad anche in tempi precedenti al Medioevo. Questi normalmente non sono classificati come "racconti popolari" (cioè, raccolti dalla tradizione orale tra la popolazione).
In un senso più restrittivo, i "racconti popolari giapponesi" si riferiscono alla trasmissione orale di narrazioni popolari. Una raccolta sistematica di campioni è stata proposta dal folclorista Kunio Yanagita. Yanagita non gradiva la parola minwa (民話?), un termine coniato direttamente da "racconto popolare" (Yanagita ha affermato che il termine non era popolare[1]). Egli ha quindi proposto l'uso del termine mukashibanashi (昔話? lett. storie di una volta) da applicare ad ogni tipo creativo di storia popolare (cioè, quelle che non sono mitiche e che sono più di un reportage), anche se normalmente tale parola è usata per indicare le narrazioni molto antiche.[2]
Molte storie del folclore giapponese hanno origini esterne al Giappone. Sembra che per la maggior parte provengano dalle Indie (attraverso la Cina) e dalla Cina stessa; occasionalmente dal Tibet, dalla Birmania o dalla Corea. A poco a poco, esse sono state adattate alla sensibilità giapponese fino alla nascita di racconti puramente nipponici.[3][4] Per esempio, le storie che trattano di scimmie sono state influenzate dall'epopea sanscritaRamayana e dal Viaggio in Occidente, scritto classico cinese.[5]
Appaiono anche racconti legati alla tradizione buddhista theravāda (jātaka), ma modificati nelle storie popolari giapponesi.[6][7] Le leggende di origine autenticamente giapponese sono di due tipi: quelli che risalgono agli albori della religione Scintoista, dodici secoli prima dell'introduzione del Buddhismo; e quelle, più recenti, datate al Medioevo Giapponese. Queste ultime sono ispirate ai poemi epici ed alle opere di armi famosi, così come alle avventure di monaci buddhisti o di persone che occupano un rango importante nella corte imperiale.
Narratori della seconda metà XX secolo andabano di città in città raccontando queste storie accompagnandole con illustrazioni chiamate kamishibai.
I racconti del folclore giapponese sono suddivisi in parecchie categorie: mukashibanashi (昔話?storie molto antiche), namidabanashi (涙話?storie tristi), obakebanashi (お化け話?storie di fantasmi), ongaeshibanashi (恩返し話?storie di ricompense di ricambi di favore),tonchibanashi (頓知話 oppure 頓智話 ?storie di spiriti), waraibanashi (笑い話?storie umoristiche), e yokubaribanashi (欲張り話?storie di avidità).
^(EN) Kyôkai; Miraculous Stories from the Japanese Buddhist Tradition: The Nihon Ryōiki of the Monk Kyōkai; Routledge; 1997; ISBN 0700704493
^(EN) John L. Brockington; The Sanskrit Epics; Brill Academic Publishers; 1998; ISBN 9004026428
^(EN) Gönül Pultar; On the Road to Baghdad Or Traveling Biculturalism: Theorizing a Bicultural Approach to...; New Academia Publishing, LLC; 2005; ISBN 0976704218
^(EN) Sushil Mittal; The Hindu World; Routledge; 2004; ISBN 0415215277
^(EN) Tsuneko S. Sadao, Stephanie Wada; Discovering the Arts of Japan: A Historical Overview; Kodansha International; 2003; ISBN 477002939X