Cesare Damiano | |
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Ministro del lavoro e della previdenza sociale | |
Durata mandato | 17 maggio 2006 – 8 maggio 2008 |
Capo del governo | Romano Prodi |
Predecessore | Roberto Maroni |
Successore | Maurizio Sacconi |
Presidente dell'11ª Commissione Lavoro della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 7 maggio 2013 – 22 marzo 2018 |
Predecessore | Silvano Moffa |
Successore | Andrea Giaccone |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 28 aprile 2006 – 22 marzo 2018 |
Legislatura | XV, XVI, XVII |
Gruppo parlamentare | Partito Democratico |
Coalizione | XV: L'Unione XVI: Centro-sinistra 2008 XVII: Italia. Bene Comune |
Circoscrizione | XV-XVI: Piemonte 2 XVII: Piemonte 1 |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Democratico (dal 2007) In precedenza: PCI (fino al 1991) DS (2001-2007) |
Titolo di studio | Diploma di Istituto Tecnico Commerciale |
Professione | Dirigente di Partito |
Cesare Damiano (Cuneo, 15 giugno 1948) è un politico ed ex sindacalista italiano.
È stato deputato alla Camera per tre legislature (XV, XVI e XVII), ricoprendo vari incarichi parlamentari, e ministro del lavoro e della previdenza sociale dal 17 maggio 2006 all'8 maggio 2008 nel secondo governo Prodi.
Nato il 15 giugno 1948 a Cuneo, dopo il diploma di maturità inizia a lavorare nel 1968 come impiegato nella Società Riv-Skf a Torino[1]. Nel 1970 si iscrisse alla Fiom-CGIL, di cui fu eletto rappresentante sindacale aziendale, diventando nel 1972 responsabile del lavoro sindacale tra gli impiegati nella Fiom-Cgil di Torino[1]. Nel 1974 diventa funzionario sindacale a Mirafiori e nel 1976 entra nella segreteria della Fiom-CGIL di Torino con la responsabilità delle politiche della formazione. In seguito è responsabile del settore delle macchine utensili e della Olivetti.[1]
Dal 1980 al 1989 è stato segretario generale della Fiom-Cgil del Piemonte e nel 1990 entrò nella segreteria della CGIL di Torino.[1]
All'inizio del 1991 divenne segretario generale della Camera del Lavoro della città torinese e, a novembre dello stesso anno, viene eletto al XX Congresso nazionale della Fiom-Cgil come segretario generale aggiunto della Fiom, ed occupò tale incarico fino al 1996[1]. Dopo la fondazione del Fondo Cometa ("Fondo pensione complementare dei lavoratori metalmeccanici", di cui fu anche presidente), nel marzo 2000 è stato nominato Segretario Generale della CGIL del Veneto, carica ricoperta fino al dicembre 2001.[1]
È stato autore di vari saggi e libri sul movimento sindacale.
Con l'elezione di Piero Fassino a segretario dei Democratici di Sinistra, diventa a dicembre 2001 membro della segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra (DS) con l’incarico di Responsabile Lavoro e Professioni.[1]
Alle elezioni politiche del 2006 si candida alla Camera dei deputati, tra le liste dell'Ulivo (lista che univa i DS con La Margherita di Francesco Rutelli) nella circoscrizione Piemonte 2, dove viene eletto. Successivamente con la nascita del secondo governo presieduto da Romano Prodi, viene indicato come Ministro del lavoro e della previdenza sociale in quota DS, giurando il 17 maggio 2006 nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, incarico che mantiene fino alla fine prematura del governo il 7 maggio 2008[1]. Nel corso del mandato da ministro il suo nome si è legato all'attuazione della riforma della previdenza complementare (riforma del TFR).
