Stefano Bollani | |
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Nazionalità | Italia |
Genere | Jazz Musica classica |
Periodo di attività musicale | 1987 – in attività |
Strumento | pianoforte |
Etichetta | Decca Records |
Album pubblicati | 49 |
Studio | 31 |
Live | 13 |
Colonne sonore | 4 |
Raccolte | 1 |
Sito ufficiale | |
Stefano Bollani (Milano, 5 dicembre 1972[1]) è un compositore, pianista e cantante italiano, attivo anche come scrittore, attore teatrale, umorista e showman.
Vanta collaborazioni con i musicisti Gato Barbieri, Chick Corea, Chano Domínguez, Bill Frisell, Sol Gabetta, Richard Galliano, Gabriele Mirabassi, Egberto Gismonti, Lee Konitz, Bobby McFerrin, Pat Metheny, Gonzalo Rubalcaba, Chucho Valdés, Caetano Veloso, Trilok Gurtu, Phil Woods, Hector Zazou, Anat Cohen, Stian Carstensen e un lungo sodalizio con il trombettista Enrico Rava, insieme al quale ha inciso più di quindici dischi. Si è inoltre esibito con numerose orchestre sinfoniche (Filarmonica della Scala, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Gewandhaus di Lipsia, Concertgebouw di Amsterdam, Orchestre de Paris, Toronto Symphony Orchestra tra le altre) e con direttori come Riccardo Chailly, Daniel Harding, Kristjan Järvi, Zubin Mehta, Gianandrea Noseda e Antonio Pappano. Numerose le sue esibizioni con artisti del pop-rock italiano e le sue partecipazioni in campo radiofonico e televisivo, dove ha più volte ricoperto il ruolo di conduttore. Ha all’attivo 49 album (31 in studio), oltre a una lunga lista di collaborazioni discografiche.
Nasce a Milano, da Roberto Bollani, milanese, e da Maddalena, di Rovigo[2]. Ha una sorella di nome Manuela, nata ad Alba in Piemonte.
I suoi genitori sono costretti, per motivi di lavoro, ad allontanarsi da Milano e vivere prima a Bologna ed, in seguito, a Firenze dove Stefano inizia a studiare pianoforte all’età di 6 anni e già a 15 anni inizia a esibirsi in modo professionale. Contemporaneamente, dagli 11 anni, studia jazz dapprima con Luca Flores, poi con Mauro Grossi e Franco D’Andrea[3] e nel 1993 si diploma al Conservatorio Luigi Cherubini sotto la guida del maestro napoletano Antonio Caggiula (allievo di Paolo Denza). Dopo una breve esperienza come turnista nel mondo del pop con Raf e Jovanotti[4] e la militanza nel gruppo pop-rock La Forma, che comprendeva anche Irene Grandi e Marco Parente,[5] a partire dalla metà degli anni Novanta si afferma in ambito jazz.
Fondamentale è l’incontro con Enrico Rava, che lo chiama al suo fianco nel 1996.[6] Insieme a lui tiene centinaia di concerti in tutto il mondo e incide più di quindici dischi, a partire da Certi angoli segreti (1998), Rava Plays Rava e Shades of Chet (1999). Inizia inoltre a suonare regolarmente con alcuni dei più importanti jazzisti italiani: Paolo Fresu, Roberto Gatto ed Enzo Pietropaoli.
Nel 1998, insieme al cantautore Massimo Altomare, incide il suo primo album, Gnòsi delle fànfole, su testi dall'omonimo libro di Fosco Maraini. Nello stesso anno partecipa a TenderLee for Chet – la prima delle sue numerose esperienze discografiche con il sassofonista statunitense Lee Konitz – e vince il premio della rivista Musica Jazz come miglior nuovo talento.[7] L’anno seguente Bollani pubblica due nuovi dischi: Mambo italiano, realizzato insieme a uno dei suoi partner più fidati, il contrabbassista Ares Tavolazzi; e L’orchestra del Titanic, con la formazione omonima che, accanto a Bollani, comprende Antonello Salis, Riccardo Onori, Raffaello Pareti e Walter Paoli. Insieme ai Solisti dell’Orchestra della Toscana, prende inoltre parte a Passatori, album del fisarmonicista francese Richard Galliano.
