Il giovane Goodman Brown | |
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Titolo originale | Young Goodman Brown |
Altro titolo | Il giovane signor Brown Il giovane compare Brown Il giovane Onesto Brown |
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Autore | Nathaniel Hawthorne |
1ª ed. originale | 1835 |
Genere | racconto |
Lingua originale | inglese |
Il giovane Goodman Brown (Young Goodman Brown)[1] è un racconto dell'autore statunitense Nathaniel Hawthorne del 1835.
La storia si svolge nella Nuova Inghilterra puritana del XVII secolo, ambientazione comune ad altre opere di Hawthorne, e attinge alla credenza calvinista e puritana che tutta l'umanità si trova in uno stato di depravazione, ma che Dio ha destinato alcuni all'elezione incondizionata concedendo loro la sua grazia. Hawthorne si concentra spesso sulle tensioni all'interno della cultura puritana e fonda le storie sul suo senso del peccato. In maniera simbolica, la storia segue il viaggio del giovane Goodman Brown nell'esame della propria coscienza, cosa che gli provoca la perdita di virtù e fede.[2]
Il racconto apparve anonimo nel 1835 sulla rivista di Boston The New-England Magazine, accreditato come "dell'autore di The Gray Champion".[3] Nel 1846 fu pubblicato in volume nella raccolta Mosses from an Old Manse (in italiano Muschi da una vecchia canonica).
Al tramonto, il giovane Goodman Brown lascia la sua casa nel villaggio di Salem e colei che è sua moglie da soli tre mesi, Faith, per recarsi nella foresta, dove è stato invitato per un non ben specificato motivo. Faith prega il marito di restare con lei, ma egli rifiuta dicendole di avere un importante impegno per quella notte. Lungo il sentiero incontra un uomo più anziano, abbigliato in modo simile a lui e che gli assomiglia anche fisicamente, che possiede un bastone da passeggio a forma di nero serpente. Inoltratisi nei boschi, i due uomini incontrano Goody[4] Cloyse, una donna che Brown conosce fin da bambino e che gli aveva insegnato il catechismo. La Cloyse si lamenta di aver tanto da camminare; l'uomo anziano le getta il suo bastone e prosegue con Brown.
Quella notte i boschi sono percorsi da altri abitanti del villaggio, che seguono la stessa direzione di Goodman Brown. Quando questi sente la voce della moglie tra gli alberi, la chiama, ma non riceve risposta. Corre allora affannosamente attraverso la foresta, angosciato dal timore che la sua consorte possa essersi perduta nella tetra e perigliosa selva. Presto giunge in una radura nella quale, a mezzanotte, trova radunati tutti i suoi compaesani. Alla cerimonia, che viene officiata su un altare di pietre illuminato, vengono presentati i neofiti: Goodman e Faith Brown. Essi sono gli unici due abitanti del luogo a non essere ancora stati iniziati. Goodman Brown invoca il Cielo ed esorta Faith a resistere, col risultato che la tregenda svanisce all'istante. Tornato alla sua casa di Salem la mattina successiva, Goodman Brown è incerto sul fatto che gli eventi della notte precedente siano stati sogno o realtà; da quel momento si sente scosso nel profondo e non riesce più a credere e a vivere in una devota comunità cristiana. Perde fiducia nella moglie e in tutta l'umanità, e vive il resto della sua vita in un'amara e cinica diffidenza del prossimo. Dopo la sua morte e sepoltura, "sulla sua pietra tombale non venne inciso alcun versetto di speranza, perché la sua ora estrema era stata cupa, velata di tenebra".[5]
Il giovane Goodman Brown è stato spesso considerato un'allegoria del riconoscimento del male e della depravazione insiti nella natura umana.[6] Gran parte della narrativa di Hawthorne, come La lettera scarlatta, è ambientata nell'America coloniale del XVII secolo, in particolare nel villaggio di Salem. Per rafforzare l'ambientazione l'autore utilizza il lessico dell'epoca. Hawthorne dà ai personaggi dei nomi che suggeriscono specificamente dei sentimenti puri e integri, come "Goodman " ("Onesto"[7]) e "Faith" ("Fede"), che tuttavia alla fine della storia risultano paradossali; ciò viene fatto per dare ironicamente un'impressione di contrasto. Hawthorne intende criticare gli ideali della scoietà puritana ed esprimere la sua disapprovazione, evidenziando la differenza tra l'apparenza e il vero volto dei suoi membri.[8][9][10]
Lo studioso di letteratura Walter Shear scrive che Hawthorne strutturò la storia in tre parti. La prima mostra Goodman Brown a casa nel suo villaggio, integrato nella società. La seconda è un'estesa sequenza di una notte di sogno/incubo nella foresta. La terza parte mostra il suo ritorno nella societa e nella sua casa, ma dopo un cambiamento così radicale da rifiutare perfino l'abbraccio di sua moglie Faith. Hawthorne mostra che nel corso della notte Goodman Brown ha perso la fede e ha respinto i presupposti del suo mondo puritano.[11]
Secondo la critica Jane Eberwein, la storia tratta della perdita di fede da parte di uno degli eletti. Pur credendo di essere egli stesso un eletto, Goodman Brown inizia a dubitare di sé dopo tre mesi di matrimonio, che per lui comincia a rappresentare il peccato e la depravazione, in opposizione alla salvezza. Il suo viaggio nella foresta simboleggia l'esame di coscienza cristiano nel quale il dubbio prende subito il posto della fede. Alla fine della sua esperienza tra i boschi perde la moglie Faith, la fede nella salvezza e la fede nella bontà umana.[8]
Herman Melville dichiarò che Il giovane Goodman Brown era "profondo come Dante" e Henry James lo definì una "magnifica piccola fantasia".[12] Hawthorne stesso credeva che la storia non avrebbe fatto più scalpore di un qualsiasi altro suo racconto. Anni dopo scrisse: "Queste storie sono state pubblicate [...] su riviste e almanacchi, su un periodo di dieci o dodici anni, e comprendono tutto il periodo della giovinezza dell'autore, senza che facessero (per quanto ne abbia sempre saputo) una grande impressione sul pubblico".[13] Edgar Allan Poe non era d'accordo con l'ultima affermazione, riferendosi ai racconti di Hawthorne come ai "prodotti di un intelletto veramente fantasioso".[14]
Stephen King si è riferito a "Il giovane Goodman Brown" come a "uno dei dieci migliori racconti scritti da un americano". Lo definisce la sua storia di Hawthorne preferita e lo cita come inspirazione per il suo racconto L'uomo vestito di nero, vincitore del premio O. Henry.[15]
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