Rieletto alla Camera nell'aprile 2008 con il Partito Democratico; il 28 aprile 2010 presenta un importante emendamento al ddl Lavoro in discussione alla Camera. Il Governo, nonostante il parere fortemente contrario, viene battuto per un voto di scarto: 225 sì, 224 no e nessun astenuto; l'emendamento viene approvato. Il testo muta profondamente l'intero provvedimento prevedendo che:
«Le commissioni di certificazione accertano la effettiva volontà delle parti di devolvere ad arbitri le controversie insorte (e non più «che dovrebbero insorgere») in relazione al rapporto di lavoro»
In questo modo, il lavoratore potrà o meno scegliere l'arbitrato solo dopo che la controversia sarà sorta e non all'inizio del suo rapporto di lavoro. In Senato il testo è stato riportato alla sua forma originale tuttavia dopo le perplessità del Capo dello Stato è stato deciso di accogliere alcuni punti dell'emendamento dell'opposizione che stabilisce che:
«La scelta però non può essere fatta prima della conclusione del periodo di prova (quando il lavoratore si intende 'più debole'), oppure prima del trascorrere di 30 giorni dalla stipula del contratto di lavoro»
Nel dicembre 2012 Damiano si candida alle primarie del PD, in provincia di Torino, indette per eleggere i candidati del partito al Parlamento italiano in vista delle Elezioni politiche italiane del 2013. Le primarie si sono svolte il 30 dicembre 2012 e Damiano ha ottenuto il primo posto tra i vari candidati in provincia di Torino con 5.998 preferenze;[2] viene quindi eletto candidato del PD al Parlamento per le elezioni 2013.
L'8 gennaio 2013 la direzione nazionale del PD candida Damiano alla Camera dei deputati come capolista nella circoscrizione Piemonte I.[3] Il 24 e 25 febbraio l'On. Damiano viene rieletto alla Camera dei Deputati.
La politica di Damiano nei confronti delle casse di cui al D.Lgs. 509/1994 è stata di attenzione alla salvaguardia della loro autonomia gestionale ritenendo che lo Stato sia sollevato delle proprie responsabilità.[4]
Lo Stato è il massimo responsabile della previdenza sociale come è previsto dall'art. 38 della Costituzione e tutti i cittadini ne devono essere forniti dallo Stato nel rispetto della teoria costituzionale nel diritto della previdenza sociale.
I sistemi pensionistici che svolgono tale funzione sono classificati dalla World Bank come previdenza di primo pilastro.
I sistemi pensionistici di cui al D.Lgs. 509/1994 e D.Lgs. 103/1994 sono appunto la previdenza di primo pilastro per i liberi professionisti in quanto sono un sistema pensionistico pubblico, gestito da pubbliche amministrazioni, finanziato con la raccolta di tasse. Per tale motivo, tutti i controlli che esistevano prima della privatizzazione sono rimasti tali e quali e ne sono stati aggiunti altri.
Quindi, lo Stato non ha abdicato ad alcuna responsabilità, come dimostra anche l'intervento della riforma delle pensioni Fornero art. 24 c. 24 del Decreto Salva Italia.
A seguito delle problematiche sorte con la riforma delle pensioni Fornero, l'on. Cesare Damiano si impegnava con una proposta di legge che tendeva a istituire forme di uscita flessibile dal lavoro.
Il 19 giugno 2015 è uno dei promotori della nascita della nuova corrente all'interno del PD "Sinistra è cambiamento", formata da esponenti del governo Renzi posizionati però più a sinistra e quindi non renziani, che puntano alla sopravvivenza del governo stesso.[5]
Alle politiche del 2018 è il candidato della coalizione alla Camera nel collegio uninominale di Terni[6], ma non viene eletto.
Nell'ottobre dello stesso anno si candida a segretario del Partito Democratico in vista delle elezioni primarie dell'anno seguente[7], ma a dicembre, in un’intervista a Repubblica, si ritira per sostenere la candidatura di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio dal 12 marzo 2013 e candidato con la carriera amministrativa più lunga alle spalle, che risulterà vincente con il 66% dei voti.[8][9]
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