Le collaborazioni non si limitano però nell’ambito del jazz, come testimonia Abbassa la tua radio (2000), disco-concerto a cui partecipano musicisti che hanno incrociato più volte il loro percorso artistico con Bollani: Barbara Casini, Irene Grandi, Elio, Marco Parente, Peppe Servillo, oltre a Enrico Rava Roberto Gatto e Javier Girotto. Lo stile eclettico e votato all’improvvisazione di Bollani lo porta a cimentarsi con i progetti più disparati: nel 2002 lavora come produttore artistico al disco di Bobo Rondelli Disperati, intellettuali, ubriaconi, vincendo anche il Premio Ciampi per gli arrangiamenti;[8] nel 2004 registra Cantata dei pastori immobili, libro-cd e spettacolo per quattro voci su testi di David Riondino;[9] suona poi con gruppi come Banda Osiris e la Bandabardò, lavora a colonne sonore di Riz Ortolani e Giovanni Nuti, affianca protagonisti storici della musica italiana come Massimo Ranieri. Nel 2007 si esibisce anche al Festival di Sanremo, come ospite nella serata del giovedì, accompagnando al piano Johnny Dorelli nel brano Meglio così (tornerà come ospite a Sanremo nell’edizione 2013, duettando con Caetano Veloso).
Non si ferma, intanto, il sodalizio con Enrico Rava. Insieme a lui Bollani firma, tra gli altri, gli album Montréal Diary/B (2001), Tati (2005), The Third Man (2007) e New York Days (2009) e partecipa a dischi e tournée internazionali che lo vedono suonare con musicisti come Gianni Basso, Gianluca Petrella, John Abercrombie, Jeff Ballard, Larry Grenadier, Paul Motian, Mark Turner, Phil Woods, Gato Barbieri[10] e Pat Metheny.[11] Di prestigio anche gli incontri, del 2003, con la cantante russa Sajncho Namčylak (Who Stole the Sky?) e con Hector Zazou, che lo chiama a suonare in Strong Currents (tra gli altri ospiti dell’album anche Laurie Anderson, Jane Birkin e Ryuichi Sakamoto).[12]
Tra il 2002 e il 2006, Bollani incide quattro dischi per l’etichetta francese Label Bleu. Inaugura la serie Les fleurs bleues (2002), ispirato all’omonimo romanzo di Raymond Queneau e inciso con Scott Colley e Clarence Penn. Segue, nel 2003, Småt Småt, disco che viene segnalato dalla rivista inglese Mojo come uno dei migliori dell’anno[13] e che contribuisce anche alla conquista del Premio Carosone. Nel 2004 – anno che culmina con il New Star Award, premio della rivista giapponese Swing journal assegnato per la prima volta a un musicista non statunitense[14] – esce Concertone, il primo disco registrato da Bollani con un’orchestra sinfonica: l’Orchestra della Toscana diretta da Paolo Silvestri; sulle musiche del disco il coreografo Mauro Bigonzetti realizza anche un balletto per lo Stuttgart Ballet.[15] Chiude la serie I visionari (2006), album realizzato con la band omonima formata da Mirko Guerrini, Nico Gori, Ferruccio Spinetti e Cristiano Calcagnile, con le partecipazioni speciali di Mark Feldman, Paolo Fresu e Petra Magoni (al tempo moglie di Bollani).
Contemporaneamente l’etichetta Venus Japan pubblica quattro dischi dello “Stefano Bollani Trio”, formazione con Ares Tavolazzi al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria: Black and Tan Fantasy (2002), Volare (2002), Falando de amor (2003), Ma l’amore no (2004) e I’m in the Mood for Love (2007). In parallelo Bollani avvia un’intensa collaborazione con il contrabbassista Jesper Bodilsen e il batterista Morten Lund, insieme a cui formerà il “Danish Trio”. In tre anni escono, per l’etichetta Stunt, Mi ritorni in mente (2003), Close to You (2004, con la cantante danese Katrine Madsen) e Gleda: Songs from Scandinavia (2005); seguirà nel 2009, per ECM, Stone in the Water.
