Massimiliano Lelli | |||||||||||||||||||
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Nazionalità | ![]() | ||||||||||||||||||
Ciclismo ![]() | |||||||||||||||||||
Specialità | Strada | ||||||||||||||||||
Termine carriera | 2004 | ||||||||||||||||||
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Massimiliano Lelli (Manciano, 2 dicembre 1967) è un ex ciclista su strada italiano. Professionista dal 1989, si è ritirato nel 2004.
Nato a Manciano, in provincia di Grosseto, dopo aver corso con ottimi risultati nelle categorie minori, Massimiliano Lelli passa professionista nel 1989 con la squadra dell'Atala-Campagnolo, promettendo di divenire, grazie alle sue capacità sia di scalatore che di cronoman uno dei migliori ciclisti italiani per le grandi corse a tappe. La prima vittoria arriva l'anno seguente in un arrivo della Tirreno-Adriatico, ma quell'anno Lelli si mette in luce soprattutto al Giro d'Italia, arrivando, a soli 22 anni, nono in classifica generale ottenendo così anche la convocazione al mondiale di ciclismo in Giappone.
Il 1991 è il suo anno d'oro: il suo talento esplode al Giro, vince due dure tappe di alta montagna, la prima con arrivo sul Monviso, vince la classifica giovani ed arriva terzo, dietro a Franco Chioccioli e Claudio Chiappucci. Ma la stagione lo vede anche trionfatore nel Giro di Toscana, e inoltre è secondo dietro a Sierra nel Giro del Trentino; arriva così una nuova maglia azzurra per il mondiale di Stoccarda. Nel 1992 non conferma le aspettative dell'anno precedente: una sola vittoria al Giro di Puglia, in volata davanti a Mario Cipollini, mentre alla corsa rosa ottiene solo dei piazzamenti in un paio di tappe di montagna e giunge dodicesimo a Milano.
Nel 1993 vince di nuovo il Giro di Toscana ed è quarto nelle corsa rosa dietro a Miguel Indurain, Pëtr Ugrumov, e ancora Chiappucci. Nel 1995 vince la Settimana Ciclistica Bergamasca e il Campionato italiano a cronometro. Dopo aver vinto nel 1996 il Giro del Portogallo, primo italiano a riuscirvi, si trasferisce alla squadra francese della Cofidis, diventando un uomo squadra al servizio di Bobby Julich, Frank Vandenbroucke e David Millar. Da questo momento lascia il Giro, dedicandosi soprattutto al Tour de France e ottenendo anche significativi piazzamenti di tappa, ma andando a rilento in classifica generale, con un 14º posto come miglior risultato.
Nel luglio 2004 viene fermato dalla polizia francese dopo che David Millar lo ha chiamato in causa nell'affaire Cofidis ("Mi dopai per la prima volta a casa di Lelli, nel 2001" riferì il britannico): è l'atto che chiude la carriera di ciclista dell'italiano, anche se successivamente verrà dichiarato ufficialmente estraneo alle accuse di doping. Nel 2011 l'episodio in questione viene citato nuovamente nell'autobiografia dello stesso Millar Racing through the Dark, the fall and rise of David Millar, ovvero la prima volta in cui, a casa di quello che lui nel libro chiama l'Equipier (Lelli), lo scozzese s'iniettò l'Epo.[1]
Dopo il ritiro Lelli si è dedicato alla produzione di vino e alla vendita di biciclette, dando anche il suo contributo nello sviluppo del ciclismo giovanile a Manciano. Dal 2014 è commentatore per il ciclismo e inviato in motocicletta nelle corse ciclistiche italiane più importanti su Rai Sport.