Cruciale nella carriera dell’artista è la pubblicazione di Piano solo nel 2006: la rivista Musica Jazz lo premia come disco dell’anno e nomina Bollani musicista italiano dell’anno[16] (riconoscimento che otterrà anche nel 2010). Particolarmente significativo è anche il 2007, anno in cui si mette alla prova nel repertorio classico, insieme alla Filarmonica ’900 del Teatro Regio di Torino diretta da Jan Latham-Koenig, registrando il Concert champêtre, Les Animaux modèles e le Improvvisazioni 13 e 15 di Francis Poulenc. Pochi mesi dopo esce BollaniCarioca, disco di grande successo internazionale realizzato insieme a importanti artisti brasiliani (dalla tournée verranno poi ricavati anche il DVD e il Blu-ray Disc Carioca Live, editi da Ermitage e prodotti da Gianni Salvioni[17] con cui aveva già realizzato il disco Abbassa la tua radio e la rimusicazione del film muto Come vinsi la guerra di Buster Keaton. A dicembre 2007, Bollani suona un pianoforte a coda in una favela di Rio de Janeiro: un’impresa riuscita in precedenza solo ad Antônio Carlos Jobim.[18] Nello stesso anno vince l’Hans Koller European Jazz Prize come migliore musicista europeo del 2007[19] e viene inserito dalla rivista americana All About Jazz nell’elenco dei cinque più importanti musicisti dell’anno insieme a Dave Brubeck, Ornette Coleman, Charles Mingus e Sonny Rollins.[20]
In questo periodo proseguono le incursioni nel mondo della canzone italiana (con omaggi discografici a Luigi Tenco e Sergio Bardotti, e partecipazioni ad album di Samuele Bersani, Claudio Baglioni e, più tardi, Daniele Silvestri e Fabio Concato). La collaborazione più rilevante del periodo è però quella avviata nel 2009 con uno dei più grandi pianisti della storia del jazz, Chick Corea, insieme a cui Bollani propone un duo pianistico senza precedenti in varie città d'Italia e a Umbria Jazz Winter 2010. Da questo concerto verrà poi ricavato anche l’album live Orvieto.
Il 2010, anno in cui il Berklee College of Music assegna a Bollani la laurea honoris causa,[21] si segnala per un nuovo grande successo discografico. Il 14 settembre 2010, per l’etichetta di musica classica Decca Records, esce Rhapsody in Blue – Concerto in F. Inciso con la Gewandhausorchester di Lipsia diretta da Riccardo Chailly, il cd contiene tre lavori del compositore statunitense George Gershwin: Rapsodia in blu (nella versione per pianoforte e jazz band ideata da Paul Whiteman), il Concerto in fa per pianoforte e orchestra e le Rialto Ripples. Il cd entra direttamente all’ottavo posto della classifica pop: in assoluto, è la prima volta in Italia che un disco di classica entra nella top ten. Il cd di Bollani e Chailly rimane in classifica per 32 settimane, per 3 settimane figura anche nella top ten e con più di 70 000 copie vendute vince il Disco di Platino.
Nel 2012 la coppia Bollani-Chailly con la Gewandhausorchester pubblica Sounds of the 30s, cd che vede l’esecuzione di grandi classici degli anni trenta: il Concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore di Maurice Ravel; il Tango di Igor' Stravinskij; il Tango di Kurt Weill, da L’opera da tre soldi; Surabaya Johnny dello stesso Weill, dalla commedia musicale Happy End; la suite Le mille e una notte di Victor de Sabata. Il programma del disco è anticipato, il 3 settembre 2011, da un’esibizione live nella Augustusplatz di Lipsia, con un pubblico di oltre 20 000 persone.
Sempre insieme a Chailly, Bollani si esibisce anche con l’Orchestre de Paris (alla Salle Pleyel) e con la Filarmonica della Scala (prima a teatro e poi in una gremita Piazza del Duomo a Milano).[22] Dal concerto milanese del 21 aprile 2012, trasmesso in diretta nei cinema di quasi 20 Paesi,[23] nasce anche il DVD Live at La Scala (2013) che comprende composizioni di George Gershwin (Catfish Row, Un americano a Parigi, Concerto in fa, Rialto Ripples) e brani di Scott Joplin (Maple Leaf Rag) e Joseph Kosma (Autumn Leaves).
Mentre si susseguono i concerti con orchestre sinfoniche – dirette tra gli altri da Daniel Harding, Kristjan Järvi, Zubin Mehta, Gianandrea Noseda e Antonio Pappano – viene registrato anche Big Band!, album con la NDR Bigband di Amburgo diretta dal sassofonista norvegese Geir Lysne (2011; Echo Jazz-Preis 2013). In seguito, dopo aver preso parte alle registrazioni dell'album Respiro del cantautore Joe Barbieri (con il quale esegue il brano Un regno da disfare), escono Irene Grandi & Stefano Bollani (2012) e O que serà (2013), disco che comprende registrazioni dal vivo dell’anno precedente con il musicista brasiliano Hamilton de Holanda.[14] Nel 2014 è la volta di Sheik Yer Zappa, tributo – registrato dal vivo nel 2011 – alla musica di Frank Zappa, che Bollani definisce così: “Un rocker che prendeva in giro con sarcasmo il mondo del quale faceva parte, canzonandone gli stereotipi e agendo in modo diametralmente opposto a quello dei suoi colleghi”.[24] Sempre nel 2014, riprendono le pubblicazioni con il Danish Trio ed esce Joy in Spite of Everything, album impreziosito dalla presenza di Mark Turner e Bill Frisell e premiato da Musica Jazz come miglior disco dell’anno.[25] Il 26 settembre arriva un altro importante riconoscimento internazionale, con l’assegnazione a Bollani del JTI Trier Jazz Award.[26]
Nel settembre 2015 il pianista partecipa all’iniziativa di Musica Jazz in ricordo di Sergio Endrigo nel decennale della scomparsa,[27] interpretando insieme a David Riondino un medley di canzoni di Endrigo nella raccolta Momenti di jazz.[28] Nello stesso mese esce Arrivano gli alieni, disco in cui si cimenta per la prima volta come cantautore, seguito nel 2016 dall’album in solo Live from Mars (allegato al settimanale L’Espresso e al quotidiano la Repubblica) e dal nuovo progetto Napoli Trip: accompagnato da Daniele Sepe, Nico Gori, Manu Katché e Jan Bang, e affiancato da ospiti come Arve Henriksen, Audun Kleive e Hamilton de Holanda, Bollani rende omaggio a uno dei suoi amori di sempre, la musica napoletana.[29] Sempre nel 2016 partecipa al disco di Hamilton de Holanda Samba de chico e, nel brano Vai trabalhar vagabundo, suona anche con Chico Buarque.[30] Nel 2017 pubblica Mediterraneo, live registrato nella Sala Grande della Berliner Philharmonie insieme ai componenti del Danish Trio Jesper Bodilsen e Morten Lund, al fisarmonicista francese Vincent Peirani e a quattordici elementi dell’Orchestra filarmonica di Berlino. Nel concerto, diretto e arrangiato da Geir Lysne, rivisita grandi classici del repertorio italiano, da Monteverdi, Leoncavallo, Puccini e Rossini fino a Rota, Morricone e Paolo Conte.[31] Nel maggio 2018 Bollani pubblica Que bom, primo disco della sua etichetta discografica Aloba: composto da brani inediti e interamente registrato a Rio de Janeiro, vede la partecipazione fra gli altri di Caetano Veloso e João Bosco.[32][33] Sempre per Aloba, ad aprile 2020, esce Piano Variations on Jesus Christ Superstar, libera rivisitazione per pianoforte solo della colonna sonora di Jesus Christ Superstar, a cinquant’anni dalla pubblicazione.[34] Il suo penultimo album è El Chakracanta, registrato dal vivo a Buenos Aires con l’Orquesta Sin Fin, diretta da Exequiel Mantega, e disponibile dal 26 marzo 2021.[35] Il 28 aprile 2023 pubblica il suo ultimo album in piano solo dal titolo Blooming distribuito da Sony Music.
Per la radio, Bollani è stato ideatore e conduttore, con David Riondino e Mirko Guerrini, della trasmissione Il Dottor Djembè. Via dal solito tam tam, in onda su Rai Radio 3 dal 2006 al 2012. Dal programma sono nati anche il libro Lo zibaldone del Dottor Djembè (2008), lo speciale tv Buonasera Dottor Djembè (Rai 3, 2010) e il cd Il Dottor Djembe live (2012), che vede la partecipazioni di ospiti come Fabrizio Bentivoglio, Paolo Benvegnù, Enrico Dindo, Patrizio Fariselli e Gianluigi Trovesi.
Dal 19 al 30 ottobre 2020, con la moglie Valentina Cenni ha condotto Evviva!, programma in dieci puntate in onda dal lunedì al venerdì alle ore 13:00 su Rai Radio 3.[36]
Nel settembre 2008 ha firmato tutte le sigle del palinsesto di Radio Rai 3,[37] molte delle quali ancora in onda (fra le altre, le sigle di GR3 e Onda Verde).
In televisione è stato ospite fisso di Renzo Arbore nel programma Meno siamo meglio stiamo (Rai 1, 2005) e poi ideatore, autore e conduttore delle due edizioni di Sostiene Bollani (Rai 3, 2011 e 2013), programma con cui, insieme a Caterina Guzzanti, porta la musica jazz sul piccolo schermo. Il 1º dicembre 2011, sul quotidiano Metro, il critico Mariano Sabatini ha commentato: “Dai tempi di Alessandro Baricco e L’amore è un dardo, Stefano Bollani è forse l’unico vero nuovo personaggio che la tv abbia proposto”.
È tornato, nel 2016, alla conduzione televisiva con L’importante è avere un piano: sette appuntamenti in seconda serata su Rai 1 con ospiti, improvvisazioni e musica dal vivo. Il 1º gennaio 2020, sempre su Rai 1, è apparso nel programma di Roberto Bolle Danza con me, dove ha accompagnato Andrea Bocelli in Con te partirò, brano danzato dallo stesso Bolle in coppia con Nicoletta Manni, prima ballerina della Scala di Milano.
Dal 15 marzo 2021 al 3 maggio 2021, insieme a Valentina Cenni, ha condotto su Rai 3 la prima edizione di Via dei Matti nº0, trasmissione in onda dalle ore 20:20 alle 20:45, grazie alla quale si è aggiudicato il Premio Flaiano per il miglior programma culturale.[38] Dalla trasmissione, tornata in onda il 5 settembre 2022, è nato anche un album omonimo che raccoglie 20 brani presentati nel corso della prima edizione.
Il 18 marzo 2021, in prima visione, Rai 1 ha inoltre trasmesso Carosello Carosone (regia di Lucio Pellegrini), film per la televisione di cui Bollani ha firmato le musiche interpretando anche un cameo, nel ruolo di Alberto Curci.
Il 25 settembre 2023 ritorna su Rai 3 con Valentina Cenni per la terza edizione di Via dei Matti nº0.
A teatro ha lavorato sia in scena che come autore delle musiche. Tra le produzioni di maggior successo si ricorda Guarda che luna! (2001, diventato poi un DVD), spettacolo in cui si è esibito con Gianmaria Testa, Banda Osiris, Enrico Rava, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo. Come autore delle musiche, ha lavorato più volte con Lella Costa (Alice. Una meraviglia di paese, Amleto e Ragazze) e con i registi Giorgio Gallione e Cristina Pezzoli.
Nella stagione teatrale 2015/2016, ha portato in scena lo spettacolo La regina Dada, scritto, interpretato e diretto insieme a Valentina Cenni.[39]
Nel 2016 è interprete e autore delle musiche dello spettacolo Wonderland. Cchiù scuru di mezzenotti un po’ fari,[40] diretto da Daniele Ciprì, scritto da Damiano Bruè e Nicola Ragone, e prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano.
Ha al suo attivo diversi libri. Tra questi L’America di Renato Carosone (2004), il romanzo La sindrome di Brontolo (2006),[41] e i più recenti Parliamo di musica (2013)[42] e Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti (2015),[43] due viaggi nella storia della musica scritti con Alberto Riva.
Nel 2005, in veste di autore/recensore ha contribuito alla nascita della rivista Giudizio Universale.[44]
Ha inoltre scritto prefazioni per libri come: George Martin, L'estate di Sgt. Pepper. Come i Beatles e George Martin crearono Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (La Lepre edizioni, 2013); Anne Givaudan e Riccardo Geminiani, La maga e la bambina (Trigono Edizioni, 2017); Tom Robbins, Tibetan peach pie. Cronache di una vita immaginifica (Tlon, 2017); Robert Anton Wilson, Sex, drugs & magick (Spazio interiore, 2020); Angelo Branduardi con Fabio Zuffanti, Confessioni di un malandrino. Autobiografia di un cantore del mondo (Baldini+Castoldi, 2022).
Ha avuto una lunga relazione con la cantante Petra Magoni, da cui ha avuto due figli[45]. Successivamente si è sposato con l'attrice Valentina Cenni[46].
Controllo di autorità | VIAF (EN) 37117466 · ISNI (EN) 0000 0001 2024 0085 · SBN UBOV760001 · Europeana agent/base/161399 · LCCN (EN) no2004038455 · GND (DE) 135285380 · BNF (FR) cb14041113d (data) · J9U (EN, HE) 987007399223805171 |
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